Annuncio nuova produzione Stellantis, critica la Cgil Molise: “È poca cosa. Ci vorrebbe più sobrietà e prudenza”


Entusiasmo eccessivo. Bolla così le reazioni alla notizia dell’avvio della produzione di cambi per veicoli ibridi nello stabilimento Stellantis di Termoli la Cgil Molise. Di seguito la sua nota integrale:

“L’annuncio fatto nelle scorse ore da Stellantis relativo all’arrivo negli stabilimenti di Termoli di un cambio per motori ibridi, la cui produzione dovrebbe partire nel primo semestre 2026 (…visti i precedenti, il condizionale è d’obbligo!), ha scatenato una serie di reazioni trionfalistiche che hanno fatto tornare alla mente di chi scrive un famoso sketch televisivo degli anni ‘90. Il simpatico comico di “gialappiana” memoria insisteva nel fare la domanda: “Ho vinto qualcosa?” Poi, sorridendo, si dava da solo la risposta con un altrettanto simpatico interrogativo: “…niente? Niente?”.

A dire il vero, questo annuncio di investimento, se proprio non è equiparabile a niente, appare veramente poco rispetto alle aspettative che si erano create per la zona industriale di Termoli solo qualche tempo fa. Sinceramente, l’entusiasmo mosso da più parti sembra eccessivo se si considera che la produzione promessa garantirebbe, a regime, l’impiego di circa 300 lavoratori, un sesto di quelli attualmente impegnati nello stabilimento basso molisano.

Sia chiaro che per il Molise, considerate le congiunture economiche e sociali, anche un solo posto di lavoro è importante e che troppo spesso si è costretti a fare patti anche con i diavoli – i troppi che già c’erano e quelli che man mano sono arrivati – per la salvaguardia di ogni livello occupazionale. Con altrettanta onestà intellettuale, sento di dire – così il segretario generale Paolo De Socio – che la mobilitazione da noi proposta ha contribuito minimamente a determinare scelte industriali e strategiche in generale che, ancora oggi, lasciano poche certezze per il futuro lavorativo di centinaia di donne e uomini e per le prospettive di sviluppo di questa regione.

Resta la convinzione che la gravità della crisi diffusa che stiamo vivendo avrebbe meritato momenti di maggiore partecipazione e adesione di TUTTE le lavoratrici e lavoratori (…e non solo…) per provare a determinare un reale contrappeso contrattuale nella nuova dimensione, oserei dire globalizzata, che si sta delineando nel conflitto tra capitale e lavoro. Direbbe Maurizio Landini che ci vorrebbe una rivolta sociale… ma pare che questa frase risulti indigesta ai soliti manovratori!

Detto questo, visti i precedenti, ci aspettavamo maggiore prudenza nel salutare trionfalisticamente annunci proposti da multinazionali non sempre affidabili, orientate più a scelte di mero profitto che a responsabilità sociale d’impresa anche verso il territorio. Forse sarebbe anche il caso di rappresentare un’idea più chiara di quali siano i piani industriali nazionali proposti dal Governo, quali siano gli investimenti in ricerca e innovazione da mettere in campo e quali siano le idee nazionali da portare in ambito europeo per affrontare le sfide della transizione ecologica ed energetica. Magari sarebbe opportuno non presenziare (vantandosene anche!) alle rappresentazioni folcloristiche e retrograde di chi, da oltreoceano, propone dazi e destabilizzazione delle produzioni e del mercato sbandierando lo slogan “America first”.

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In chiave locale, considerata l’inflazionata menzione di attrattività degli investitori, si dovrebbe almeno iniziare a proporre una politica energetica degna di questo nome, chiarire quali siano le programmazioni per le infrastrutture strategiche per il territorio e indicare come la messa a terra dei fondi delle diverse programmazioni possa favorire uno sviluppo locale che tenga presente i diversi contesti. Crediamo che sia giunto il momento di smetterla di proporre pane e propaganda, che non è cibo gradito da nessun palato e, in particolare, non è gradito dal palato di lavoratrici e lavoratori.

Da parte sindacale, apprezziamo l’unica cosa positiva riscontrata in questi mesi, ovvero la volontà di condividere il problema e le eventuali soluzioni almeno con un pezzo dell’attuale maggioranza politica regionale. In questa direzione abbiamo apprezzato l’istituzione di una cabina di regia permanente per l’automotive e per l’indotto, concordata con il presidente della Regione. Gli stessi apprezzamenti rivolgiamo all’onestà intellettuale dell’assessore Di Lucente che, fornendo alcune garanzie rispetto a proposte sindacali avanzate, ha riconosciuto, nel corso di un recente incontro, la limitatezza dei risultati finora raggiunti, paragonandoli a “una goccia d’acqua in un oceano infinito”.

La CGIL, insieme ai sindacati confederali, ha chiesto da tempo alcuni provvedimenti, come l’interazione tra le diverse Regioni, in primis il vicino Abruzzo, per le questioni legate allo sviluppo dei settori industriali e dell’automotive in particolare. In questa direzione, in sinergia con le nostre strutture nazionali, si sta lavorando, anche in questo caso in maniera condivisa con un pezzo del Governo Regionale, per provare a definire le condizioni per l’individuazione di un’area di crisi complessa Abruzzo-Molise, considerate le particolarità e le difficoltà che caratterizzano la zona industriale della Val di Sangro e del Termolese.

La politica, anche quella regionale, ha sicuramente bisogno di capacità programmatoria condivisa, ma anche di un po’ di serietà e sobrietà, soprattutto quando si ragiona della carne viva di cittadine e cittadini, lavoratrici e lavoratori di questa terra. Il consiglio da dare a tutti, richiamando l’originale scenetta del “Ho vinto qualcosa” e ricordando anche in questo caso una nota pubblicità degli anni ‘90, è che prima di mettere in bella mostra “i cappellini, i materassini e gli orologioni zazà”, sarebbe forse meglio accertarsi che gli stessi siano stati realmente vinti”.





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