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20 Feb 2025

Cantina Torrevilla e il suo Metodo Classico Pas Dosè DOCG 2021

 
Cantina Torrevilla è una storica cantina sociale con sede tra le colline dell’Oltrepò Pavese, nella cittadina di Torrazza Coste. Un’area che ha conosciuto la viticoltura già ai tempi dell’Impero Romano in un fluire di storia e tradizione che tutt’ora si interseca con l’azienda e con il lavoro che la cantina sta conducendo nel territorio e sui vini.
500 ettari suddivisi tra 9 Comuni dell’Oltrepadano, tra Lombardia e Piemonte. Dalla cura dei vigneti locati a Codevilla, Torrazza Coste, Retorbido, Montebello della Battaglia, Borgo Priolo, Rocca Susella, Casteggio, Cigognola, Mornico Losana vengono annualmente ricavati circa 45.000 quintali di uva trasformata in oltre 2 milioni di bottiglie capaci di esprimere l’Oltrepò Pavese più autentico.

Storia
Un autentico punto di riferimento in tutto il territorio soprattutto grazie alle capacità e all’esperienza di antica memoria custodita dai vignaioli del territorio che, vendemmia dopo vendemmia, lavorano insieme alla cantina per produrre vini di alta qualità, puramente rappresentativi del territorio di provenienza. Una storia di lavoro collettivo che inizia ufficialmente nel 1907 con il rogito che sancisce la nascita della cantina di Torrazza Coste e che continua passo dopo passo fino ad arrivare ad oggi-
Il 2008 ha segnato un nuovo inizio per Torrevilla per quanto riguarda l’innovazione e gli investimenti economici che, in quell’anno, hanno raggiunto il valore di 1 milione di euro. L’obiettivo che ha guidato questa rivoluzione tecnologica è stata la volontà di mantenere alto il livello qualitativo della produzione in un quadro di competitività aziendale e sguardo puntato al futuro. Un progetto lungimirante che ha segnato un percepibile cambio di passo per la cantina che, nel 2013, si è impegnata in un prezioso progetto per la “Mappatura e Zonazione del Territorio”. Uno studio che ha coinvolto l’Università di Milano e il professor Leonardo Valenti per un’accurata analisi pedologica e climatica dei territori vitati oltrepavesi dove sorgono i vigneti Torrevilla.
Nel 2019 si arriva a un ulteriore fase di investimenti con l’implementazione della nuova cantina per la produzione del metodo classico, prodotto diventato simbolo per Torrevilla e per il territorio.
Dal 2025 sulle etichette dei vini Torrevilla e La Genisia potrà essere apposto il marchio SQNPI, che garantisce ai consumatori che il prodotto è stato realizzato secondo gli standard della produzione integrata.

Territorio e vigne
I terreni che caratterizzano la superficie vitata di Torrevilla sono molto diversificati, ognuno con una vocazione particolare, ma accomunati da un clima ideale per la vitivinicoltura. La temperatura media nel corso dell’anno è di 12°C, con forti escursioni termiche giornaliere nel periodo estivo, decisive per il ciclo vegetativo della vite.
Il Presidente Massimo Barbieri
L’Oltrepò Pavese è la prima zona per quantità di ettari vitati della Lombardia e Torrevilla si inserisce in questo panorama con 500 ettari vitati in totale ciò che caratterizza il nostro lavoro e i nostri vini è il legame profondo con il territorio e con le meravigliose colline che compongono l’Oltrepò Pavese. Ci troviamo in un terroir prezioso, capace di dare unicità ai vini.

In questa cornice si inserisce il progetto di mappatura e zonazione effettuato dall’Università di Milano con l’Istituto di Viticultura. Un progetto maturato con il forte desiderio di mescolare la storia e la tradizione di Torrevilla alle tecnologie più all’avanguardia, il tutto con l’obiettivo di creare una mappa di zonazione che permettesse di conoscere al meglio ogni terreno nella sua diversità ed essere in grado di farlo esprimere al meglio anche attraverso il lavoro in cantina.
FOCUS ZONAZIONE: caratterizzazione dell’areale viticolo della Cantina Torrevilla
Già nel 2013 Torrevilla ha iniziato a lavorare su un importante progetto di studio e analisi del terroir che ha coinvolto l’Università di Milano e alcuni massimi esponenti per quanto riguarda gli studi enologici e geologici. Una squadra di ricerca d’eccellenza, capitanata dal professore Leonardo Valenti, dal direttore di Cantina Torrevilla Gabriele Picchi e formata da:

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Luigi Mariani – Università di Milano (indagine climatologica)
Simone Parisi – Università di Milano (indagine climatologica)
Massimo Compagnoni – Studio Geologia ed Ambiente (indagine pedologica)
Maurizio Baldi – Studio Chimico Enologico (indagine chimica)

Il risultato di questa ricerca è un’indagine enologica e agronomica raffinata e precisa, che ha coinvolto 4727 ettari di territorio oltrepadano, 1192 ettari di vigneto di cui 603 ettari del vigneto Torrevilla. L’analisi è stata svolta grazie all’installazione di 4 centraline di rilevamento poste in località strategiche, includendo ciascuna macroarea climatica degli ettari Torrevilla.
Le aree di studio per l’analisi pedologica sono state molteplici e hanno coperto categorie ben precise con l’obiettivo di arrivare a una mappatura finale esaustiva, dove ogni vigna è stata profilata in modo da poter fornire a ciascun vignaiolo indicazioni chiare e univoche sulla produzione delle uve. Elevare la tradizionale sapienza contadina, cercando una piena integrazione con le tecniche e gli studi moderni, è stato l’obiettivo che ha guidato l’attività di studio iniziata nel 2013 e proseguita fino al 2017, creando un background solido e in uso tutt’ora.

Torrevilla e il lavoro in cantina
I vitigni su cui l’operato di Torrevilla si concentra e che si prestano all’invecchiamento in cantina sono il Pinot Nero, la Crotaina e altre varietà tipiche dell’Oltrepò Pavese, Moscato, Riesling e Barbera. Ciascun vitigno viene lavorato con l’obiettivo di dare un’interpretazione più naturale e autentica possibile, lasciando esprimere le unicità della pianta e il territorio da cui essa proviene.
Gabriele Picchi, direttore di Cantina Torrevilla
In un’ottica di lavoro in cantina e di investimenti sul lungo termine stiamo lavorando con una prospettiva di ottimizzazione, mantenendo all’avanguardia le tecniche di vinificazione e operando su una capacità di stoccaggio importante. La nostra cifra stilistica, ad ogni modo, rimarrà sempre il terroir e la sua massima espressione raggiunta attraverso la perfetta unione tra la tradizione dei Vigneron oltrepadani e le innovazioni tecnologiche che stiamo apportando anno dopo anno in una continua evoluzione.

Torrevilla e il Pinot Nero
La particolare vocazione dell’Oltrepò Pavese per la coltivazione del Pinot Nero segna anche una naturale inclinazione di Cantina Torrevilla nella produzione delle bollicine e nel trattare questo vitigno versatile, capace di poter essere vinificato sia in bianco che in rosso e con molteplici metodi.
Il Presidente Massimo Barbieri
Siamo la terza zona di produzione di Pinot Nero a livello europeo e spesso ce ne dimentichiamo. Invece sono convinto che questo vitigno nobile possa essere la nostra bandiera. Non dobbiamo scordare come proprio lo Spumante con le uve Pinot Nero sia nato per la prima volta proprio qui in Oltrepò Pavese.
Il Metodo Classico, nato storicamente in Francia e portato in Italia per primo nelle cantine oltrepadane, affonda le proprie radici nella grande storia dell’enologia. Oggi Torrevilla dispone di un moderno impianto di produzione a ciclo integrato, attivo dal 2019 e dove vengono lavorate uve provenienti da vitigni di prima e media collina, ovvero le parti più alte ed esposte dei pendii oltrepadani.
Un lungo lavoro sugli spumanti che ha dato vita a vini pienamente rappresentativi del territorio come il Pinot Nero Nature Metodo Classico D.O.C.G., con uve raccolte a mano vengono portate in cantina e sottoposte ad una pressatura soffice, fermentazione in bottiglia a contatto con le fecce nobili per almeno 24 mesi.
Questo vitigno è un autentico patrimonio per il territorio, anche grazie alle condizioni climatiche che garantiscono ottimi risultati qualitativi. Come Torrevilla abbiamo scelto di esaltarlo il più possibile, creando vini che lasciano esprimere liberamente il vitigno e la terra in cui viene coltivato. È proprio questa naturalità che vogliamo mantenere e far spiccare al momento dell’assaggio. Ci siamo impegnati nella lavorazione di questa tipologia di uve mantenendo le sue tipicità, le sue “spigolosità”, ma ingentilendole in modo da poter essere goduto dal palato di tutti.

Ho provato il Torrevilla metodo classico nature 2021. Oltrepò Pavese DOCG
Approcciarsi ad una bollicina rende nervosi. Non già per una qualche difficoltà di valutazione quanto per il rischio di confronti con mostri sacri del settore. Oggi se non stappi una bollicina con almeno 36 mesi sui lieviti non sei nessuno. Questa bottiglia è stata sui lieviti per 24 mesi.
Poi il vitigno. Il Pinot Nero è uno di quei vitigni che nelle bollicine assume forme e interpretazioni pazzesche. Ogni confronto può generare imbarazzo. Certo, l’Oltrepò Pavese è un territorio dove il vitigno si esprime, da anni e anni, in maniera eccellente.
Amo il pas dosè. Più di qualunque altro dosaggio. Ovvio che un Brut diventa più “normale” ma odio le alterazioni. Con un pas dosè e solo con questo si riesce a capire la bontà di tutto il processo produttivo a partire dalle vigne. Anche questo mette nervosismo.
La bottiglia. Una cuvèe. Impegnativa.
Decido un azzardo. La apro a cena con amici. Non lo faccio mai. Quando devo assaggiare una bottiglia, lo faccio da solo. Stavolta però gli ospiti sono amanti delle bollicine. Perché non condividere l’esperienza? Rischioso ma meraviglioso.
Stappo delicatamente e verso nei calici. Il perlage è subito fine. Colore paglierino. Nessuna sbavatura. Elegante.
Spero di non farmene accorgere ma devo assolutamente sentirne i sentori prima di bere. Non bevo subito. Lascio che si scaldi leggermente. Delicati, delicatissimi effluvi di agrumi e fiori bianchi iniziano a salire grazie alle bollicine. Poi della crosta di pane che si mischia a frutta secca. Sembra proprio quel pane con le noci che è nel porta pane. Ne prendo un pezzo, lo porto al naso, rimetto il naso nel bicchiere. Et voilà. Beccato. Niente di complesso ma estremamente gradevole. Una certa mineralità arriva a completare il bouquet. Interessante.
Arriva il momento di bere. Aspetto che siano gli altri a farlo. Cogliere le espressioni degli astanti è sempre importante. Capire se, oltre tutte le considerazioni tecniche che si possono esprimere c’è l’unica cosa che poi, alla fine, conta: è buono? Vedo i sorrisi, i gesti di approvazione
Essenzialità e verticalità. La prima sensazione è questa. Non c’è burrosità e non può che essere così con un pas dosè. Però il sorso è comunque ampio e coinvolgente. La pulizia di bocca è esaltante soprattutto per come lascia la bocca: uno stato meraviglioso e piacevole al limite dalla grazia. La sapidità fa egregiamente il suo dovere garantendo una persistenza anche piuttosto lunga.
Che dire? Davvero un’ottima bollicina che mi ha assolutamente meravigliato per il suo perlage e estremamente fine e la capacità di rendere pulita la bocca senza essere particolarmente invasiva nonostante il dosaggio zero. Non mi aspettavo qualcosa di civettuolo ma quello che ho bevuto è un Metodo Classico che sfata molti dei pregiudizi a dimostrare come il Pinot Nero con il suo affinamento di 24 mesi e senza alcun dosaggio sia assolutamente centrato.
Ah, dimenticavo. La bottiglia è completamente finita prima di arrivare alla fine dell’antipasto!
 
 
Ivan Vellucci
ivan.vellucci@winetalesmagazine.com
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