Usa a Kiev: “Firmi accordo su terre rare”. Zelensky: “Non vendo l’Ucraina”


L’Ucraina deve frenare le critiche agli Stati Uniti e sottoscrivere un accordo che conceda agli Usa l’equivalente di 500 miliardi di dollari di minerali critici. Le pressioni sul presidente ucraino Volodymyr Zelensky arrivano direttamente e pubblicamente dal consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Mike Waltz, intervenuto oggi alla trasmissione Fox & Friends in onda su Fox News.

“Devono abbassare i toni, fare attenzione e firmare quell’accordo”, ha dichiarato Waltz, riferendosi allo scontro a distanza andato in scena negli ultimi giorni tra il presidente Usa Donald Trump e Zelensky, definito “un dittatore senza elezioni” dall’inquilino della Casa bianca, e a una proposta presentata da Washington alla leadership di Kiev per acquisire l’equivalente di 500 miliardi di dollari di minerali critici dall’Ucraina. Il governo di Kiev, ha sottolineato il consigliere di Trump, deve moderare le sue critiche e riconoscere l’ampio sostegno ricevuto finora dagli Stati Uniti. In questo modo, si è detto convinto Waltz, le divergenze tra Usa e Ucraina si possono superare.

Dopo lo scontro con Trump, ieri Zelensky aveva respinto le richieste degli Stati Uniti di fornire l’equivalente di 500 miliardi di dollari in risorse minerarie per ripagare Washington degli aiuti finora forniti all’Ucraina, affermando che gli stanziamenti Usa non si avvicinano nemmeno lontanamente a tale cifra e che comunque in cambio la Casa bianca non ha offerto specifiche garanzie di sicurezza contro la Russia.

Durante una conferenza stampa a Kiev il presidente ucraino ha fatto un po’ di conti, affermando che nei tre anni dall’invasione russa gli Usa hanno fornito all’Ucraina 67 miliardi di dollari in armi e 31,5 miliardi in sostegno diretto al bilancio. “Non puoi parlare di 500 miliardi e chiederci di restituire 500 miliardi in minerali o altro”, ha sottolineato Zelensky. “Questa non è una conversazione seria”.

Cifre in linea con i dati raccolti dal Kiel Institute for the World Economy (IfW), secondo cui tra il 24 gennaio 2022 e il 31 ottobre 2024, Washington ha erogato 88,3 miliardi di euro a favore di Kiev, promettendo altri 30,7 miliardi, a fronte dei 124,7 miliardi erogati e dei 115,9 promessi dagli Stati europei. A questi, secondo Zelensky, andrebbero aggiunti i circa 120 miliardi spesi autonomamente dal governo ucraino in armamenti.

Nelle scorse settimane però il presidente Usa Donald Trump aveva dichiarato di volere 500 miliardi di dollari in “terre rare” da Kiev in cambio dell’assistenza di Washington, quantificata più volte in almeno 350 miliardi di dollari. Tanto che la scorsa settimana la sua amministrazione ha proposto un accordo in questo senso, che l’Ucraina ha finora rifiutato di firmare. La proposta, ha spiegato ieri Zelensky, non conteneva alcuna garanzia di sicurezza richiesta dagli ucraini per tutelarsi dall’aggressione della Russia. La bozza dell’accordo, ha aggiunto il presidente ucraino, prevedeva che gli Stati Uniti prendessero possesso del 50% dei minerali critici di Kiev.

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“Io difendo l’Ucraina, non posso vendere il nostro Paese”, ha rivelato Zelensky. “Ho detto loro: ‘Ok, dateci una specie di riscontro. Voi ci assicurate una sorta di garanzia e noi scriveremo un memorandum (…), indicando una percentuale. Mi è stato risposto: ‘Solo il 50 (per cento, ndr)’. Allora ho detto: ‘Ok, no’. Lasciamo che i (consiglieri, ndr) legali ci lavorino ancora un po’. Io sono solo il decisore ultimo, non lavoro sui dettagli del documento. Lasciamo che ci lavorino loro”. Ma le ambizioni dell’amministrazione Usa non si sono placate.

Le mire di Trump si fondano sulla grande ricchezza del sottosuolo ucraino. Le sue diverse zone geologiche infatti rendono il Paese uno dei primi 10 fornitori mondiali di risorse minerali, assicurando circa il 5% dell’offerta totale mondiale. La nazione dell’Europa orientale possiede circa 20mila giacimenti di 116 diverse tipologie di minerali. Prima dell’invasione su vasta scala da parte delle Russia, almeno 3.055 di questi depositi (pari al 15%) risultavano attivi, tra cui 147 di minerali metallici e 4.676 di materiali non metallici. Kiev possiede inoltre importanti depositi di materie prime critiche come titanio, litio, berillio, manganese, gallio, uranio, zirconio, grafite, apatite, fluorite e nichel.

Molti di questi materiali però si trovano nelle zone dell’Ucraina orientale oggetto delle mire espansionistiche della Russia. Secondo la rivista statunitense Foreign Policy, l’Ucraina possiede infatti “giacimenti commercialmente rilevanti di 117 dei 120 minerali più utilizzati dall’industria in oltre 8.700 depositi”. Secondo le stime della rivista Forbes, il valore totale dei depositi di minerali del Paese potrebbe superare i 14.800 miliardi di dollari ma più del 70% dei giacimenti di trovano in tre regioni: Donetsk, Dnipropetrovsk e Luhansk, proprio nel cuore del fronte. I territori attualmente occupati dalla Russia infatti, secondo la società di consulenza canadese SecDev, vantano giacimenti di risorse energetiche, metalli e minerali per un valore di almeno 12.400 miliardi di dollari.

In tutto questo il clima tra Kiev e Washington sembra andare sempre più verso una rottura. Zelensky ha ricevuto oggi nella sua capitale l’inviato speciale statunitense per l’Ucraina e la Russia, Keith Kellogg, arrivato ieri nel Paese per una tre giorni di faccia a faccia con le autorità locali, il primo dopo il vertice di Riad tra il segretario di Stato Usa, Marco Rubio, e il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov. Tuttavia, secondo quanto riportato dall’emittente RBC-Ukraine citando fonti dell’ufficio di presidenza di Kiev, “su richiesta della parte americana”, l’incontro si è svolto “in formato protocollare” e la successiva conferenza stampa congiunta è stata annullata. Non certo un segnale di concordia tra le parti.





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