Alfieri: il Papa risponde alla terapia ma non è ancora fuori pericolo


Conferenza stampa al Gemelli sulla salute del Pontefice ricoverato da una settimana. Alle terapie potenziate sta rispondendo, tuttavia “basta pochissimo” per squilibrare la situazione, precisa il dottor Carbone che però rassicura: il cuore è forte. Francesco continua a lavorare, legge, firma documenti, fa battute. Preoccupante se sorgesse una sepsi, ma al momento non sussiste

Antonella Palermo – Città del Vaticano

Una conferenza stampa che, a distanza di una settimana dal ricovero del Papa al Policlinico Gemelli, ha fugato ogni fake news che in questi giorni purtroppo alcuni organi di informazione hanno messo in circolazione in merito alle condizioni di salute del Pontefice. I comunicati diffusi finora dalla Sala Stampa vaticana erano preparati e concordati con i medici che hanno in cura Francesco, è stato scandito chiaramente. È stato rimarcato inoltre, come precisazione di fondo, che i comunicati hanno dato tutte le informazioni utili e necessarie, senza mai nascondere nulla, anche perché così vuole il Papa.

Sono intervenuti il professor Sergio Alfieri, direttore del dipartimento medico chirurgico del Policlinico e responsabile dell’equipe del Gemelli, e il dottor Luigi Carbone, vicedirettore della Direzione Sanità e Igiene dello Stato Città del Vaticano e medico referente del Papa. A confermare il grande lavoro di sinergia che viene portato avanti per curare il Papa. Significativo il plauso dei medici del Policlinico all’infermiere Massimiliano Strappetti, “persona straordinaria che si sta prendendo cura del Santo Padre da tanti anni”.

Patologia cronica riacutizzata

Il Papa “è stato curato per una forma infettiva, per una dispnea a casa come qualsiasi paziente di 88 anni che inizialmente in questo periodo ha un’influenza”, dice Alfieri il quale ci tiene a precisare che “il Santo Padre ha sempre voluto che noi dicessimo la verità. Togliamo subito qualsiasi ombra che ci siano cose non dette. Quello che avete letto è la verità”. Il Papa ha una patologia cronica che sono delle bronchiectasie, con una bronchite asmatiforme che può avere delle fasi di riacutizzazione. Questo per spiegare che, alla sua età, è una condizione che lo rende per definizione un paziente fragile. È stato fatto presente che sono stati isolati i microrganismi a livello polmonare: “ci sono i virus, i miceti e i batteri. Le patologie croniche sono quelle da cui non si guarisce ma che si possono arginare”. I medici ci tengono anche a ribadire che il Papa nella fase iniziale si è sottoposto docilmente a “una terapia appropriata e giusta”. Ora è stato necessario ricorrere al cortisone che “fa abbassare le difese immunitarie, fa alzare la glicemia e questo è un terreno per le infezioni; devi mettere certe terapie e scalarne delle altre: non è un lavoro facile quello nostro. Per cui, se la domanda è: è fuori pericolo? No”.

Il Papa risponde alle terapie potenziate

Alfieri afferma che stamattina con l’équipe medica si sono constatati dei miglioramenti. “Rispetto a quando è arrivato sta molto meglio ma la situazione può variare”. Il Papa è sottoposto a un grande carico di medicine. Carbone dichiara che “alle terapie sta rispondendo”, terapie che non sono state cambiate ma potenziate. “Basta pochissimo perché si possa squilibrare”. Il cuore è forte, è stato assicurato: “quando diciamo che il Papa è fragile, allo stesso tempo diciamo che è un paziente fortissimo. È seguito molto bene”. “Alle volte gli manca il respiro – osserva ancora Alfieri – una sensazione che non è piacevole”. E aggiunge, con una punta di ironia che “la testa è sempre quella di un sessantenne”, alludendo al suo carattere di persona che tanto ama la Chiesa e non si risparmia e quindi “continua a lavorare, legge, firma documenti, fa battute”. È chiaro che ha messo davanti la Chiesa ma nel frattempo si è anche fatto curare tranquillamente a Santa Marta, ha aggiunto.

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Degenza finché sarà necessario, il decorso delle polmoniti è lungo

La degenza durerà per tutto il tempo necessario, fino a quando non sarà più necessario somministrare terapie ospedaliere. Non solo una settimana, dunque, precisa ancora Alfieri che ripete più volte che il decorso delle polmoniti è normalmente lungo: “Almeno tutta la prossima settimana. Deve uscire quando starà bene! Su consiglio del personale medico il Papa non incontra personale esterno in questi giorni di ricovero, a parte due o tre collaboratori stretti. Non è attaccato a nessun macchinario. Il respiro è spontaneo, si alimenta. È stato sottolineato che il Santo Padre mantiene il suo buonumore e che non è allettato. È stata anche condivisa una battuta venuta fuori all’ingresso del medico nell’appartamento papale: “Buongiorno Santo Padre, buongiorno Santo figlio”. Fin dall’inizio della conferenza stampa è stato molto elogiato il personale infermieristico. Sono stati ricordati gli apporti degli infettivologi, con il prof. Carlo Torti, che è il responsabile, gli pneumologi, con il prof. Richeldi, che è il primario di pneumologia, i gastroenterologi internisti con il prof. Gasbarrini.

Il rischio è che i germi passino nel sangue

Se sorgesse una sepsi potrebbe essere davvero difficile uscirne alla sua età e con i suoi problemi respiratori. Questa è la preoccupazione condivisa dai medici al momento delle domande dei giornalisti. Il rischio, infatti, è se un batterio andasse nel sangue; a quel punto andrebbe a localizzarsi anche in altri organi. Oggi tuttavia questo quadro non sussiste.



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