Favilla: “Artigianato tra luci e ombre nella nostra Provincia. Preoccupano dazi, costo dell’energia e fisco”


Riceviamo e pubblichiamo un intervento di Roberto Favilla, direttore di Confartigianato Imprese Lucca, sulla situazione del settore artigianato in provincia.

Anche quest’anno i dati della Camera di Commercio Toscana Nord Ovest sanciscono un calo ulteriore del numero delle aziende artigiane in Provincia, che si attestano a 10.416 con un saldo negativo di 97 unità rispetto allo scorso anno. Non è un dato particolarmente preoccupante. Visto che comunque la nostra provincia conferma una presenza di imprese artigiane percentualmente più elevata rispetto alle province limitrofe.

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Numeri a parte, alcuni settori stanno bene, altri meno. Eccelle la nautica (riparazione e manutenzione di navi e imbarcazioni), che cresce in doppia cifra, bene giardinieri e i servizi alla persona, tengono tutto sommato le imprese edili che con 4.373 unità rappresentano, di gran lunga, il settore più numeroso, anche a seguito dell’euforia derivante dagli effetti del 110% e dai soldi del PNRR.

Un buon incremento anche per le imprese di pulizia che in dieci anni sono più che raddoppiate. Stabile il settore della manutenzione e riparazione di autoveicoli con 395 unità così come il benessere (908 imprese).

Tra i settori più colpiti segnaliamo il manifatturiero che, con 2396 imprese, rappresenta, nonostante un leggero calo, il secondo per numero di imprese artigiane e il trasporto merci su strada che cala di 26 unità attestandosi a 258 imprese. Nel settore del trasporto incide molto la mancanza di infrastrutture, dei vari divieti, di strade sempre più strette, di superstrade pericolose e mal manutentate a cui da oltre 60 anni non siamo stati in grado di ovviare. Qualcosa comincia a cambiare ma ancora è poco.

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Calano anche le imprese della ristorazione (pasticcerie, gelaterie e l’asporto perdono complessivamente 18 unità).

A livello territoriale, in Versilia e nella Piana di Lucca si attestano la stragrande maggioranza delle imprese artigiane (88%). La presenza artigiana risulta invece inferiore in Media Valle del Serchio dove però l’incidenza sul totale delle imprese è la più elevata con il 28,1% e in Garfagnana (506) dove solo il 22,6% del tessuto imprenditoriale risulta artigiano.

Le preoccupazioni sono soprattutto per l’anno 2025 e sono legate all’aumento dell’energia, delle materie prime, alla pressione fiscale che ha raggiunto soglie incredibili e alla mancanza del ricambio generazionale, altro problema che dovrà essere affrontato.

Da tempo ci poniamo il problema di come mai sempre meno giovani si avvicinino all’artigianato. C’è forse una visione vecchia di questo mondo legata a stereotipi ormai superati da tempo.

L’artigianato non è più il calzolaio, il fabbro, la sarta, ecc., o meglio non sono più soltanto questi mestieri. Gli artigiani sono digitalizzati, laureati, creano applicazioni, lavorano con stampanti 3D e a breve anche con l’Intelligenza Artificiale, che sarà un ulteriore strumento di cui potranno avvalersi nel loro lavoro.

Abbiamo letto in questi giorni sulla stampa che i giovani lucchesi hanno scelto, come scuola secondaria soprattutto i licei e pochissimi gli Istituti Professionali. Ciò che ci chiediamo è se i nostri ragazzi hanno valutato di poter diventare, in futuro, un imprenditore artigiano.

Manca personale un po’ in tutti i settori, dall’idraulico, all’elettricista, dal panificatore al meccanico, dal falegname all’elettromeccanico, ecc. E sono professioni che non solo danno da vivere, ma qualificano la persona.

Quali sono gli ostacoli che si frappongono? Gli orari di lavoro? Gli stipendi, la scuola che vuol mantenere i ragazzi in questo ambito. Ricordiamoci che fra qualche anno gli ingegneri, i laureati in economia e commercio, gli avvocati, saranno in esubero, mentre mancheranno idraulici, elettricisti e buona parte delle figure sopra elencate.

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Anche la fuga dei cervelli all’estero, non è solo legata al fatto che nel nostro Paese, i giovani sono pagati male, ma anche alla difficoltà di trovare un’occupazione attinente al percorso di laurea terminato.

Comunque noi abbiamo giovani ingegneri al timone del’azienda di famiglia, magari un’azienda edile che sotto la direzione di un figlio laureato si è molto sviluppata. Come abbiamo attività che operano nella comunicazione con giovani laureati subentrati ai genitori alla guida dell’impresa.

Ecco, occorre “osare”, e “andare controcorrente” se si vuol continuare a stare nel nostro Paese con un’occupazione dignitosa. E’ il momento di incominciare ad occupare posti di lavoro senza lasciare che questi diventino appannaggio solo degli immigrati in generale!

A questi problemi va sommato quello dei dazi promessi dall’amministrazione Trump. I dazi in particolare si faranno sentire particolarmente nel settore del tessile, abbigliamento e calzaturiero, specialmente per i prodotti pret a porter.  Insomma, le prospettive non sono rosee a partire già dal prossimo autunno. Il nostro auspicio è quello di una concertazione e sinergia di interventi governativi e regionali che vadano a sostenere, in maniera mirata, le aziende che saranno più colpite da questo quadro macro economico.



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