I TheoBros nello studio Ovale: l’America attua il volere di Dio


È una coalizione improbabile e per certi versi paradossale, quella allineata dietro al demagogo Donald Trump che con la complicità di una corte suprema deviata, un partito succube e di un elettorato che ha scelto (pur con solo il 49,7% dei voti) di rimettersi nelle sue mani – si è trovato in un fatidico inverno del 2025, con i mezzi per decostruire la democrazia americana e l’ordine globale.

Vi sono ovviamente sovrapposizioni fra sovranisti, la destra religiosa e i neoreazionari del tech che hanno riportato al potere Trump.  I suprematisti del neo-apartheid, i teocratici e “broligarchi” hanno ad esempio una fede comune nella «supremazia morale» dell’occidente, che sostituisce ora la democrazia come valore assoluto. Ed un’identità decisamente bianca che trova ad esempio un’affinità naturale con la Russia putiniana.

Ma vi sono anche evidenti discrepanze. Fra il fondamentalismo biblico degli integralisti e le fantasie eugenetiche e transumaniste dei tecnologi, per dirne una, e fra gli oligarchi tecno-monarchici di Silicon Valley e gli estremisti blue-collar della galassia alt-right, per fare un altro esempio. Causa, quest’ultima, degli screzi che continuano ad affiorare fra Elon Musk e Steve Bannon, il quale è da poco tornato ad apostrofare il miliardario sudafricano come «parassitico immigrato illegale».

È un’anomalia anche che fazioni così fervidamente dottrinarie abbiano trovato un portabandiera in una figura agnostica rispetto ad ogni ideologia e religione, profondamente opportunista e squisitamente amorale. Ma il suo successo è propedeutico all’altra  principale ambizione comune: l’annientamento rivoluzionario dello stato liberale e sociale per sostituirlo con un modello radicale di società.

Una delle figure che più riassume queste idea nella sua triplice accezione (di guerra santa, eversione politica ed efficienza “aziendale”) è JD Vance, espressione del conservatorismo bianco e religioso degli Ozarks dell’Ohio e successivamente “iniziato” alla broligarchia della Silicon Valley da Peter Thiel. Convertito al cattolicesimo tradizionalista, Vance primo vicepresidente millennial veicola per una nuova generazione una lunga tradizione fondamentalista americana giunta oggi al cuore dello stato.

La componente religiosa ha ricoperto un ruolo specifico nella parabola nazionale e l’integralismo è stato componente fondativa sin dall’insediamento delle sette puritane nel nuovo mondo. Quell’impulso è stato inglobato nella mitopoietica nazionale, in constante tensione con il razionalismo di matrice illuminista. La religione ha vissuto poi ciclici momenti di prevalenza culturale (i Great Revivals) nella vita del paese e la deriva fanatica è stata infine strategicamente cooptata dalla destra politica con l’alleanza di Reagan con gli evangelici. Attualmente la componente cristo-nazionalista, reazionaria e fondamentalista, spesso apocalittica (raccolta sotto la dicitura di New Apostolic Reformation) forma la base più solida e compatta del sostegno a Trump e punta ad un modello “originalista”,  fondamentalmente teocratico della società.

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In questo ambito, una figura come Vance esprime in maniera assai più articolata di Trump, l’idea di un’America “originale” a cui fare ritorno come ad una terra promessa. Un concetto che circola liberamente fra predicatori cosiddetti “TheoBros”, spesso quarantenni, ben vestiti, quasi sempre con barba ben tosata, eloquenti e attivi online ma che per fanatismo religioso discendono in linea diretta dal retroterra evangelico carismatico e pentecostale così prevalente specie nella bible belt americana.

Va da sé, come espresso apertamente da Vance ed altri, che l’Eden ove rifuggire sia riservato agli Americani “autentici” (leggasi bianchi). L’America non è l’idea spuria di melting pot che ne ha corrotto gli ideali originali ma una nazione creata dai coloni fondativi che occorre riportare ad uno stato di purezza politica, etnica e religiosa. È  un oltranzismo estremo che oggi viene espresso apertamente da politici Maga come Mike Johnson, speaker della Camera e Pete Hesgeth, ministro della Difesa. Le sette a cui appartengono considerano essenziale azzerare oltre allo stato laico e le sue istituzioni più prestigiose – dal New York Times alle grandi università, coacervi di corrosivo materialismo, per ripristinare una nazione cristiana «fondata sui dieci comandamenti». Dietro alle barbe ben tosate che portano molti TheoBros si nasconde una concezione di patriarcato che ricorda quello distopico del Racconto dell’ancella fino all’ipotesi di abolire il suffragio per le donne.

Si tratta di idee da sempre circolate in congregazioni fondamentaliste che oggi appartengono ai vertici politici e che questa settimana saranno al centro del Cpac, la convention dei conservatori che si preannuncia come celebrazione di un trionfo in cui teologia e policy si sovrappongono senza soluzione di continuità. Ad esempio Vance ha espresso una dottrina cara ai neo teocratici anti solidale affermando che i Cristiani debbano «amare la propria famiglia, poi il prossimo, poi la comunità, il concittadino, la patria e solo dopo possono eventualmente pensare al resto del mondo». Un vangelo dell’egoismo – smentita dal papa stesso – che ha trovato espressione concreta nell’abrogazione dell’Agenzia per la cooperazione internazionale (Usaid).

Nel mondo di Trump, i TheoBros sono garanti del più intransigente fanatismo e la retorica in cui l’americanità è indistinguibile dalla cristianità è destinata a dominare certamente anche questo Cpac, oltre a produrre altre immagini come l’imposizione rituale delle mani sul presidente che gli integralisti considerano alla stregua di un messia. Quelle che in era pre Trump potevano ancora passare per colorite bizzarrie, sono ormai pericolosi presagi. Per definizione infatti la dottrina non ammette pluralismo o alternative alla vittoria, biblica e definitiva.

E se qualcosa insegnano gli eventi di queste settimane, è come nozioni che sembravano appannaggio di frange estreme, possano trovarsi assai rapidamente stampate su di un prossimo decreto. E come ha reso ben chiaro proprio JD Vance, non si tratta più di un problema interno americano – quando gli integralisti controllano lo studio del vicepresidente o il Pentagono, gli integralismi a stelle e strisce investono il mondo intero.



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