Viene riconosciuto l’uso dei vaccini ma non come unico strumento di contrasto, sono previste restrizioni alla libertà personale solo in casi “eccezionali” senza il ricorso ai Dpcm e c’è l’obbligo per le istituzioni a rendicontare pubblicamente il loro operato: sono questi i punti salienti del nuovo Piano nazionale pandemico inviato in Conferenza Stato-Regioni per la discussione e la successiva approvazione. A cinque anni dall’emergenza coronavirus, è stato redatto un nuovo documento di oltre 150 pagine che sostituirà quello precedente – scaduto nel 2023 – e avrà durata quadriennale, ovvero si estenderà fino al 2029. Nonostante il Piano non sia ancora confermato definitivamente, il testo ha già innescato il consueto gioco delle parti politico: da una parte, le opposizioni attaccano affermando che le uniche modifiche sono state effettuate «per evitare di fare copia e incolla» dai documenti precedenti, mentre dall’altra dal governo si sottolinea che proprio tali modifiche distinguono il nuovo documento dalla «disastrosa gestione Conte-Speranza» e dal suo «approccio ideologico e dogmatico».
La bozza, inviata in Conferenza Stato-Regioni e resa disponibile alla stampa nelle ultime ore, sottolinea che per l’attuazione delle misure del piano pandemico nazionale è stata autorizzata la spesa di 50 milioni di euro per l’anno 2025, 150 milioni per il 2026 e 300 milioni di euro annui dal 2027 in poi. Le principali novità riguardano restrizioni, strategie di prevenzione e contrasto ad un eventuale patogeno. Vengono prefigurati tre scenari di rischio, di cui due dovuti a virus influenzali e considerati più probabili e uno “peggiore”, poco probabile ma impossibile da escludere. All’interno di ogni caso viene stimato il numero di ricoveri probabili e gli accessi medi in terapia intensiva – che vanno da qualche migliaio per il primo scenario a centinaia di migliaia per lo scenario peggiore – precisando al contempo, però, che tali simulazioni tengono conto soltanto delle caratteristiche dell’eventuale patogeno e non di altri fattori che potrebbero condizionarne la diffusione. Per quanto riguarda le restrizioni ed eventuali lockdown, si legge: «di fronte ad una pandemia di carattere eccezionale, si può presentare la necessità e l’urgenza di adottare misure relative ad ogni settore e un necessario coordinamento centrale, valutando lo strumento normativo migliore e dando priorità ai provvedimenti parlamentari. È escluso l’utilizzo di atti amministrativi per l’adozione di ogni misura che possa essere coercitiva della libertà personale o compressiva dei diritti civili e sociali. Solo con leggi o atti aventi forza di legge e nel rispetto dei principi costituzionali possono essere previste misure temporanee, straordinarie ed eccezionali in tal senso». Significa che il piano del governo Meloni non rinuncia alla possibilità di mettere in campo tutte le restrizioni viste in campo durante l’era Covid, ma stabilisce che queste non possano essere approvate con un semplice Dpcm della presidenza del Consiglio, ma varate come leggi ordinarie. Anche se non sarà necessario per forza un passaggio parlamentare, dato che potrebbero essere approvate con provvedimento d’urgenza come decreto legge (quindi approvate solo dal governo).
Inoltre, altre novità riguardano il tema della vaccinazione e della comunicazione. Si legge che «i vaccini approvati e sperimentati risultano misure preventive efficaci, contraddistinte da un rapporto rischio-beneficio significativamente favorevole; non possono essere considerati gli unici strumenti per il contrasto agli agenti patogeni ma vanno utilizzati insieme ai presidi terapeutici disponibili». Il tutto, con una campagna di informazione che dovrà astenersi dall’usare «toni drammatici» che potrebbero «generare discriminazioni e stigma sociale». Le istituzioni, infatti, anche per risolvere i conflitti che potrebbero insorgere «tra la sfera privata e quella collettiva» a causa di ipotetiche restrizioni, sono obbligate ad agire «in ottemperanza al principio di trasparenza», rendicontando «pubblicamente il loro operato». Infine, tra i punti salienti vi è la costituzione del Commissario straordinario all’emergenza, figura nominata dal governo che agisce per un tempo determinato «allo scopo di far fronte ad eventi straordinari attraverso poteri esecutivi speciali». In particolare, potrebbe partecipare attivamente alla predisposizione della campagna vaccinale e all’acquisto delle «contromisure mediche necessarie per fronteggiare il patogeno emergente».
Il documento, nonostante sia stato inviato alle Regioni per ulteriori discussioni ed eventuali modifiche, sembra aver già acceso il dibattito politico a riguardo: da una parte, il Movimento 5 Stelle denuncia un “copia e incolla”, mentre dall’altra viene sottolineato che le principali modifiche effettuate sono proprio ciò che distinguono il documento dalla “disastrosa gestione precedente”: «A quanto si apprende, nella bozza è previsto l’uso dei vaccini e del lockdown in caso di grave emergenza pandemica. Certo, la destra ha dovuto escludere l’uso dei Dpcm, per evitare di fare copia e incolla dalle misure anti-Covid anche a livello amministrativo, ma per quanto riguarda gli aspetti sanitario e sociale il piano ripercorre fedelmente quanto fatto dal governo Conte durante la pandemia. Siamo felici che nel momento in cui occorreva tutelare la Salute dei cittadini la scienza abbia battuto la propaganda antiscientifica tanto cara a questa destra», si legge in un comunicato del partito pentastellato. D’altra parte, per Fratelli d’Italia le cose stanno diversamente: «Il Piano Pandemico che il governo ha trasmesso oggi alle Regioni manda in soffitta la disastrosa gestione Conte-Speranza e il suo approccio ideologico e dogmatico, per mettere al centro il cittadino con i suoi diritti. Bene che sia stata archiviata l’era dei lockdown arbitrari, imposti con atti amministrativi come i Dpcm ed annunciati via social: misure temporanee e straordinarie di questo genere potranno essere adottate solo con il coinvolgimento del Parlamento. La nuova strategia, infatti, riconosce sì l’importanza dei vaccini, ma non esclude l’utilizzo di altri presidi terapeutici per contrastare agenti patogeni», scrive il partito al governo.
[di Roberto Demaio]
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