L’Epifania ormai ha portato via tutte le feste da un pezzo e, tra chi lavora e chi ha il capo piegato sui libri, ognuno, chi più e chi meno, si preoccupa di adempiere alle responsabilità e raggiungere le mete tanto anelate: comunemente, le ferie o le bimestrali vacanze estive ma si può anche parlare di sogni improbabili come miraggi, perché per ricevere grandi soddisfazioni – si menziona Antoine de Saint-Exupéry de “Il piccolo principe” – “fai della tua vita un sogno, e di un sogno, una realtà.”
Ma non per tutti è così facile manifestare condizioni migliori. Tuttavia, che non si abbia timore di essere ambiziosi: non sempre la necessità è quella di colmare una propria mancanza, un vuoto emotivo legato all’esperienza e che torna a tendere trappole nel presente, perché non si può o si riesce ad accettare un bicchiere mezzo pieno. Per questo, bisogna imparare che la consapevolezza del mondo che ci circonda è la prima pietra delle fondamenta della conoscenza, un lungo percorso di vita poche volte regolare, scandito da più “missioni”. Soltanto grazie alla conoscenza si può comprendere.
Viceversa, “solo comprendendo i fenomeni possiamo trasformare la realtà e costruire un futuro migliore per coloro che ne hanno più bisogno”, cioè, comprendendo si può conoscere ed empatizzare. Da questa citazione tratta dall’opuscolo informativo riferente il bilancio sociale del 2023, si deduce che in prima linea, a puntare dritto al cuore del volontariato è la Ronda della Carità, ente veronese del Terzo Settore che opera senza scopo di lucro dal 14 febbraio 1995, cioè da trent’anni.
Al contrario, il suo obiettivo è quello di illuminare le esistenze di chi ha mancanze materiali, senonché anche quelle di chi nelle avversità persiste vorace di cultura e chi si ama tanto da decidere di ricominciare a riempire il proprio bicchiere da quando aveva perso le speranze.
L’aiuto proposto consiste nell’insegnare la lingua italiana per l’inserimento sociale e lavorativo (laboratorio Blabla Ronda!), ma anche per stringere nuove amicizie; il servizio Barbiere di Strada che allo stesso modo permette di incontrare qualcuno con cui confidarsi, magari scegliendo, poi, di divenire parrucchieri a propria volta per questo servizio; sportelli socio-legali, corsi formativi con l’iniziativa L’Accademia, cucinieri di strada (ma anche volontari che consegnano pacchi di alimenti a domicilio) e una ciclofficina in cui si riparano dieci bici per volta. Non solo: lavanderia e asciugatrice, mensa e la colazione al Rifugio in via Campo Marzo. Ma la lista è ancora più lunga.
Senza dubbio l’esperienza più significativa per i volontari (membri dell’Unità di Strada) è la consegna di vestiti, pasti caldi e coperte ai senzatetto: uscire alle 22-22.30 e recarsi in tutti i punti di ritrovo, conquistando giorno dopo giorno la fiducia di tutti. Per di più, tra il 2012 e il 2023 sono sorti progetti per dare un tetto durante la notte a chi necessita di ripararsi all’addiaccio invernale: Notti Magiche e Casetta delle Donne, ma cito anche Rifugio in Bra’.
Durante il mese di novembre scorso, la passione della Ronda si è palesata di fronte agli studenti del Liceo Enrico Medi di Villafranca, durante le ore di IRC. In quest’occasione, i volontari si sono occupati della sensibilizzazione sul “valore della solidarietà”. Alcune persone, a propria volta, si sono rese protagoniste della sensibilizzazione dei genitori e tutori degli studenti, i più piccoli e i più grandi, inclusi i professori. Mi riferisco, per cominciare, degli studenti della 2A, che hanno allestito il Mercatino di solidarietà che ha avuto luogo tra il 18 e il 27 novembre, proseguendo anche nei giorni a seguire.
Ho deciso di intervistare una mia affabile conoscente, Alessia Toma. Sebbene non nei panni di rappresentante di classe e perciò preoccupata di esprimersi parzialmente, si è fatta convincere a fornire alcune informazioni su questa iniziativa, in particolare sull’attività pratica di vendita di manifatture varie ideate individualmente da un po’ tutti nel nostro istituto.
Alessia, com’è iniziato tutto questo per voi? Vi siete offerti o vi hanno scelto?
Si tratta di un progetto che è molto caro alla scuola e come da tradizione sono i ragazzi del secondo anno della sezione A o B ad occuparsene. Quest’anno è capitato a noi di 2A; come lo scorso anno, del resto. Precisamente, eravamo la classe referente, quindi se qualcuno avesse avuto dubbi avrebbe potuto rivolgersi a noi. Anche noi, durante un’ora di IRC, abbiamo avuto modo di conoscere l’Associazione per cui abbiamo raccolto i soldi. Ci hanno spiegato, ad esempio, che molti senzatetto non vogliono farsi vedere durante le ore notturne di servizio ma che si possono riunire in un punto di ritrovo preciso, cioè ingressi secondari nei vari edifici e tramite un po’ di passaparola si fanno portare il cibo, altrimenti sera dopo sera acquistano la fiducia per farsi consegnare pasti caldi dai volontari stessi.
Come avete fatto ad organizzarvi per gestire i mercatini? Di fatto, non ho mai visto la classe al completo ad occuparsene…
Esatto: due settimane prima di iniziare abbiamo fatto un’assemblea di classe per definire i turni. Eravamo rimasti spiazzati per il poco preavviso e perché non tutti eravamo immediatamente disponibili tra sport, orari dell’autobus e altri impegni, ma quelli che riuscivano si sono dimostrati molto volenterosi. Alla fine, ce ne siamo occupati quasi tutti, anche se con qualche sacrificio.
E la mattina?
Se la mattina qualcuno avesse lasciato la mancia, dal momento che l’offerta era libera, avremmo messo da parte i dolci, i lavoretti o quant’altro. Di solito si trattava di professori che venivano a ritirare ciò che avevano chiesto dopo le lezioni. Comunque, ogni giorno il banchetto su cui abbiamo preparato tutto era rifornito sia di nuove creazioni che di dolciumi.
Avete mai avuto problemi con donazioni inadeguate, come se fosse stato offerto troppo poco rispetto alle aspettative?
Anche se ci avessero dato cinque centesimi, avremmo dovuto rispettare la scelta e dare fiducia perché il nostro compito non era quello di guadagnare il più possibile.
Sostanzialmente, guardavate il bicchiere mezzo pieno.
Sì. Questo lavoro, inoltre, non solo ci ha fatto comprendere meglio cosa accade intorno e che non tutti hanno le nostre stesse opportunità, ci ha fatto crescere a livello organizzativo, dimostrando agli altri e a noi stessi di essere in grado di gestire una proposta dall’alto.
A questo punto passa per la biblioteca scolastica, dove si sta svolgendo la nostra intervista, una professoressa trafelata alla ricerca di una persona e appena vede Alessia, anche se di sfuggita, la riconosce. Le ricorda che un sabato mattina ha comprato una torta cucinata dalla nostra intervistata e le fa i complimenti. Anche io mi congratulo, ma subito mi sorge una domanda.
Perché vi trovavate qui anche di sabato?
Nel corso della settimana ci incontravamo per le vendite il lunedì, mercoledì, giovedì e venerdì mentre il sabato durante gli open day dei vari indirizzi al Medi. In realtà, ci siamo anche fatti aiutare da qualcuno offertosi di un’altra classe, senza alcuna pressione da parte nostra o dai professori, nonostante prima di iniziare coi mercatini abbiamo girato per le classi del biennio che non conoscevano il progetto per sponsorizzarci, informandoli sui nostri prodotti e se avessero contribuito ad aumentarne il numero, ben venga, o anche per aiutarci nel pomeriggio. Abbiamo parlato con gli altri ragazzi del biennio anche per eventuali nuovi arrivati, perché magari si cambia scuola. Era una questione di probabilità; la probabilità che loro sapessero di tutto ciò. Comunque noi abbiamo voluto consigliare di aiutarci.
Non è stato difficile condividere la vostra consapevolezza.
Diciamo che a comprare erano soprattutto le persone che supportano le iniziative scolastiche e che hanno voluto fare un favore.
È un po’ triste.
Sì, però nella lista possiamo anche includere chi conosce la Ronda. Quando quelli che passavano nell’atrio della scuola ci hanno visti si sono illuminati. Comunque sia, posso dire che erano in particolare i genitori coi figli del triennio o coloro che frequentavano l’ambiente da anni a comperare. Ecco spiegato perché ci eravamo concentrati sul comunicare col biennio.
Ti faccio una domanda secca. Personalmente, diresti sì o no al volontariato?
Aiuta a diventare persone consapevoli, quindi sì. Non tutto è scontato nella nostra vita e perciò non bisogna tirarsi indietro. Purtroppo siamo in una fase della nostra vita in cui pensiamo che il volontariato sia per i vecchi e quindi lo ignoriamo. Appunto, non è scontato che i giovani si impegnino in questo. Io per prima dico che mi sentivo protetta dalla scuola, che badava solo alla raccolta benefica. Io vorrei conoscere quei senzatetto.
L’empatia fa la differenza. Tu ci avevi pensato prima dei Mercatini?
Io frequento il movimento scout. Durante alcune missioni ci è toccato proprio il volontariato, per cui ho sempre pensato che fosse una “cosa bella” perché, davvero, è quando siamo faccia a faccia con la realtà che diventiamo coscienti, con i contatti umani; quindi diveniamo meno ignoranti. Qualcuno, effettivamente, ci ha chiesto che cosa faccia la Ronda della Carità perché a differenza di altre emerge meno. Io, per prima, non sapevo che esistesse.
Poco fa parlavi del denaro raccolto.
L’offerta più alta che abbiamo ricevuto è stata di cinquanta euro, e ti dirò di più: è interessante come i doni per ringraziare il Medi dell’ODV “Il sorriso arriva subito”, delle sottospecie di palline di legno dipinte a mo’ di addobbi natalizi siano stati la scelta di questa persona. Ne ha prese quattro o cinque e aveva già familiarizzato con l’associazione.
Sapresti farmi un riassunto veloce di cosa avremmo potuto trovare – e ritroveremo l’anno prossimo – ai Mercatini?
Cibi dolci e salati a volontà, addobbi per l’albero di Natale, libri, giocattoli (alcuni usati ma ce n’erano alcuni nuovi di zecca e inseriti in un involucro fatto a mano), orologi.
In chiusura, abbiamo discusso delle foto da pubblicare in questo articolo e dei professori che hanno guidato gli studenti in quest’avventura. Nel frattempo, mi sono imbattuta proprio in loro tre: Elena Colesbi, Mauro Cassini e Giorgia Palmano e ho colto l’attimo, carpe diem. Li ho intervistati in una mezz’oretta, cercando di captare l’essenza di questo loro approfondimento dedicato anche agli allievi medesimi, in modo da poterlo inserire alla fine di questo mio percorso scritto sulla solidarietà attiva al Liceo Medi.
Sia la Colesbi che la Palmano hanno mostrato profonda gratitudine nei confronti dei “clown” de “Il sorriso arriva subito” (mi dicono: “Il sorriso è arrivato subito!”). Alla mia domanda se avessero svolto un compito specifico, Cassini mi ha risposto che hanno fatto sì che le informazioni relative al progetto fossero divulgate in tutte le classi durante una settimana intera, ma come primissima fase, decidono quale sia l’associazione da appoggiare, casualmente o per mezzo di ricerche.
Elena Colesbi, in merito alla domanda successiva, dice: “Sono stata io ad avere l’idea della Ronda, grazie a una raccolta di tazze di ceramica avvenuta l’anno prima per cui chiunque avesse voluto avrebbe potuto portarcele e poi sarebbero state distribuite in case, però potremmo parlare anche di tutti gli zaini che abbiamo radunato a fine anno, allo stesso scopo. Ai miei occhi, per di più, è un gesto simbolico. L’iniziativa ha origine da noi, docenti di religione. La Ronda è comunque molto conosciuta, secondo noi, e stimata da sempre”.
A questo Giorgia Palmano replica: “Compie azioni concrete 365 giorni l’anno; e Cassini: Incarna le opere di Misericordia, il che implica prendersi cura dell’anima degli altri e non solamente il loro corpo; come la vestizione degli ignudi da parte di Dio. Letteralmente, la Ronda accoglie lo straniero”. Considerando ciò, Elena è soddisfatta perché sa che un’attività del genere può convincere i propri ragazzi ad apprezzare di più il volontariato e nella fattispecie, diventare consapevoli, come ci diceva Alessia.
Il legame con la consapevolezza, a loro parere, si realizza con il vissuto, quindi le relazioni e la praticità. Per la Colesbi consiste nel fare del bene anche senza essere uniti ad un’associazione, mentre per la Palmano si tratta del professare e mettere in pratica ideali, credere in ciò che si fa. Anche mettere a disposizione del tempo è un regalo, e la Colesbi dice a riguardo che in quanto docente IRC non riesce a non fare una cosa solo perché nel tempo non vede il proprio amore riflesso nelle azioni altrui.
Bisogna fare e basta: che non si entri nella logica dell’economico: non è un “dare e avere”, è un “dare è avere”: lei menziona San Giovanni Calabria e San Francesco d’Assisi. Sotto questo aspetto, continua: “Fare qualcosa per gli altri significa cambiare per far di loro parte di te e quindi ricevere”. In conclusione, la professoressa Elena Colesbi mi lascia con una frase davvero impattante: “Se ti vuoi salvare da solo sei dannato; il Messia è nelle cose di cui hai bisogno, come i semplici rapporti. Se ho una limonata e vi metto lo zucchero dentro, diventa dolce. Possiamo cambiare”.
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