Sindaci divisi su election day – Valledaostaglocal.it


Il 19 febbraio, l’Assemblea del Consiglio Permanente degli Enti Locali (CPEL) si è trovata al centro di un acceso dibattito sul disegno di legge regionale n. 180, che propone di svolgere contestualmente, nell’anno 2025, le elezioni regionali e comunali generali, compreso il Comune di Courmayeur.

Nonostante l’approvazione della legge con 17 voti di astensione, la discussione ha sollevato molte perplessità e, soprattutto, ha messo in luce gli interessi contrastanti tra chi rischia di non essere rieletto e chi, invece, vuole sfruttare questa opportunità per rientrare nel Consiglio regionale.

Il disegno di legge ha suscitato un acceso dibattito all’interno dell’assemblea, principalmente per il fatto che le elezioni regionali e quelle comunali, in particolar modo quelle del Comune di Courmayeur, si terranno contemporaneamente, probabilmente fine settembre inizio ottobre.

La proposta è stata sostenuta dal presidente del CPEL, Alex Micheletto, il quale ha sottolineato che il documento accoglie “il 90% delle richieste” dei sindaci, ma non ha nascosto alcune riserve. La legge prevede, tra l’altro, l’eliminazione del vincolo del terzo mandato per i sindaci (eccetto quelli di Aosta), oltre all’incremento del numero di assessori in giunta.

Nonostante l’apparente accordo, un gruppo di sindaci ha espresso forte disappunto, facendo emergere una divisione netta tra coloro che sono favorevoli a una riforma del sistema elettorale e coloro che temono che l’introduzione delle elezioni contestuali possa ridurre ulteriormente il coinvolgimento dei cittadini nelle elezioni locali.

Tra i più critici c’è stato Massimo Pepellin, sindaco di Sarre, che ha messo in discussione l’argomento del risparmio, accusando la proposta di essere “ipocrita”. Secondo Pepellin, infatti, “ogni volta che c’è un tema importante viene fatto votare in emergenza”, alimentando così il rischio che l’importanza delle elezioni locali venga oscurata da quella delle elezioni regionali.

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Il timore che le elezioni contestuali possano penalizzare la partecipazione elettorale è stato condiviso da altri sindaci, che hanno visto nel “tuttologo” approccio una minaccia per la centralità delle problematiche locali, ritenendo che in questo modo la competizione politica delle amministrazioni comunali venga messa in secondo piano rispetto a quella regionale.

Alcuni sindaci si sono anche espressi in modo molto critico riguardo alla modalità di approvazione della legge, che non ha lasciato abbastanza spazio per una discussione approfondita.

Ma dietro le polemiche sulla tempistica e sulla gestione delle elezioni, c’è un altro tema che si cela: quello della rielezione. Gli uscenti del Consiglio regionale, infatti, sembrano preoccupati dai rischi di una possibile mancata rielezione, timorosi che l’afflusso di elettori per le elezioni comunali possa “diluire” l’elettorato regionale, diminuendo le loro possibilità di rientrare in gioco.

Al contrario, i sindaci che attualmente non siedono nel Consiglio regionale vedono nella proposta l’opportunità di rilanciarsi politicamente, mirando a ottenere un seggio regionale grazie a una rinnovata mobilitazione elettorale.

La divisione all’interno del CPEL, con 17 astensioni e un voto favorevole di 56 membri, evidenzia dunque l’interesse diffuso per una riforma elettorale che, tuttavia, scontenta una parte significativa dei sindaci.

Giustamente e a ragione, coloro che appartengono a piccole realtà comunali temono che la proposta, lungi dal garantire una semplificazione, rischi di farli sentire sempre più lontani dai centri di decisione regionali, con il rischio di vedere le loro esigenze marginalizzate a favore di dinamiche politiche più ampie.

Infatti la legge regionale n. 180 potrebbe rappresentare una riforma elettorale importante per la Valle d’Aosta, ma le sue implicazioni, legate tanto alla rielezione quanto alla centralità della politica locale, continuano a suscitare accese polemiche e perlessità. La vera domanda che resta è: le elezioni contestuali, in un momento di forte incertezza politica e sociale, rappresentano davvero una riforma giusta per tutti, o si traducono semplicemente in una mossa strategica per salvaguardare poltrone e posizioni di potere?

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