Tel Aviv, bombe su bus, strage sfiorata. Operazione antiterrorismo in Palestina


In Israele torna l’incubo attentati sui trasporti pubblici per i quali sarebbe stato utilizzato esplosivo come quello usato in Cisgiordania. Il premier israeliano Netanyahu lancia «un’operazione intensiva contro i centri del terrorismo in Giudea e Samaria». Il Paese sotto shock per la notizia che uno dei corpi consegnati ieri da Hamas non apparterrebbe a Shiri Bibas

Vatican News

 Sarebbero dovute saltare in aria contemporaneamente le cinque bombe, tre esplose e due fatte brillare, piazzate su diversi autobus appena rientrati nei loro parcheggi in varie zone nei pressi di Tel Aviv. Non ci sono state vittime, ma ieri sera si è sfiorata una «strage», ha riferito la polizia israeliana, indicando una matrice terroristica: gli esplosivi — ha fatto sapere il portavoce, Haim Sargrof — sarebbero riconducibili a quelli utilizzati nei territori palestinesi della Cisgiordania. Su una delle borse contenenti gli ordigni è stata rinvenuta la scritta in arabo: «Vendetta da Tulkarem».Come ritorsione, il primo ministro, Benjamin Netanyahu, ha ordinato alle Forze di sicurezza israeliane (Idf) di condurre «un’operazione intensiva contro i centri del terrorismo in Giudea e Samaria». Tre gli arresti finora nei sobborghi di Tel Aviv. L’allarme rimane altissimo in tutto Israele, con misure di sicurezza rafforzate all’aeroporto della città e controlli sui mezzi di trasporto pubblico anche a Gerusalemme, dopo che ieri il Paese ha vissuto un giorno di lutto per il rientro delle salme di quattro ostaggi israeliani.

Non identificato il corpo di Shiri Bibas

Ma al dolore e al raccoglimento di familiari e gente comune si è unito lo shock per la notizia diffusa dall’Idf che i corpi dei piccoli Ariel e Kfir Bibas sono stati identificati mentre il terzo esaminato all’istituto forense Abu Kabir è risultato non appartenere alla madre Shiri. Netanyahu ha fatto sapere che Israele agirà «con determinazione» per riportare a casa le spoglie della donna, insieme a tutti i «prigionieri, sia i vivi sia i caduti»: Hamas, ha aggiunto il primo ministro, «pagherà il prezzo pieno» per la «violazione dell’accordo» di cessate-il-fuoco. Israele ha inoltre dichiarato che i due fratellini Bibas, i più giovani ostaggi di Hamas, sarebbero stati «brutalmente assassinati» circa «un mese dopo essere stati rapiti» dal kibbutz di Nir Oz il 7 ottobre del 2023. Opposta la versione fornita da Hamas, secondo cui la morte dei bambini sarebbe avvenuta per un raid israeliano e proprio in un attacco aereo i resti di Shiri si sarebbero «confusi o mescolati per errore con altri nelle macerie». Al contempo si estende la condanna internazionale alla macabra cerimonia inscenata da Hamas ieri a Khan Yunis, per la restituzione delle salme. Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha ricordato sui propri canali social come, secondo il diritto internazionale, qualsiasi consegna di spoglie mortali debba «rispettare il divieto di trattamenti crudeli, inumani o degradanti, garantendo il rispetto della dignità del defunto e delle famiglie». Dello stesso tenore le dichiarazioni della Croce rossa internazionale, che in queste settimane ha preso in consegna sia gli ostaggi ancora in vita sia i feretri delle persone decedute: «Siamo stati inequivocabili: ogni liberazione, sia di vivi sia di morti, deve essere condotta con dignità e riservatezza», si legge nella nota diramata a Ginevra.

I Paesi arabi sul futuro di Gaza

Sul piano diplomatico intanto è attesa per oggi a Riyadh, rispetto alle previsioni di stampa che la davano per la prossima settimana, la riunione dei Paesi arabi della regione sul futuro della Striscia di Gaza. L’attenzione è puntata sulla proposta egiziana per la ricostruzione, senza uno spostamento forzato della popolazione palestinese, come invece prefigurato dal presidente statunitense Donald Trump. Secondo fonti del Cairo, il progetto si articola in due fasi: la prima, di transizione, della durata tra i 10 e i 20 anni. La seconda, di consolidamento della soluzione a due Stati. Al riguardo Hamas ha chiesto alla Lega Araba, che si riunirà il 4 marzo in Egitto, di sostenere la propria presenza nella Striscia e ha intanto annunciato l’ingresso a Gaza di cinque camion: all’interno le prime delle 60.000 case prefabbricate necessarie, secondo la fazione islamica, a fornire un rifugio temporaneo alle centinaia di migliaia di famiglie palestinesi che hanno perso le loro abitazioni in tutta l’enclave durante le operazioni militari israeliane.



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