“Ti metto la busta in testa e ti uccido”


FOGGIA – “Buonasera, siamo un’agenzia di recupero… mi chiamo Rossi e la contatto per conto di Neri…”

All’altro capo del telefono, per invitare il titolare di una ditta a un incontro, non c’è un operatore della Cribis.

Bensì un emissario del creditore, imprenditore anche lui, che invece di rivolgersi al giudice per ottenere il saldo di quanto gli spetta ha preferito chiedere l’intermediazione di un’agenzia particolare.

Un coacervo di personaggi – alcuni pregiudicati altri no – bassomolisani e del Foggiano.

Personaggi che non esitano a vantarsi di amicizie poco raccomandabili per convincere il debitore di turno a sborsare molto più di quanto deve. Perché la mediazione costa.

«Quello è un camorrista».

Oppure, mostrando il video di un servizio di un’emittente locale su un sequestro di armi di qualche anno prima a Termoli, «questi sono mafiosi proprio… il padre di questi era un boss, è un boss della mafia.

Guarda quante armi gli hanno trovato».

Impauriti, ricattati, sotto scacco. Titolari di aziende in difficoltà o acquirenti di cocaina che non riuscivano a pagare per intero la “roba”, chi finiva nelle grinfie degli indagati (sono complessivamente 47 equamente suddivisi fra molisani e pugliesi) a cui la procura distrettuale antimafia di Campobasso ha notificato nelle scorse ore l’avviso di conclusione dell’inchiesta – con l’avvertenza che hanno 20 giorni di tempo per esperire i mezzi di difesa previsti dalle norme per questa fase – veniva minacciato, picchiato anche per essere indotto a pagare.

E deriso.

Una delle vittime di estorsione confessava ai suoi aguzzini: ormai aspetto solo qualcuno che mi viene a uccidere. E loro: ma no che dici, tu ci servi vivo non morto.

Dalle indagini condotte da Guardia di Finanza e Carabinieri, coordinate dal procuratore D’Angelo e dal sostituto Gallucci, viene fuori uno spaccato inquietante.

Non solo la mala pugliese, gradassa e violenta come in un remake di Gomorra, ma anche figuri locali, bassomolisani, con una spiccata propensione a esercitare prepotenza e calpestare ogni regola del vivere civile.

Due pezzi dello stesso puzzle che si sono incontrati e incastrati in una terra di mezzo abbondantemente inquinata ormai. Perfino le sfere di influenza, al di là e al di qua del Fortore, sono ben delineate.

Fino a Campomarino, verso sud, ci sono determinati “riferimenti, da Chieuti in poi (esempi puramente geografici) altri.

Un quadro chiaro di connivenze tra malviventi della provincia di Foggia e del basso Molise per intimidire e minacciare di morte titolari di ditte a cui erano stati fatti prestiti a tassi usurai.

I capitoli più urticanti, nelle 100 pagine che riassumono lo stato dell’arte e cristallizzano i risultati investigativi nelle ipotesi accusatorie formulate, sono quelli che riguardano le estorsioni, con il tipico linguaggio dei criminali utilizzato al telefono, senza tanti filtri, o di persona (captato dalle intercettazioni ambientali) in luoghi pubblici e di aggregazione. Minacce pesanti a un passo dalle famiglie che fanno shopping.

«Siamo i due angeli custodi… Quando ci dobbiamo vedere che il vino è diventato aceto, lo dobbiamo buttare fra poco». O, più esplicitamente, «io ti metto la busta in testa e ti uccido».

Non solo estorsioni. Dalle carte di indagine emergono diverse ipotesi di reato (fra le contestazioni anche l’associazione mafiosa): falsificazione dei formulari di identificazione dei rifiuti conferiti da alcune imprese ad altre aziende del basso Molise, gestione illecita di materiali speciali per incassare maggiori profitti, ma anche la turbativa di aste giudiziarie, oltre al traffico di droga e alla pratica del “cavallo di ritorno” ai danni di titolari di attività della costa e dell’immediato hinterland.

Le indagini hanno messo in evidenza anche attività di alcuni operatori di imprese del basso Molise legate a falsificazione di documenti, trasporto e conferimento di residui.

Un capitolo della maxi indagine riguarda la turbativa di aste giudiziarie. Dalle intercettazioni ambientali anche il riferimento all’incendio di un ristorante a Santa Croce di Magliano nel 2017.

Lo riporta primopianomolise.it



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