CASSANO ALL’IONIO «In cinque anni Cassano si è rialzata e ha recuperato la sua immagine che era stata inquinata, io sono soddisfatto perché ho realizzato completamente il mio programma»: a meno di tre mesi dal voto che consegnerà alla città delle Terme un nuovo nome, Gianni Papasso traccia un bilancio dei suoi dieci anni con la fascia tricolore, tra scioglimenti, commissariamenti e commissioni d’accesso: un’esperienza iniziata nel 2012 senza maggioranza (anatra zoppa), proseguita con la rielezione nel 2016 con un invidiabile 61% e una «cacciata» nel 2019 e una terza rielezione dopo due avvisi di garanzia. «Dal punto di vista giuridico – dice Papasso – i fatti mi hanno dato sempre ragione, in tutti i gradi di giudizio».
Il discorso sulla ricandidabilità e sul terzo mandato sembra accantonato – il nodo, in punto di diritto, è considerare o meno la «cesura» del commissariamento tra un mandato e l’altro – tanto che il sindaco uscente traccia il profilo del candidato del centrosinistra. Anzi, della candidata, di cui – assicura – «c’è già il nome che però non faccio per rispetto».
Può darci qualche indizio?
«Si tratta di una professionista che opera nel campo della sanità, una persona di alto profilo che non vive di politica… Un nome che rappresenterà la nostra alleanza civica, democratica e riformista e che io sosterrò con il cuore in mano per non disperdere il lavoro virtuoso di questi anni. I partiti hanno fatto un passo indietro, e lo dice un uomo di partito che non ha mai cambiato tessera e morirà socialista: a marzo sarò al congresso nazionale del Psi».
Proprio la sanità è un tema caldo e non solo in campagna elettorale, cosa indicherebbe come prioritario alla sindaca nel caso fosse eletta?
«Le direi di battersi per assicurare il diritto alla cura e alla salute che oggi è spesso negato: penso alla carenza di medici di famiglia, a poliambulatori senza figure specialistiche, al 118 che a Cassano è senza medico. Alle case della salute e di comunità che restano annunci come il nuovo ospedale di Corigliano-Rossano, o alla scarsa attenzione per lo spoke di Castrovillari, alla riapertura incompleta del polo di Trebisacce, alle 2 guardie mediche di Cassano una delle quali funziona a intermittenza. Mi verrebbe da rivolgere ai miei cittadini l’appello di un mio collega del Catanzarese: non ammalatevi!».
Crede che la Sibaritide, zona ad alta vocazione imprenditoriale, nella sanità e più in generale nei servizi al cittadino sia una Cenerentola?
«Parliamo di una zona ricchissima, con un mare cristallino e terreni fertili, prodotti di eccellenza come il riso e il vino, gli agrumi come le clementine, le pesche e gli uliveti. Siamo in un territorio unico dal punto di vista paesaggistico e culturale, basti pensare al binomio Parco nazionale del Pollino e polo archeologico di Sibari, e ancora penso ai laghi e alla marina di Sibari, alle Terme e alle grotte di Sant’Angelo, da poco destinatarie di un finanziamento di due milioni e mezzo di euro. Cassano ha 7.500 posti letto che si riempiono solo ad agosto, paghiamo le carenze infrastrutturali e la mancanza di collegamenti adeguati. Mentre si discute se far passare o meno l’alta velocità da Tarsia…».
Non è bastato il celebratissimo Sibari-Bolzano?
«Quel treno è sempre pieno ma proprio per questo andrebbe raddoppiato, e collegato alla linea adriatica passando per Taranto: solo così il nostro territorio sarebbe integrato quotidianamente al resto del Paese. Purtroppo in questi anni abbiamo sentito solo annunci…».
A cosa si riferisce?
«All’aeroporto, un sogno di cui nessuno più nemmeno parla. Alle “vie del mare” che avrebbero reso il porto di Corigliano-Rossano centrale: che fine hanno fatto? Con queste infrastrutture la Sibaritide sarebbe davvero competitiva in fatto di turismo e logistica».
Forse stiamo dimenticando un altro elemento che frena lo sviluppo: la ‘ndrangheta. Per molti, Cassano allo Ionio significa anche Timpone Rosso; nei suoi dieci anni da sindaco ha visto un miglioramento in quella e altre zone difficili del suo comune?
«Posso dire senza tema di smentite che è stato fatto un grande lavoro da parte della magistratura e delle forze dell’ordine per affermare un clima di legalità e sicurezza. La mia amministrazione si è esposta e ha dato il suo contributo. Restando in tema, abbiamo confiscato un palazzo al boss Cirillo e assicurato il diritto alla casa a 12 famiglie, ad altre 9 a Sibari, mentre altri due suoi palazzacci dopo la demolizione saranno destinati all’edilizia sociale».
A proposito lei ha detto che nel 2012 quando si è insediato non c’era neanche una gru al lavoro.
«Già prima del Pnrr, altro tema su cui la nostra amministrazione è virtuosa, abbiamo cercato di invertire la rotta. Lascio il Municipio, che peraltro sarà rinnovato con un investimento di oltre 3 milioni di euro, rivendicando i lavori nei parchi e nelle strutture sportive, nella villa comunale. A Sibari e Cassano sono in costruzione due asili nido e altrettante isole ecologiche avranno sede tra i laghi e la marina di Sibari».
Facendo un consuntivo delle sue sindacature, due passaggi – uno positivo e uno negativo – non possono essere taciuti: la visita di Papa Francesco nel 2014 e il pensiero di porre fine, nel 2017, a quello che lei oggi definisce un calvario. Ce li può raccontare?
«Parto dal secondo episodio: il giornalista Sigfrido Ranucci (che il mese scorso è stato ospite a Cassano, ndr) ha raccontato di aver pensato di lanciarsi dalla finestra di un hotel mentre si trovava al centro di accuse e veleni. So cosa ha potuto provare perché nel 2017, dopo aver subìto uno scioglimento ingiusto e violento, mi è balenata la stessa idea: ho pensato al gesto estremo e non mi vergogno di dirlo, poi per fortuna le mie vicende giudiziarie si sono chiarite con un non luogo a procedere “perché il fatto non sussiste”, il giudice supremo è stato il popolo di Cassano che mi ha sempre rieletto e questa è stata la soddisfazione più grande; però non auguro a nessuno il calvario che ho vissuto, ho pagato tutto a caro prezzo, mi hanno bruciato la casa e distrutto la macchina, la mia famiglia è stata ferita ma sono rimasto sempre dalla parte dello Stato».
Sono ore di preghiere e apprensione per la salute del Papa, ci ricorda quella visita di Bergoglio a Cassano il 21 giugno di undici anni fa?
«Quello è stato un momento che ha cambiato la mia vita. Il Santo Padre mi ha messo a mio agio, l’ho visto davvero come un santo, ricordo come fosse ieri quando mi ha detto, sorridendo: “Mi ha accolto troppo bene, sindaco! Non si preoccupi”. Ha trasmesso a noi tutti un grande affetto ed empatia. Ora prego per lui con la mia comunità, mentre mi reco a Martina Franca da presidente dell’Associazione nazionale Città del Santissimo Crocifisso, a venerare le reliquie di Papa Giovanni Paolo II… Una combinazione che leggo come un segnale divino».
Chiudiamo passando dai temi altissimi a quelli della “bassa” politica: nei giorni scorsi si sono dimessi due suoi assessori e lei ha collegato questa scelta alla loro volontà di candidarsi a sindaco.
«Lo ripeto qui: l’autocandidatura di Annamaria Bianchi è stata bocciata sia dalla coalizione che dall’opinione pubblica, Leonardo Sposato è stato preso da un delirio di onnipotenza e forse anche il suo intento era quello di essere egli stesso un candidato di superamento. Il loro è un comportamento immorale, dopo che per cinque anni gli è andato tutto bene… Ma avevano un mandato da onorare e cui essere fedeli». (e.furia@corrierecal.it)
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