Disabili: la riforma si allarga, i problemi per le famiglie restano


Da 9 si passa a 20 province e da 12 mesi si sale a 24: nonostante una partenza decisamente in salita il governo tiene il punto ed anzi allarga la sperimentazione sulla riforma della disabilità, allungando però i tempi per rimediare ai tanti guasti che si sono già manifestati e che i sindacati hanno subito denunciato. Nel mirino ci sono sia l’Inps, a cui è stata attribuita una competenza esclusiva nella gestione delle domande, che ora annuncia una semplificazione delle procedure; sia il governo, che ha varato la riforma senza consultare le parti sociali.

Sindacati all’attacco

«La proroga di 24 mesi della sperimentazione del Progetto di Vita è l’ennesimo schiaffo alle persone con disabilità e alle loro famiglie che da troppo tempo attendono interventi concreti» denuncia il segretario confederale della Uil, Santo Biondo, secondo cui «l’estensione dei tempi della riforma della disabilità, seppur formalmente motivata dall’ampliamento della platea di chi potrà aderire al progetto, di fatto si traduce in un’ulteriore dilazione che impedisce alle persone con disabilità di accedere pienamente ai sostegni previsti dalla riforma». Sulla stessa linea la Cgil secondo cui «in ogni territorio già coinvolto nella sperimentazione abbiamo già segnalato, dal mese di gennaio, le molteplici difficoltà e problematicità della riforma. A partire dall’introduzione del nuovo certificato medico introduttivo, che ha creato problemi sia ai medici di medicina generale che, di conseguenza, alle cittadine e ai cittadini, si è reso inesigibile un diritto, rendendo quasi impossibile l’invio della domanda stessa». Per la confederazione «la semplificazione amministrativa, tanto declamata, è servita solamente ad allungare i tempi e creare difficoltà alle persone. Il procedimento valutativo di base è passato completamente all’Inps, con l’intera gestione del procedimento per la valutazione di base: dal sistema informatizzato per la presentazione e la gestione delle domande, alla valutazione, all’erogazione di eventuali provvidenze economiche».

La novità

Il decreto Milleproroghe appena approvato ha esteso la sperimentazione del nuovo sistema di accesso a tutte le prestazioni relative alla disabilità ad altre 11 province. Si tratta di Alessandria, Lecce, Genova, Isernia, Macerata, Matera, Palermo, Teramo, Vicenza, Provincia autonoma di Trento e Aosta dove a partire dal prossimo 30 settembre sarà direttamente l’Inps a prendere totalmente in carico le operazioni. Il totale complessivo sale così a 20 calcolando anche le 9 province (Brescia, Catanzaro, Firenze, Forlì-Cesena, Frosinone, Perugia, Salerno, Sassari e Trieste) dove la riforma è partita ad inizio anno.

Domande in caduta libera

Nelle scorse settimane da più parti sono arrivate segnalazioni da parte dei sindacati di tantissime persone che non sono riuscite ad ottenere il certificato medico necessario per presentare la domanda di invalidità civile a causa delle procedure messe a carico dei medici troppo farraginose e complicate. In alcuni casi sono servite ben tre ore per compilare una singola domanda. Il risultato è il crollo verticale delle domande e la conseguente perdita di diritti fondamentali come l’indennità di accompagnamento, la pensione di invalidità civile, il riconoscimento dei benefici previsti dalla legge 104 o il collocamento obbligatorio per le persone con disabilità e l’impossibilità ottenere tutta una serie di prestazioni sanitarie, come protesi, ausili e assistenza sanitaria, l’attestazione che consente ai loro familiari di assisterli ottenendo permessi di lavoro, le agevolazioni fiscali per l’acquisto di veicoli e ausili, la partecipazione ai centri diurni, servizi di trasporto agevolato, detrazioni fiscali per spese mediche, diritto al collocamento mirato, contributi per l’adattamento dell’abitazione, facilitazioni per l’acquisto o l’affitto di alloggi.

L’Inps nel mirino

La Cgil punta il dito contro i diversi modelli organizzativi dell’Inps «che hanno mostrato subito diverse difficoltà. Per questi motivi l’Istituto avrà una fase transitoria di due anni. La dilazione dei tempi è un’azione resa necessaria a causa di una riforma che si è dimostrata totalmente sganciata dalla realtà».

Chiamata direttamente in causa l’Inps a sua volta fa sapere di aver già recepito i cambiamenti «importanti» introdotti col Milleproroghe e «tra le principali novità» segnala l’introduzione di nuove funzionalità per facilitare la compilazione del certificato medico introduttivo, primo passo del processo valutativo. «L’obiettivo – è scritto in un comunicato – è quello di ridurre i tempi burocratici, migliorando l’accesso alla documentazione e semplificando il ricorso alla firma digitale». Oltre a questo sono già disponibili on line tutorial informativi per guidare gli utenti.

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Secondo l’Inps le ultime modifiche «garantiscono un periodo adeguato per valutare l’efficacia delle nuove disposizioni che partiranno poi sull’intero territorio nazionale da gennaio 2027».

Mancano i decreti, tagliati i fondi

«In questi giorni si sono cercati dei capri espiatori, ma la colpa non è di chi ha scritto la riforma? Oggi troppe persone con disabilità rimarranno deluse, molte sono le famiglie che confidavano nella piena applicazione della riforma, a partire dal progetto di vita» sostiene la Cgil, segnalando poi che «mancano ancora alcuni decreti attuativi della riforma stessa, necessari per un iter corretto di tutta la procedura, dalla valutazione di base, al progetto di vita individuale partecipato e personalizzato. Il governo – conclude una nota della Confederazione – mentre cerca di ammaliare con buoni proposti sfila denari dalle tasche di chi ha più bisogno e nega diritti proprio alle persone più fragili».

«A preoccupare – accusa a sua volta Biondo – è anche la decisione di decurtare ulteriori risorse dal Fondo unico per la disabilità, mentre, al contempo, si potenzia la segreteria tecnica di supporto al Ministero. Le riforme non possono essere fatte in maniera approssimativa e senza un adeguato sostegno finanziario. È necessario un confronto serio e condiviso nelle sedi opportune. Il rischio è che la riforma della disabilità, sostenuta dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, non decolli come previsto – aggiunge il sindacalista della Uil – . Il Governo deve mettere da parte l’idea di autosufficienza e ascoltare le osservazioni provenienti in maniera trasversale dal sindacato e dagli addetti ai lavori». A suo parere «siamo ancora in tempo per rimettere la riforma sul giusto binario, apportando i correttivi necessari e incrementando le risorse destinate. Solo con un impegno serio e concreto sarà possibile garantire un futuro migliore alle persone con disabilità e alle loro famiglie».



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