Freno all’indebitamento e tagli brutali – NAUFRAGHI/E


Tagliare, tagliare, tagliare in nome del risparmio, del freno alla spesa e dell’austerità. Ecco la ricetta avvelenata di Parlamento e Governo. La destra fa salti di gioia e snocciola l’operazione come una favoletta natalizia: “Stabilità, socialità, benessere: tutto ciò è merito del freno all’indebitamento”, dichiara Avenir Suisse, il pensatoio liberista, che festeggia il Preventivo 2025 della Confederazione. Evviva: un preventivo che propone tagli sul personale dell’amministrazione, sul trasporto pubblico, sulla formazione ma, soprattutto, regala 530 milioni di franchi all’esercito a spese dell’aiuto allo sviluppo all’estero, che deve rinunciare a 110 milioni. Un deputato socialista ha sentenziato: “Si tratta di un disastro sociale e umano”. Chi pensa che sia una dichiarazione esagerata merita di ascoltare anche la liberale Johanna Gapany, senatrice, che ha definito “brutali” i tagli decisi dal Nazionale, rispetto a quanto proponeva il Consiglio degli Stati.

Stangata in arrivo

E il bilancio per quest’anno è solo un antipasto, il piatto forte verrà servito fra qualche mese, quando sarà conclusa la consultazione sulle misure di risparmio proposte dalla ministra Karin Keller Sutter. La sangallese è ormai riconosciuta come la dama di ferro del Consiglio federale, presidente della Confederazione per quest’anno, che ha appena aperto un account su X. tanto per stare sul carro di Elon Musk.

KKS è astuta: ha nominato una Commissione di esperti chiamati a proporre tagli e risparmi presieduta da Serge Gaillard, ex sindacalista, trotskista in gioventù, ma poi servitore di Ueli Maurer alle Finanze. La commissione ha proposto tagli drastici. A un giornalista della Wochen Zeitung che gli chiedeva se il freno all’indebitamento fosse troppo rigido, lo zelante Gaillard ha risposto: “Funziona come dovrebbe funzionare”. La deputata socialista Tamara Funiciello ha definito il rapporto “un attacco frontale alla Svizzera sociale”.

Il freno all’indebitamento è il grande mantra della destra svizzera, una formula poco magica per contenere le spese della Confederazione anche quando non è necessario. È stato accettato dalla popolazione più di venti anni fa. È l’espressione di una Svizzera spilorcia e sparagnina, ma anche – e qui politicamente pericolosa – della destra che ha come obiettivo l’indebolimento dello Stato.

Il pacchetto di risparmio in discussione prevede tagli in ragione di 3 – 3, 5 miliardi di franchi dal 2027 e di 4 – 4, 5 miliardi l’anno dal 2030. Una quarantina di misure di risparmio, un’austerità che avrà ripercussioni anche su cantoni, formazione, ricerca, trasporti pubblici e anche nella lotta al cambiamento climatico.

La verità è che la Confederazione ha finanze solide. Possiamo snocciolare una montagna di cifre per dimostrarlo. Ne bastano un paio: alla fine del 2023 la Confederazione aveva un debito di 142 miliardi di franchi, che corrisponde a un tasso di indebitamento del 17, 2% del PIL. Grecia, Italia, Portogallo, Francia, Spagna e Belgio superavano tutti, e di molto, il 100%. Si possono aggiungere i debiti dei Cantoni e dei Comuni, ma la sostanza non cambia.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Povertà in aumento

Mentre la destra gongola pensando ai tagli, il paese è sempre più povero. Il tasso di povertà nella Confederazione è in continuo aumento dal 2014. Secondo l’Ufficio federale di statistica (UST), 702 mila persone in Svizzera vivono nella povertà. Un numero quasi altrettanto elevato ha a disposizione solo il minimo indispensabile. Caritas afferma di contrastare, alleviare e prevenire l’indigenza, che colpisce una persona su dodici. “Una Svizzera senza povertà è possibile – afferma l’organizzazione – non è tuttavia ancora una realtà. Il rischio di povertà è da ricondurre principalmente a condizioni quadro sociali, politiche ed economiche”. Discorso chiaro che non proviene dalla sinistra.

Eurostat, il sito di statistica dell’Unione europea, ha indicato recentemente che il tasso di persone a rischio povertà in Svizzera si situa al 19, 5%. È vero che i dati vanno presi con le pinze e valutati secondo i diversi criteri di calcolo, ma è significativo che vi sia coerenza fra fonti diverse.

Vermögenszentrum, che si occupa di temi relativi alle pensioni, ha rivelato la scorsa estate che negli ultimi venti anni gli svizzeri hanno ricevuto sempre meno soldi al momento della pensione. Dal 2002 al 2022 le rendite del secondo pilastro sono diminuite mediamente quasi del 40%. Per fortuna soccorre l’AVS, che invece è aumentata del 19% (quando si capirà che il pilastro forte e sicuro è il primo e non il secondo?)

Altro dato significativo è l’aumento delle disuguaglianze sociali. La ricchezza dello 0, 9 per cento più ricco della popolazione è più che raddoppiata, da 426 miliardi a 1, 1 trilioni solo tra il 2005 e il 2021, il che significa che oggi possiede il 43% di tutti i beni (Republik).

Meno aiuti all’estero più rifugiati

Torniamo al preventivo 2025. Come detto, si regalano 530 milioni di franchi all’esercito e si tagliano 110 milioni all’aiuto all’estero oltre che alla politica d’asilo. La direttrice dell’Associazione dei Comuni svizzeri ha denunciato la riduzione di mezzo miliardo di franchi all’anno della somma forfettaria per l’integrazione che rende “ingestibile” la politica d’asilo. Sono misure inique. Meno cooperazione internazionale uguale più rifugiati: è un’equazione semplice, comprensibile anche a un bambino delle elementari. L’aiuto allo sviluppo, la cooperazione, l’aiuto umanitario, la promozione della pace sono fattori determinanti per sostenere le persone che vivono in zone povere o dove sono in corso conflitti. Se aiuti in loco, la gente non emigra. Ma per il Parlamento conta il freno all’indebitamento e non considera le conseguenze politiche e sociali delle misure di risparmio.

Invece si decide di investire nell’esercito. Un’istituzione allo sbando, che Viola Amherd non ha saputo gestire. Così si è messa in salvo dimissionando in fretta e furia per evitare di fare la fine dei suoi predecessori Chaudet e Gnägi, sacrificati da scandali grigioverdi, che in Svizzera sono una costante. L’Unione democratica di centro ha chiesto le dimissioni di Amherd, e lei tre giorni dopo se n’è andata. Fa un po’ ridere l’UDC, perché il partito ha gestito per 24 anni il dipartimento con risultati altrettanto pessimi. Inoltre, ci sono state anche le dimissioni del presidente del Centro Gerhard Pfister: non un ritiro, ma una discesa in campo per bussare alla porta del Consiglio federale.

Amherd si mette in salvo

La Delegazione delle finanze, organo parlamentare incaricato di sorvegliare la gestione finanziaria della Confederazione, presieduta dall’UDC Lars Guggisberg, ha scritto a Viola Amherd esprimendo preoccupazione per una serie di progetti militari fallimentari, come rivelano il Blick e la NZZ. I problemi dell’esercito non sono pochi. Il nuovo sistema di sorveglianza dello spazio aereo è in ritardo da anni. Anche l’introduzione del sofware logistico è stata interrotta. L’acquisto di droni israeliani – risalente al 2015 sotto la gestione di Ueli Maurer – è una fregatura: ci sono difetti tecnici che ne impediscono l’uso, perché si scontrerebbero con gli uccelli o con i parapendii. Se il problema non si risolve dovrebbero essere accompagnati, udite udite, da elicotteri o da aerei (non è una barzelletta!) Il sistema di telecomunicazioni mobile, progetto da 2 milardi di franchi, rischia lo scacco ed è in ritardo di 14 mesi. Ritardo anche per la rete di comando dell’esercito, costo previsto un miliardo di franchi. Anche il progetto “Rete di dati sicura Plus” (RDS+) fa acqua, per aspetti tecnici e organizzativi. Infine la Delegazione delle finanze ritiene che la messa in funzione completa della nuova piattaforma di digitalizzazione sia rischio.

Ma non è tutto. Ci sono stati anche i pasticci combinati dalla fabbrica di armi RUAG. E non dimentichiamo l’acquisto dei caccia F-35, oltre sei miliardi di franchi, stanziati da Amherd senza dar seguito a un voto popolare dopo la riuscita dell’iniziativa che rimetteva in discussione l’acquisto. Lì casca come una bomba la dichiarazione di Elon Musk, l’uomo nero della Casa Bianca: “Solo gli idioti costruiscono il caccia F-35” e “fermiamo il peggior rapporto prezzo prestazioni militari della storia”. Il futuro è dei droni, dice Musk, ma ci arrivavamo anche noi. Se sono idioti i costruttori, gli acquirenti cosa sono?

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

L’esercito che traballa ha fatto scappare Viola Amherd, che anche politicamente è criticabile, per voler spingere la Svizzera (pseudo) neutrale nelle braccia della NATO.

Malgrado questa sfilza di inadempienze, il Parlamento continua inflessibile a foraggiare l’esercito, quest’anno con 530 milioni di franchi in più, sacrificando l’aiuto alla coperazione allo sviluppo e la politica d’asilo. E pensare che anche la Neue Zürcher Zeitung aveva messo in guardia fin dal maggio del 2022, poco dopo l’invasione russa dell’Ucraina, criticando “l’aumento frettoloso del bilancio dell’esercito che non rende la Svizzera più sicura”.

Abolire il freno all’indebitamento

Il freno alla spesa è osannato dalla destra svizzera ma andrebbe abolito. Naturalmente, non passa per la testa a deputati e politici menostatisti di introdurre un’impostina a carico delle multinazionali che hanno distribuito l’anno scorso miliardi di franchi agli azionisti. Men che meno si prende in considerazione la micro imposta universale e uniforme sui pagamenti elettronici, un’occasione per lo Stato di incassare miliardi di franchi. No, la massima pensata di Parlamento e Governo è l’aumento dell’IVA, così pagano tutti senza proporzionalità tra ricchi e poveri.

Il popolo paga, guadagna meno, è confrontato con tagli che lo penalizzano ma continua a votare, in maggioranza, per coloro che lo impoveriscono.

Qui c’è lavoro, e autocritica necessaria, per la sinistra!

Pubblicato da Quaderni alternativi 



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