Geopolitica ed energia nell’agenda di Top 500


Da giovedì iscrizioni aperte all’evento che si terrà il 13 marzo al teatro Sociale di Mantova. Gli esperti di PwC: il mix energetico dell’Italia espone particolarmente il Paese ai rischi

Il conto alla rovescia è iniziato. Da giovedì 27 sarà possibile iscriversi a Top 500, l’appuntamento diventato il punto di riferimento per imprenditori e cittadini alla ricerca di risposte sullo stato di salute e le prospettive dell’economia. A Mantova l’evento sarà giovedì 13 marzo, al teatro Sociale, dalle 18 alle 20. La partecipazione è gratuita, previa registrazione sul sito gazzettadimantova.it.

Il progetto

Top 500 2025 è un progetto omnichannel organizzato da Gruppo editoriale Athesis e da PwC Italia che si tiene nelle quattro province (Vicenza, Verona, Brescia e Mantova) e vede (in collaborazione con l’Università di Verona – Economia Aziendale) la pubblicazione e l’analisi dei bilanci 2023 delle aziende e un evento pubblico in cui imprenditori, esperti e analisti si confrontano sul tema «L’Europa e la difficile transizione del mercato». L’inserto cartaceo avrà una trasposizione digitale sul portale top500.gazzettadimantova.it. A Mantova l’inserto di 56 pagine uscirà il 13 marzo.

Gli ospiti

Accanto agli interventi di PwC Italia e dell’Università degli Studi di Verona, si alterneranno speech e tavole rotonde con nomi d’eccellenza dell’imprenditoria, rappresentanti di Confindustria, docenti universitari ed economisti. Tra gli ospiti l’economista Carlo Cottarelli, l’analista geopolitico Dario Fabbri e il giornalista e analista politico Andrew Spannaus.

Il tema energia

Secondo i risultati della 28° Annual Global Ceo Survey di PwC (l’indagine annuale che raccoglie le prospettive di 4.701 CEO a livello globale, di cui 122 in Italia) più della metà dei dirigenti di tutto il mondo ha dichiarato di sentirsi da moderatamente a estremamente esposto alla minaccia di conflitti geopolitici nei prossimi 12 mesi. Le tensioni geopolitiche sempre più acute e ravvicinate degli ultimi anni hanno aperto la strada a una serie di incertezze che interessano il panorama globale, alimentando preoccupazioni riguardo all’andamento dei mercati energetici. In particolare, l’intensificarsi della crisi in Medio Oriente ha accentuato ulteriormente le preoccupazioni riguardo la sicurezza degli approvvigionamenti energetici.

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Nonostante la diminuzione del costo dell’energia registrata nell’ultimo anno, a partire dal 2018 le industrie ad alto consumo energetico hanno visto i loro costi di produzione aumentare fino a oltre il 40%, con effetti diversi a seconda del paese. Non a caso, sia a livello globale (al secondo posto) sia italiano (al primo), è proprio l’aumento dei costi a preoccupare maggiormente le aziende che temono di non essere economicamente sostenibili entro i prossimi dieci anni. Tale fattore è percepito come una minaccia particolarmente dai dirigenti che operano nel settore Energy, Utilities & Resources più che dai colleghi degli altri settori, e lo stesso accade per la difficoltà nel determinare i prezzi (28% vs la media dei settori del 23%) e il rischio legato alla supply chain (23% vs media dei settori del 17%).

Per quanto riguarda il contesto italiano, la riduzione dei prezzi dei beni energetici nel corso del 2024 (-10,1% rispetto al 2023 ) ha agevolato un rallentamento dell’inflazione. Tuttavia, il 2025 si profila come un anno potenzialmente problematico per il prezzo dell’energia elettrica, che ha registrato una media di 108 €/MWh nel 2024 ed è già arrivato a 150 €/MWh nelle prime settimane del 2025, prospettando un anno complicato. Questo incremento potrebbe avere un impatto rilevante sulle industrie e sulle filiere produttive italiane, già messe a dura prova da costi energetici superiori rispetto ai concorrenti europei, a causa di un mix energetico fortemente dipendente dal gas e dalle importazioni. Nel primo semestre del 2024, il prezzo dell’energia elettrica in Italia è stato del 34% più alto rispetto alla Spagna (dove sono stati installati impianti rinnovabili di grande capacità che permettono di dover importare poca energia), e del 18% più alto rispetto alla Francia, che si avvale anche della produzione nucleare.

La dipendenza dell’Italia dalle importazioni di gas rappresenta la principale causa del costo più elevato dell’energia italiana rispetto ai paesi citati, che utilizzano gas solo per il 23% (Spagna), il 6% (Francia) e il 17% (Germania) contro il nostro 45% . Per questo la crescita nell’utilizzo delle rinnovabili registrata negli ultimi 20 anni (dal 17,4% del 2002 al 35,6% del 2022 ) non è stata accompagnata da uno speculare vantaggio economico.

Come di recente dimostrato anche dal conflitto russo-ucraino, il mix energetico dell’Italia espone particolarmente il paese ai rischi connessi alle crisi geopolitiche, con l’effetto di un inasprimento delle sfide macroeconomiche e della twin transition che coinvolgono tutte le aziende in questo tempo di incertezza.

Oltre che da una maggior collaborazione tra imprese e istituzioni per aumentare l’approvvigionamento energetico nel breve periodo, la sicurezza energetica del futuro dipende anche da azioni concrete che le imprese possono e devono attuare, come il monitoraggio costante delle implicazioni della crisi energetica per il proprio settore o la propria attività, la diversificazione del proprio approvvigionamento energetico e l’innovazione tecnologica. Anche portare a perfezionamento la transizione energetica includendo interventi di riqualificazione degli spazi ed efficientamento energetico, ed investendo nella ricerca e sviluppo di tecnologie che possano contribuire a una maggiore sostenibilità energetica, sono a tutti gli effetti scelte strategiche in grado di generare effetti positivi nel medio-lungo termine, che faranno la differenza.



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