«No alla privatizzazione strisciante dei servizi sociali»


Nel Vicentino, ma non solo, il fronte sindacale è effervescente. Anzitutto c’è la questione dei consorzi sovracomunali che la Regione Veneto vuole costituire per gestire i servizi sociali. Consorzi che sono noti come Ats. Alcuni giorni fa il sindacato autonomo Cub ha cominciato a sparare a palle incatenate quando dal Trevigiano si sono materializzati i primi obiettivi cari a palazzo Balbi. Poi a cascata si è mossa pure la Cgil che ieri nella sede provinciale ha riunito una parte dei vertici provinciali per fare il punto della situazione. Allargando quindi lo spettro del dibattito in corso che si colloca tra l’altro in un quadro a tinte fosche per quanto riguarda la salute dell’economia veneta.

«Con la legge regionale 9 del 9 aprile 2024, la Giunta regionale del Veneto ha dato il via all’istituzione di 24 Ambiti territoriali sociali Ats, in attuazione di una legge nazionale. La 328 del 2000 – scrive in una nota diramata ancora il 15 febbraio dalla segretaria regionale della Cub Maria Teresa Turetta – questi Ats dotati di personalità giuridica e autonomia, rappresentano un modello di governo locale del welfare che rischia di compromettere ulteriormente i servizi socio-assistenziali» che oggi sono in capo ai comuni e per certi versi alle Regioni.

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Più nel dettaglio la legge 328 del 2000, che risale a venticinque anni fa, si inserisce «in un contesto storico caratterizzato da politiche di esternalizzazione e privatizzazione dei servizi pubblici. Tale approccio ha portato alla creazione di nuove strutture e poltrone politiche, con costi esorbitanti e un peggioramento dei servizi per i cittadini» attacca la Cub. Secondo quest’ultima il Veneto, pur arrivando tardi all’attuazione di questa legge, «sembra non aver tratto insegnamento dalle esperienze negative di altre Regioni che l’hanno applicata per prime. La riforma, infatti, si scontra con il problema dei tagli alle risorse pubbliche destinate al sociale e alla sanità». Tra l’altro la 320 durante la XIII legislatura fu fortemente voluta dal governo di centrosinistra allora capitanato da Giuliano Amato. La norma all’epoca non incontrò però troppa resistenza nella allora opposizione di centrodestra.

Ad ogni modo nella stessa nota Turetta cita il caso del Comune di Bologna, che anche col supporto della Triplice nel preferire un approccio più improntato alla esternalizzazione e alla privatizzazione de facto ha dovuto frettolosamente fare marcia in dietro, pena, un ulteriore «sbrindellamento di un servizio pubblico già sofferente» fa sapere Turetta ai taccuini di Vicenzatoday.it». Per di più la sortita di quest’ultima ha fatto sentire i suoi effetti nei corridoi della politica trevigiana in cui i partiti, sia del centrodestra come del centrosinistra, hanno cominciato a temere un ritorno negativo qualora avessero appoggiato tale riforma: anche perché le elezioni regionali sono dietro l’angolo.

Il problema non è meno sentito nella base dei sindacali confederali dove la dirigenza si è misurata con un problema che monta di giorno in giorno. E tant’è che ieri a Vicenza si sono riuniti i vertici della Cgil. Nella sede di via Vaccari  c’erano il segretario generale Federico Puggioni, la segretaria berica dello Spi-Cgil (sigla che tutela i pensionati) Chiara Bonato nonché il segretario per il Vicentino della Cgil-Fp funzione pubblica Stefano Bagnara. I tre, in un summit interno hanno fatto il punto della situazione: il tutto mentre la Cgil trevigiana ha già messo le mani avanti.

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Saldo e stralcio

 

E su una linea non troppo dissimile da quella adottata dalla Cub ha chiesto alla Regione Veneto di non procedere col disegno caro alla giunta. «Noi diciamo no alla privatizzazione strisciante dei servizi sociali» ribadisce comunque Turetta ai taccuini di Vicenzatoday.it. Il timore della Cub sta nel fatto che la riorganizzazione dei servizi su base territoriale, la creazione di consigli di amministrazione, non solo depaupereranno le poche risorse a disposizione delle municipalità e della Regione, ma potrebbero fornire il presupposto per subappaltare ai privati: i quali seguendo prioritariamente la necessità di fare profitto potrebbero essere carenti sulla qualità del servizio reso alla cittadinanza.

LA PROPOSTA DEL SUNIA

Su un versante ancora diverso si sta invece muovendo il Sunia, ossia la sigla che fa capo alla Cgil e che tutela gli inquilini. Non più tardi di ieri il Sunia stesso  sul proprio portale ha fatto una proposta «insolita». Quella di non demolire il cantiere del campo base provvisorio della Superstrada pedemontana veneta Spv (ora che l’opera è completata) a ridosso dei Comuni di Bassano del Grappa, Cassola e Romano d’Ezzelino. Il motivo? Mantenere in piedi le strutture, riqualificarle col contributo dei Comuni un modo da trasformare il sito in una struttura che ospiti abitazioni per i meno abbienti. «Se potessimo contare anche su altri contributi come quelli regionali, statali od europei – precisa il segretario berico del Sunia Francesco Brasco – avremmo la possibilità di realizzare un nodo, quello che gli anglosassoni chiamano hub, utile non solo al Vicentino ma pure al Trevigiano: a partire dai territori di Borso e Pieve del Grappa». Il caso peraltro è già finito nel mirino della stampa locale.

La cosa ha cominciato a far discutere la politica sia a livello locale che regionale. Alcuni ambienti del Carroccio a livello locale avrebbero preso bene la proposta. Altri ambienti sarebbero più scettici. La consigliera regionale del Pd Chiara Luisetto si è subito detta interessata mentre altri ambienti della compagine democratica sarebbero più prudenti. Ancor più favorevoli sono invece i consiglieri regionali di Ev Enzo Masolo e Andrea Zanoni.

MOMENTI DI TENSIONE

In seno alla Cgil berica tra l’altro si sarebbero registrati anche alcuni momenti di tensione. Due giorni fa infatti all’hotel Tiepolo di Vicenza è stata convocata, appunto per la provincia berica, l’assemblea generale della Filctem, ossia la sigla che nella stessa Cgil supporta i lavoratori della chimica e di altri settori affini. All’ordine del giorno c’erano tre punti: il primo dei quali riguardava una discussione sul «bilancio di previsione 2025».

L’incontro è avvenuto a porte chiuse, ma da quello che trapela in queste ore in via Vaccari, la tensione  «la si poteva tagliare col coltello». Non è ancora dato sapere se il budget, de facto proposto dal segretario berico Giuliano Ezzelini Storti, sia stato approvato o meno. Ma dalle indiscrezioni che filtrano, alcuni componenti dell’assemblea avrebbero chiesto di passare ai raggi X alcune poste per meglio comprendere lo stato di una situazione «apparsa di non facile lettura». Le bocche rimangono cucite, ma il caso potrebbe avere «uno strascico rumoroso». Questi almeno sono i boatos che giungono dal quartier generale berico della Cgil.



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