Duecento chili di droga sono spariti la scorsa notte da un deposito dell’esercito senza che il personale in servizio notasse nulla così, ora, il governo Abela si trova a dover gestire l’ennesima tegola.
Tramite un comunicato, la polizia ha confermato che un container situato presso una struttura delle Forze Armate maltesi (AFM) ad Hal Safi è stato trovato con i sigilli forzati e “svuotato” dall’ingente quantitativo di resina di cannabis contenuta al suo interno, sequestrata nel giugno dello scorso anno nell’ambito di una inchiesta tuttora in corso e non ancora distrutta.
Il furto, avvenuto attorno alle 3 in un’area militare sorvegliata e controllata da telecamere e scoperto solo durante una ispezione di routine nell’area, ha portato alla sospensione immediata del comandante delle Forze Armate maltesi, il brigadiere Clinton J O’Neill, chiesta dal ministro degli Interni Byron Camilleri. Quest’ultimo, a sua volta, ha fatto un passo indietro presentando le dimissioni, respinte poi dal Primo Ministro Robert Abela che ha invece annunciato l’intenzione di avviare un’inchiesta amministrativa per far luce sull’accaduto.
Nello specifico, attraverso una nota stampa, Camilleri ha affermato di essere stato informato dell’accaduto questa mattina, chiedendo subito chiarimenti al comandante dell’AFM, poi temporaneamente sospeso dall’incarico «fino a quando non saranno accertati con chiarezza alcuni fatti».
Ha spiegato che settimane prima era stato informato della necessità di trasferire le droghe sequestrate dal Freeport a causa di possibili azioni sindacali che avrebbero potuto interessare lo scalo. La scelta di affidare la loro custodia alle Forze Armate è stata coordinata dal segretario permanente del Ministero con il brigadiere O’Neill, e il ministro sostiene di non aver più ricevuto aggiornamenti su come sia proseguita la faccenda fino al furto della scorsa notte.
Lo stesso Camilleri, come detto, ha presentato le sue dimissioni al primo ministro Robert Abela, dichiarando: «Anche se non ho avuto alcun ruolo nella decisione di stoccare la droga in quella struttura né nella sua gestione, ritengo che il principio di integrità richieda questo gesto. Lo faccio perché sento che si tratta di un caso grave, sebbene lo compia con grande serenità perché il mio lavoro è sempre stato quello di essere al servizio dei cittadini».
Parlando con i giornalisti, il Primo Ministro Robert Abela, ha dichiarato di non voler accettare le dimissioni di Camilleri, difendendo strenuamente il suo operato: «Byron Camilleri è conosciuto per la sua serietà, integrità e professionalità. Non era coinvolto nella decisione di conservare la droga nella struttura militare, né nella mancata distruzione del carico sequestrato».
Elencando i vari traguardi che, secondo Abela, il Ministero dell’Interno avrebbe raggiunto in questi anni sotto la guida di Byron Camilleri, il Premier ha annunciato l’apertura di un’inchiesta amministrativa che si affiancherà a quelle già in corso da parte della magistratura e della polizia. I dettagli sulle modalità e i componenti della commissione saranno resi noti nei prossimi giorni.
Di tutt’altro avviso il leader del Partito Nazionalista, Bernard Grech, che ha invece incalzato Abela affinchè accetti le dimissioni del ministro dell’Interno, accusandolo di una gestione fallimentare della sicurezza pubblica. Grech ha ricordato le precedenti richieste di dimissioni del ministro legate ad altri scandali, tra cui quello delle carte d’identità false e i suicidi avvenuti nel penitenziario del Corradino sotto la gestione del colonnello Alex Dalli.
«Questo è solo l’ultimo fallimento di Camilleri, che invece di garantire la sicurezza dei cittadini ha permesso che 200 chili di droga che avrebbero dovuti essere distrutti sparissero da una struttura militare», ha dichiarato il leader dell’opposizione, «tutto questo pasticcio conferma come Robert Abela sia così preoccupato di proteggere chi lo circonda da non riuscire a concentrarsi sulla ricerca di soluzioni per il Paese».
(in copertina, immagine di archivio, credits: DOI / Clodagh O’Neill)
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