Giornata di festa e riflessioni a San Mauro Forte che ha ricevuto la visita della presidente della Corte Suprema di Cassazione, Margherita Cassano. A Cassano, «per la dedizione al servizio dello Sta- to e della Costituzione e per il legame profondo con la nostra terra», è stato con- segnato, nell’ambito di un’edizione straordinaria, il premio “Torre Normanna”. Nel fare gli onori di casa e nel porgerle saluto dell’intera comunità all’illustre ospite, il sindaco di San Mauro Forte, Nicola Giuseppe Savino, ha anticipa- to che a breve, sarà conferita la cittadinanza onoraria sia a Margherita Cassa- no che alla sorella Alessandra Cassano, oncologa di fama internazionale, che la accompagnava. La presidente della Corte Suprema di Cassazione, accolta all’arrivo in paese da tanti “piccoli cittadini” che sventolando bandierine tricolori hanno cantano l’inno nazionale, si è detta emozionata e onorata per l’affetto che gli è stato dimostrato in questa occasione: «Una giornata indimenticabile per vari motivi, ma soprattutto dal punto di vista umano perchè rinsalda i legami fortissimi che hanno sempre contraddistinto l’incrocio della storia della mia famiglia con la terra di Basilicata». Cassano nel ricordare il «legame circolare» che lega la sua famiglia alla Toscana e la Basilicata, ha ricordato le vicende di entrambi i suoi genitori. La madre, nata nel 1928 a Grassano, a 10 anni, dopo aver frequentato la quarta e la quinta elementare nello stesso anno, fu mandata dai nonni della Cassano, «con straordinaria lungimiranza», a studiare a Firenze approfittando del fatto che lì viveva un parente. «Nostra madre – ha ricordato la presidente della Corte Suprema di Cassazione – dopo essersi laureata a 21 anni in Lettere classiche e dopo aver avuto anche un incarico a Firenze, decise di tornare ad insegnare in Basilicata. Quando ci raccontava di quegli anni ricordava sempre: “Se tutti lasciassero definitivamente la regione, la Basilicata morirebbe”. Nei mesi precedenti il conferimento della cattedra a Tursi, decise anche di aiutare gratuitamente le persone di Grassano che ave- vano necessità di studiare per conseguire il diploma scolastico. Adesso quando con mia sorella torniamo a Grassano, noi siamo ancora le figlie della professoressa». A Tursi, l’incontro con il marito, ovvero con il padre della Cassano, il magistrato Pietro Cassano che ha svolto l’incarico di Pretore a Rotondella negli anni ‘50, che «nato nel 1919, aveva già chiesto e ottenuto il trasferimento come giudice in Toscana». Trascorso un certo periodo di tempo, come ha proseguito Cassano, «fu inevitabile scegliere sul se dovesse prevalere la ragione dell’impegno sociale in Basilicata o seguire nostro padre in Toscana per formare una famiglia». Il trasferimento in Toscana è stato «fisico più che affettivo», ha sottolineato la presidente della Corte Suprema di Cassazione, come dimostrato dal fatto che «la vita familiare è stata sempre scandita dalle testimonianze lucane che ci davano i nostri genitori». Significativa la evocazione di quello che ha definito un «atto di coraggio» della nonna paterna che, quando sua padre aveva ancora cinque anni lo portò a trovare lo zio, Leonardo Villone, detenuto nella Casa Mandamentale in quanto socialista, per fargli prendere coscienza della dura realtà di quello scarso rispetto dei diritti in quei tempi: «Ti devi rendere conto che tuo zio è un galantuomo e non ha commesso reati». «Bisogna conservare la memoria – è stato uno dei plurimi messaggi che Cassano ha voluto offrire -: è la memoria che ci da la consapevolezza della storia passate per orientare il futuro ed avere le idee chiare sugli obiettivi da perseguire». Contro la «persona massa» e «l’individuo spersonalizzato», richiamato l’articolo 2 della Costituzione: «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti invio- labili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale». Gli organizzatori hanno poi omaggiato anche la dottoressa Alessandra Cassano, di cui è stato ricordato il profilo professionale quale Oncologa, Professore Associato presso al facoltà di Medicina e Chirurgia “A. Gemelli” dell’Università Cattolica Sacro Cuore di Roma. Cassano ha ricordato un aneddoto di quando era piccola ed entrando da un fruttivendolo in compagnia del padre sottrasse una castagna, ma quando la fece vedere al padre quest’ultimo gli disse che dovevano tornare indietro, restituirla e chiedere scusa. Cosa che avvenne, «era imbarazzato anche il fruttivendolo», ma nonostante la vergogna provata ne conserva ancora il segno di un insegnamento di rettitudine e rispetto degli altri, «che mio padre mi ha lasciato per tutta la vita».
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link