Mediterraneo, futuro e dialogo


Politica

di Giuseppe Ariola





Giovedì e venerdì scorsi l’Aula dei gruppi di Montecitorio ha ospitato 250 delegati provenienti da oltre 30 paesi che fanno parte della PAM (Assemblea parlamentare del Mediterraneo), organismo che riunisce gli stati dell’area Mediterranea. Al termine della due giorni di conferenza, il deputato Giulio Centemero è stato eletto alla presidenza dell’Assemblea a coronamento dell’ottimo lavoro svolto negli ultimi anni dall’intera delegazione italiana. Un risultato che premia, quindi, uno sforzo comune e dal quale adesso, come ci ha detto lo stesso Centemero, ripartire con lo sguardo rivolto al futuro e alle nuove generazioni.

Come è andata questa due giorni che l’ha vista eletto alla presidenza dell’Assemblea Parlamentare del Mediterraneo e con che spirito approda questo nuovo impegno?

“L’elezione è andata liscia ed è stata assolutamente condivisa, quindi si è svolta senza problemi. L’accolgo con spirito positivo e propositivo, anche se il periodo è chiaramente non dei più facili, ma ci sono dei processi di pace in corso e quindi l’ottica deve essere quella di costruire una pace duratura e delle opportunità per i nostri giovani. Non a caso, il progetto di questi due anni è di costruire a latere dell’Assemblea parlamentare del Mediterraneo un forum per i giovani del Mediterraneo, proprio per sviluppare questo concetto di futuro”.

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Un futuro che per quanto riguarda il Mediterraneo sembra essere sempre più importante, perché quest’area che ha ritrovato, anche dal punto di vista dell’attenzione politica, una nuova centralità. Penso anche allo stesso Piano Mattei, che in qualche modo coinvolge diversi dei paesi che fanno parte dell’Assemblea…

“Sì, esatto. Questa è una piattaforma che potrà essere molto utile al Piano Mattei, al ruolo dell’Italia nel Mediterraneo e oltre. In più c’è un tema di ritrovata centralità, anche nell’ottica di una stabilità del mondo che è un po’ in discussione. Quindi la nostra area torna a essere importante, anche dal punto di vista energetico ed economico. Se pensiamo al fatto che, per esempio, si sta parlando di tornare al nucleare, ma si sta parlando anche di sviluppo di alternative al gas, è chiaro che un’area che ha la tecnologia nella sua sponda nord e ha tanto sole e tante risorse nella sua sponda sud, può essere fondamentale un po’ per tutto il resto, se non addirittura del pianeta, certamente della macroarea. L’Italia può davvero giocare un ruolo fondamentale, perché geopoliticamente si pone su un piano dialogante con tutti, non di conflitto, e quindi può essere determinante in questo sviluppo che di sicuro non è semplice, ma se consideriamo le tantissime barriere che ci sono tra le nostre due sponde, anzi tre perché c’è anche il Golfo, basta lavorare su quelle perché si possa creare della crescita”.

Questo ruolo importante dell’Italia nell’Assemblea può essere utile al Paese anche per quanto riguarda l’interlocuzione e i rapporti con i nostri partener europei?

“Senza dubbio ci rafforza. Dentro l’Assemblea ci sono ovviamente diversi paesi europei, come la Francia, il Portogallo, la Romania e diversi altri. Ieri ai nostri lavori ha partecipato la commissaria europea Dubravka Šuica, ma anche due parlamentari europei, Razza che è italiano e che è a capo di un intergruppo con i paesi del Maghreb e un europarlamentare austriaco che è a capo di un intergruppo con i paesi del Golfo”.

Cosa eredita e cosa vuole tramandare di questa esperienza alla presidenza dell’Assemblea?

“Eredito il forum delle donne, presieduto adesso da una deputata degli Emirati, mentre prima era presieduta da una deputata del Portogallo, eredito il forum economico del Mediterraneo che si terrà a Marrakesh a fine maggio, e oltre a questo vorrei invece promuovere il forum dei giovani e poi anche un network o un ulteriore forum, questo poi lo vedremo, per favorire la discussione e il contatto con i piccoli Stati, quindi San Marino, il Principato di Monaco e via discorrendo, perché hanno dei temi tutti loro. L’obiettivo è quello di individuare una soluzione a dei problemi che sono comuni a questi paesi e che si possono risolvere con lo scambio di buone pratiche legislative”.


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