A marzo molti lavoratori noteranno un netto in busta paga inferiore rispetto ai mesi precedenti. Il motivo? La ripresa della trattenuta per l’acconto delle addizionali comunali, che si somma alle trattenute già applicate da gennaio per il saldo dell’anno precedente. Questo effetto, che si ripete ogni anno, può creare confusione tra i lavoratori e i pensionati.
Il fenomeno riguarda tutti i lavoratori dipendenti, indipendentemente dal settore di appartenenza o dal tipo di contratto, ad eccezione di coloro che rientrano nelle fasce di esenzione stabilite dai singoli Comuni e di alcuni contribuenti che sono esenti. Anche i pensionati risentono di questa trattenuta, con un cedolino più basso rispetto ai mesi precedenti. Vediamo nel dettaglio come funziona e quanto incide realmente.
Cosa sono le addizionali all’Irpef?
L’addizionale comunale all’IRPEF è un’imposta che si applica al reddito complessivo determinato ai fini dell’IRPEF nazionale ed è dovuta se per lo stesso anno risulta dovuta quest’ultima. Ogni Comune ha la facoltà di istituirla, stabilendone l’aliquota e l’eventuale soglia di esenzione nei limiti fissati dalla legge statale.
La definizione e la disciplina sono reperibili sul sito del MEF – Dipartimento Finanze: Addizionale comunale all’IRPEF.
Per conoscere l’aliquota applicabile nel proprio Comune di residenza, è possibile consultare l’elenco aggiornato delle aliquote pubblicato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze dal file PDF allegato con l’elenco dei Comuni e le relative aliquote deliberate.
Aliquote addizionale comunale nelle principali città italiane
Di seguito riportiamo una tabella con le aliquote di addizionale comunale per le dieci città italiane più popolose:
Città | Aliquota (%) | Soglia di esenzione (€) |
---|---|---|
Roma | 0.9 | 14.000 |
Milano | 0.8 | 23.000 |
Napoli | 0.8 | 15.000 |
Torino | 0.8 | 15.000 |
Palermo | 0.8 | 15.000 |
Genova | 0.8 | 15.000 |
Bologna | 0.8 | 15.000 |
Firenze | 0.8 | 15.000 |
Bari | 0.8 | 15.000 |
Catania | 0.8 | 15.000 |
Chi non paga l’addizionale comunale
Sono esentati dal pagamento dell’addizionale comunale:
- Chi non ha il domicilio fiscale nel Comune interessato;
- Chi è soggetto a IRES invece che a IRPEF;
- Chi paga un’imposta sostitutiva e non l’IRPEF (ad esempio, le partite IVA in regime forfettario);
- Chi non paga l’IRPEF in quanto incapiente. Sono incapienti i soggetti il cui reddito rientra nella no tax area, ovvero la soglia al di sotto della quale non si prevede tassazione. Per dipendenti e pensionati è 8.500 euro.
- Chi paga l’IRPEF, ma per un valore netto pari o inferiore a 12 euro (già al netto di detrazioni e credito d’imposta).
Leggi anche: IRPEF 2025, ecco le novità su detrazioni fiscali e aliquote
Come si calcola l’addizionale comunale?
L’addizionale comunale si calcola applicando l’aliquota stabilita dal Comune all’imponibile IRPEF, dopo aver sottratto eventuali oneri deducibili. L’imposta fa riferimento al Comune di domicilio fiscale al 1° gennaio dell’anno di riferimento.
Ad esempio, a Milano l’aliquota è dello 0,8% con una soglia di esenzione di 23.000 euro. Se un dipendente ha un imponibile di 25.000 euro, l’addizionale comunale da pagare sarà 200 euro (25.000 x 0,8%).
Come funzionano le addizionali comunali in busta paga?
Nei cedolini dei dipendenti, il datore di lavoro, in qualità di sostituto d’imposta, trattiene:
- Il saldo dell’anno precedente, suddiviso in 11 rate da gennaio a novembre.
- L’acconto per l’anno in corso, pari al 30% del totale, trattenuto in 9 rate da marzo a novembre.
Il datore di lavoro versa poi al Fisco l’addizionale con il modello F24, utilizzando il codice tributo 3843 per l’acconto e 3844 per il saldo.
Nota Bene: anche i datori di lavoro in regime forfettario con dipendenti hanno l’obbligo di ritenuta con l’approvazione della legge di conversione del Decreto Crescita dal 2019.
Perché lo stipendio di marzo diminuisce?
A marzo, oltre al saldo per l’anno precedente, inizia l’acconto per l’anno in corso, portando a una doppia trattenuta rispetto ai mesi precedenti.
Di quanto diminuisce lo stipendio?
L’importo della riduzione dipende dall’aliquota stabilita dal Comune di residenza del lavoratore. Vediamo qualche esempio pratico:
- Lavoratore a Roma con reddito lordo annuo di 30.000 euro
- Aliquota: 0,9% (270 euro annui)
- Saldo (gennaio-novembre): circa 25 euro/mese
- Acconto (marzo-novembre): circa 9 euro/mese
- A marzo, il netto si riduce di 9 euro rispetto a febbraio.
- Lavoratore a Milano con reddito lordo annuo di 50.000 euro
- Aliquota: 0,8% (400 euro annui)
- Saldo (gennaio-novembre): circa 36 euro/mese
- Acconto (marzo-novembre): circa 12 euro/mese
- A marzo, il netto si riduce di 12 euro rispetto a febbraio.
L’importo varia quindi in base all’aliquota comunale e al reddito del lavoratore.
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Anche i pensionati vedono un cedolino più basso
Le stesse regole si applicano anche alle pensioni. Ecco un esempio pratico:
- Pensionato con assegno lordo di 1.500 euro e residente a Roma (aliquota 0,9%)
- Addizionale comunale annua: 162 euro
- Trattenuta mensile da marzo: 5,40 euro
- Pensionato con assegno lordo di 2.500 euro e residente a Milano (aliquota 0,8%)
- Addizionale comunale annua: 200 euro
- Trattenuta mensile da marzo: 8 euro
Leggi anche: Come leggere la busta paga: la nostra guida su come si legge il cedolino
Cosa fare se la busta paga o la pensione sembrano troppo basse?
Se a marzo il netto risulta inferiore rispetto alle aspettative, il primo passo è controllare il dettaglio delle trattenute nel cedolino.
In caso di dubbi, è consigliabile rivolgersi a un consulente del lavoro per verificare che le aliquote applicate siano corrette e, se necessario, chiedere un’eventuale rettifica al proprio datore di lavoro o all’INPS per i pensionati.
Se hai bisogno di una verifica sulla tua busta paga o pensione, un consulente del lavoro (o Patronato) può aiutarti a interpretare correttamente il cedolino e a chiarire ogni dubbio.
Elenco annuale addizionale comunale IRPEF 2024 – 12 febbraio 2025 (6,6 MiB, 0 hits)
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