Buoni pasto: i formati e il funzionamento




Da un punto di vista prettamente tecnico, il buono pasto è un documento, disponibile in formato cartaceo o elettronico (buono pasto digitale), che conferisce al titolare la possibilità di pagare, entro i limiti del suo valore facciale, un pasto o comunque prodotti alimentari. Al di là della definizione, più o meno articolata, il buono pasto è senza ombra di dubbio uno dei più noti e utilizzati benefit aziendali.

La storia dei buoni pasto è ormai settantennale; la loro introduzione infatti risale al 1954, anno in cui furono distribuiti da alcune aziende del Regno Unito. In Italia, sono stati invece introdotti nella seconda metà degli anni Settanta del secolo scorso.

Nel corso di questi decenni la loro diffusione è aumentata in modo considerevole e, come nel caso degli anni precedenti, anche nel 2024 è stato il benefit più erogato dalle aziende.

Dato che si tratta di un interessante strumento di welfare aziendale, scopriamo i buoni pasto come funzionano, i loro formati e la disciplina fiscale che li riguarda.

Come funzionano i buoni pasto?

Il funzionamento dei buoni pasto è piuttosto semplice: un’azienda acquista i buoni pasto da una società emettitrice, come ad esempio Edenred, per poi distribuirli ai dipendenti e ai collaboratori.

I buoni, che possono essere cartacei, sempre meno diffusi, o digitali, altrimenti detti elettronici, possono essere utilizzati negli esercizi commerciali che hanno stipulato una convenzione con la società di emissione; sarà quest’ultima che provvederà al rimborso.

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Gli esercizi commerciali che hanno stretto accordi per accettare i buoni pasto sono particolarmente numerosi: si tratta di bar, ristoranti, trattorie, pizzerie, supermercati, agriturismi, strutture della grande distribuzione ecc. Il dipendente che ha ricevuto i buoni può utilizzarli dove vuole, ovviamente se la struttura è convenzionata.

Buoni pasto: l’opzione cartacea e quella digitale

I buoni pasto, come accennato, sono disponibili in due principali formati, quello cartaceo, che potremmo definire “storico” e ormai sempre meno diffuso, e quello digitale, sfruttabile con una carta o con un’apposita app installata sullo smartphone.

Si deve innanzitutto precisare che la versione digitale è sicuramente molto pratica e comoda, mentre quella cartacea consiste di un carnet contenenti buoni pasto cartacei costituiti da una matrice e da un buono, che è quello che deve essere consegnato alla struttura che eroga i pasti o i beni alimentari.

Si deve altresì sottolineare che i buoni digitali godono di una disciplina fiscale molto favorevole.

Gli aspetti fiscali relativi ai buoni pasto

La disciplina fiscale relativa ai buoni pasto ha subito diversi cambiamenti nel corso degli anni. Secondo le norme in vigore attualmente, i buoni pasto non concorrono, entro determinati limiti, alla formazione del reddito da lavoro.

A tal proposito si ricorda che è prevista una soglia di esenzione fiscale giornaliera di 4 euro per quanto riguarda i buoni in formato cartaceo e di 8 euro per quanto concerne quelli in formato digitale. Questi ultimi presentano quindi un profilo di convenienza sicuramente interessante.

Qualora il valore facciale del buono sia superiore al limite di esenzione fiscale, la parte eccedente concorrerà alla formazione del reddito dal lavoro. Se per esempio, consideriamo un buono pasto elettronico di 10 euro, la quota eccedente (2 euro) risulta imponibile.

Per quanto riguarda l’IVA, per molti buoni pasto, come ad esempio Edenred Ticket Restaurant®, è prevista attualmente un’aliquota agevolata del 4%; inoltre, l’IVA è detraibile nel caso dei buoni pasto digitali, ma non per quanto concerne quelli cartacei.

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Il costo che l’azienda sostiene per l’acquisto dei buoni pasto è interamente deducibile dal reddito d’impresa.

Vi sono alcuni distinguo da fare per quanto riguarda i buoni pasto acquistati dalle aziende senza dipendenti (che possono essere usati per pagare il pranzo a clienti, fornitori ecc.). In questo caso possono essere portati in deduzione per il 75%, ma per un importo massimo nel limite del 2% del fatturato. L’aliquota IVA prevista è del 10% e anche in questo caso la detraibilità è possibile solo nel caso di buoni in formato digitale.

I buoni pasto sono cedibili?

In base alle norme attuali, i buoni pasto non sono cedibili, non sono commerciabili e non possono essere usati da soggetti diversi dal legittimo titolare.

Si deve anche ricordare che nell’ambito della stessa spesa è possibile cumulare un massimo di otto buoni pasto.



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