Il tanto atteso giorno dopo le elezioni del Parlamento tedesco è finalmente arrivato. Si temeva il peggio, e cioè un’affermazione di Alternative für Deutschland maggiore dei sondaggi, considerando il sostegno massiccio di Elon Musk sul suo social X e, purtroppo, gli attentati terroristici a pochi giorni dal voto. La Germania ha vissuto la campagna elettorale con il fiato sospeso e con angoscia. Il grande successo di Afd c’è stato, ma non come previsto dagli scenari più drastici.
Ora bisogna rimettere in piedi un paese in grande difficoltà. A partire dalla situazione economica che incalza le vite e le tasche dei tedeschi, dalla crisi di fiducia nel futuro e di identità, dalla situazione geopolitica incandescente. Senza dimenticare il punto di vista sociale: il problema sarà riuscire a conciliare la grande generosità tedesca nell’accoglienza dei migranti con un’economia in crisi, che ora vede accorciarsi la coperta delle risorse per il welfare. I tedeschi hanno risposto all’appuntamento elettorale come non accadeva dal 1990, con un’affluenza dell’83%, perché hanno capito che il momento era importante, e tutti hanno voluto partecipare. Il che è un sintomo di buona salute per la democrazia tedesca.
Adesso è il momento di governare questa fase difficilissima. A noi italiani può far sorridere la drammatizzazione della situazione tedesca, perché noi alle crisi siamo abituati. Loro no, e fanno fatica ad affrontare più problemi insieme: non sono multitasking, diciamo. La responsabilità di prendere in mano le redini della Germania oggi spetta sicuramente a chi ha portato l’Union, Cdu e Csu, a essere il primo partito: Friedrich Merz. Il capo del partito vincitore non ha moltissime carte da giocare, soprattutto perché la sua vittoria non è un trionfo: si è fermato sotto il 30%, mentre Angela Merkel viaggiava sempre sul 35/40%. Questo comporta che – per poter mettere in piedi una maggioranza – le scelte debbano ricadere sull’Spd, e quindi su una nuova Große Koalition a due. Anche perché, in questa fase delicata, comporre una maggioranza a tre comporterebbe tempi lunghi e mediazioni sicuramente più faticose e fragili. E la Germania non se lo può premettere.
Altre scelte poi sono impossibili. Con Afd ha dichiarato perentoriamente di non voler governare; i liberali della Fdp sono fuori dal Parlamento; i Verdi non basterebbero da soli (a proposito, Robert Habeck ha annunciato l’intenzione di lasciare la guida del partito dopo il flop). La scelta dell’Spd è obbligata. E quindi oggi una Germania in difficoltà dovrà affidarsi ai due tradizionali Volksparteien, che non godono esattamente di ottima salute e che non sono più neanche troppo “del popolo”, viste le percentuali. Ma questo è, e coloro che si preparano a governare il paese dovranno fare di necessità virtù e mettere in campo la classe dirigente migliore per affrontare tutte le sfide che hanno davanti.
Cosa può tenere insieme questa Grande Coalizione? Certamente l’atlantismo, anche se con Trump – che vuole disgregare l’Europa – non sarà facile. Merz ha ribadito convintamente il sostegno all’Ucraina, così come Boris Pistorius, ministro della Difesa molto popolare e molto più risoluto su Kiev rispetto al “tentennante” Scholz (che non entrerà nel governo). E poi c’è il sostegno a Israele e alla sua sopravvivenza, ma non devo spiegare qui le ragioni storiche di ciò che accomuna la classe politica tedesca. Sull’immigrazione e sui respingimenti potrebbero trovare un’intesa: l’Spd ancora prima della campagna elettorale ha mostrato la faccia cattiva, e Merz – con il voto in Parlamento – cercò i voti di Afd. Su questo argomento Alternative für Deutschland ha dettato la linea. Un altro grande problema che dovranno affrontare insieme è quello delle regioni dell’ex Germania dell’Est, balcanizzata da Afd. Perché? Cosa non sta funzionando della riunificazione? Non si può fischiettare e fare finta di niente.
Sull’economia, sulle tasse, sul sostegno alle imprese e sul rilancio degli investimenti dovranno trovare un terreno comune. Su questo tema centrale c’è sicuramente una divaricazione: l’Spd ha aperto alla possibilità di revisione del freno al debito, mentre Merz – erede di Wolfgang Schäuble – è più rigido. Ma questa fermezza dovrà inevitabilmente mitigarla, se vuole davvero essere il Cancelliere che porta fuori la Germania dalle secche, aiutando anche l’Europa.
Ce la faranno a costruire una coalizione che duri fino al 2029? Ce la devono fare, perché oggi vivo in Germania (ma sono italiana) e ricordo le ironie tedesche sull’instabilità della politica italiana e so quanto incida sull’economia di un paese. Quindi, cari amici tedeschi, fate poco i fenomeni e rimboccatevi le maniche: Merz parli con Giorgia Meloni e veda con lei di difendere l’Europa.
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