La ministra del Turismo alla Camera: «Non intendo scappare, intendo difendermi nel processo»
Come ampiamente prevedibile, la mozione di sfiducia nei confronti della ministra del Turismo, Daniela Santanché, avanzata dall’opposizione, si è dissolta in un nulla di fatto. Con 134 sì e 206 no la Camera respinge. Era invece meno pronosticabile che la ministra prendesse la parola per difendersi dalla mozione di sfiducia avanzata dall’opposizione. Appena è iniziata l’aula della Camera, convocata per votare la mozione di sfiducia discussa due settimane fa, ha subito detto: «Mi trovo oggi a rispondere per la seconda volta a una mozione di sfiducia anche se questa ha per oggetto fatti, tutti da verificare, che sono antecedenti al mio giuramento da ministro. Ribadisco il mio impegno, il rispetto per la magistratura ma anche quello per i principi fondamentali del nostro ordinamento». Alla fine dell’intervento, però, apre a sorpresa all’ipotesi di dimettersi, se ci dovesse essere un nuovo rinvio a giudizio.
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Le parole di Santanché
La ministra del Turismo, decisa a difendersi dice, a proposito di Visibilia e dell’accusa di falso in bilancio di cui dovrà rispondere a processo a Milano e che è al centro della mozione di sfiducia presentata da M5s, Pd, Avs e Iv: «Non mi vengono condotte condotte materiali, ma poste collegate al fatto che la società è quotata in borsa». Parla poi dell’altra inchiesta che la riguarda, quella sull’ipotesi di truffa dei fondi Covid, che è ancora in fase di indagine, dicendo di aver usufruito di fondi come tante altre imprese. Risponde poi, punto per punto, a diversi parlamentari dell’opposizione intervenuti nelle scorse settimane. All’onorevole Baldino, del Movimento cinque stelle, che l’aveva accusata di conflitto di interessi: «Detto da chi ha fatto dell’incompetenza una squadra di governo, mi fa un po’ sorridere». Santanché critica anche Ricciardi, sempre dei Cinque stelle, perché alla discussione di due settimane fa: «Mi spiace per lei onorevole Ricciardi ma io non mi sento sola, anzi: ringrazio i tanti colleghi che sono con me e non mi sento sola neanche in Italia perché nella battaglia del garantismo ci sono la maggioranza degli italiani». E poi, più in generale, dice di essersi persino pentita delle campagne per le dimissioni di altri parlamentari fatte in passato. «La mia è una confessione sincera, ci sono del resto alcuni che non cambiano idea mai. Credo che la gogna mediatica e le paginate sui giornali devastino ancora prima del processo la vita delle persone con cicatrici che non si rimarginano. L’ergastolo mediatico è una condanna che rimarrà tutta la vita da ‘fine pena mai».
Santanché: «Non sono come voi, avrò sempre il tacco 12»
Poi l’accenno alla vicenda delle borse di Hermes false regalate a Francesca Pascale: «Nelle mie borse non c’è paura, sì ho una collezione di borse e non ho paura a dirlo. La verità è che voi non volete combattere la povertà, volete combattere la ricchezza. Io sono quella del Twiga e del Billionaire, porto il tacco 12 e tengo al mio fisico, ma sono anche quella che più di qualcuno di voi ha chiamato, ma mi fermo qua perché sono una signora». E ancora: «Non sarò mai come voi, avrò sempre il mio tacco 12, sarò felice di lavorare per e non contro qualcuno». In aula tra i banchi del governo anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, come sono presenti il ministro per i Rapporti con il parlamento, Luca Ciriani, e dell’Università, Anna Maria Bernini: «Io voto contro la sfiducia alla Santanchè, sono leale con il governo e sarò sempre leale».
L’ipotesi dimissioni
A sorpresa, la ministra apre all’ipotesi di valutare le dimissioni, qualora ci dovesse essere un secondo rinvio a giudizio, stavolta per l’ipotesi della truffa ai fondi Covid: «Valuterò la decisione del gup, e vedremo quale sarà perché per ora ha parlato solo l’accusa. Ma vi assicuro che valuterò da sola, senza pressioni di alcun tipo». Ed è qui, tra l’altro, che si alza l’applauso più sentito nei suoi confronti, dai banchi della sua stessa maggioranza, specie quando dice: «Non vorrei mai essere un problema».
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