È tornata la Ddr, e stavolta se la prende l’ultradestra


Il Muro nelle urne; ovvero la solita, irrisolta e dimenticata “questione orientale” della Germania riesplosa nel pieno dell’era trumpista. La mappa del voto tedesco restituisce il calco quasi perfetto fra i confini della vecchia Deutsche Demokratische Republik comunista e la nuova Germania-Est fascio-populista incarnata da Alice Weidel. Da Rostock fino a Dresda, dal fiume Oder ai confini con la Baviera: dove una volta era rosso ora è tutto dipinto di nero, anche se il colore ufficiale di Afd rimane l’azzurro-cielo.

Fa eccezione la città-stato di Berlino che si conferma nel ruolo di inconquistabile roccaforte della sinistra. Qui la Linke è risorta fino a diventare il primo partito con il 19,9% (+8,4% rispetto al 2021) davanti alla Cdu (18,3%; +1,1%) Verdi (16,8%; -5,2%) Afd (15,2%, +5,8%) e Spd (15,1; -7,1) con i liberali ridotti ai minimi termini. Nel rione multikulti di Kreuzberg-Friedrichshain, il motore culturale della città, hanno votato Linke un elettore su tre.

Una botta colossale per la Grosse Koalition che governa il “Rotes Rathaus; molto meno per Alice Weidel che riesce comunque a mantenere lo zoccolo duro del consenso radicato nei quartieri dell’Est dominati dai palazzoni sovietici. In molti collegi la sfida fra Afd e Linke si è giocata sul filo di lana delle virgole percentuali.

BERLINO, DI FATTO, resta un’enclave inglobata nel Brandeburgo dove Afd ieri ha raccolto il 32% dei voti staccando di anni-luce tutti gli altri sfidanti a cominciare dalla Cdu di Friedrich Merz arrivata seconda con il 18%. Peggio ancora negli altri Land della Germania orientale: in Turingia l’ultradestra ha sfondato gli ultimi argini di contenimento grazie al 38,6% dei voti, mentre nella confinante Sassonia ha fatto registrare il 37,7%. Identico trend nel Meclemburgo-Pomerania, lo Stato affacciato sul Mar Baltico: qui il 35% incassato dai fascio-populisti è una vittoria letteralmente schiacciante, perché Afd è riuscita a scalzare la Spd come primo partito del Land con l’impressionante distacco di quasi venti punti percentuali. In totale, su 16 Stati federali della Bundesrepublik, cinque sono finiti nell’orbita di Afd. Equivale a un terzo del Paese.

Più che sintomatica la fotografia del risultato del voto nei collegi elettorali della Germania dell’Est che prevedevano il mandato diretto al Bundestag. Del totale di 48 ben 45 sono stati conquistati dall Alternativa dell’ultradestra. Dal disastro generale si salvano nel centro-sinistra giusto il collegio dell’ex cancelliere Spd Olaf Scholz a Potsdam nel Brandeburgo (lo stesso di Annalena Baerbock dei Verdi) e la circoscrizione tenuta con le unghie dall’ex governatore della Turingia Bodo Ramelow (Linke), a Erfurt, la capitale del Land.

Del resto basta guardare al flusso di voti dal 2021 al 2025. Il boom a livello nazionale di Afd si deve essenzialmente a due fattori-chiave che hanno contato al di là e di più di qualunque effetto Musk. Alice Weidel è riuscita a “rubare” oltre 830 mila elettori al bacino della Cdu di Friedrich Merz e soprattutto ha incassato il voto di 1,8 milioni di tedeschi che quattro anni fa non erano andati alle urne.

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MA LA MIGRAZIONE del consenso è stato un elemento imprescindibile anche per la Linke, l’altra forza politica “vincitrice” delle elezioni accanto al trionfo dei fascio-populisti. I due capilista Jan van Aken e Heidi Reichinnek hanno raccolto oltre quattro milioni di voti riuscendo a convincere 700mila ex elettori dei Verdi, 560mila ex della Spd, 100mila ex liberali e 70mila ex democristiani. In più la sinistra si è rivelata in grado di mobilitare quasi 300mila non votanti dimostrando la capacità di seminare voti ben al di là del suo tradizionale campo di riferimento.

Complessivamente, il rilevante turn-out di voti registrato alle elezioni di ieri segnala la profonda mutazione avvenuta in tutto il Paese. Anche nella Germania dell’Ovest, soffocata dalla crisi economico-industriale non meno della Germania dell’Est, sono venute a galla le profonde faglie carsiche che a Berlino credevano di aver risolto. Insomma il voto attribuito in nome della tradizione familiare (che in Germania ancora contava nel 2021) oppure sulla fiducia non esiste più. Sono saltati gli ultimi steccati ideologici ormai dappertutto, come segnala l’enorme massa di elettori tedesco-occidentali che ha cambiato radicalmente voto rispetto a quattro anni fa.



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