FOGGIA – Nelle sorgenti c’è il 28% in meno di acqua rispetto alla media degli anni precedenti, negli invasi addirittura il 45% in meno. E le previsioni meteo sino ad aprile non sono positive: le temperature saranno oltre la media stagionale, le piogge scarse o nulle.
La crisi idrica in Puglia è tutta in questi numeri, sciorinati dal direttore generale di Aqp, Francesca Portincasa, ascoltata dalla commissione speciale di controllo sulla risorsa idrica che si è insediata ieri per la prima volta, una task force nata in Consiglio regionale per affrontare l’emergenza. «È la crisi idrica che ci sta preoccupando di più», ha ammesso Portincasa. Il livello dell’acqua non è, però, ai minimi storici (nel 2008 la situazione era peggiore), ma la scarsa neve accumulata e le temperature più alte rispetto alla media stagionale non fanno dormire sonni tranquilli. Per questo motivo, le restrizioni introdotte da Aqp già dallo scorso ottobre proseguiranno. «Per l’uso potabile – ha detto il direttore generale – possiamo essere relativamente tranquilli sino a ottobre e novembre di quest’anno». Scorte, quindi, per altri 7-8 mesi, sperando che il meteo poi sia clemente. «La situazione della Puglia potenzialmente è più critica di quella di un’isola, la Sicilia ad esempio l’acqua ce l’ha, ha gli invasi», ha evidenziato Portincasa.
Acquedotto Pugliese calcola che il prossimo luglio negli invasi ci sarà una disponibilità di acqua di 350 milioni di metri cubi in meno rispetto alla media degli anni precedenti e si toccherà il picco minimo; mentre nel periodo febbraio 2025-dicembre 2025 si registrerà il 53% in meno di risorsa idrica. Tutte le fonti di approvvigionamento sono in continua e «sensibile riduzione». Le sorgenti, rispetto ai valori medi del periodo di 4.663 litri al secondo si attestano a fine gennaio sui 3.360 litri al secondo.
Per gli invasi si registrano 123 milioni di metri cubi al Sinni, contro i 208 della media del periodo, e 50 milioni di metri cubi al Fortore contro i 166 di media del periodo.
Nonostante una situazione emergenziale, «non prevediamo che in Puglia possa essere interrotta l’erogazione di acqua nelle abitazioni per diverse ore al giorno come accaduto in Basilicata» recentemente o in Sicilia, ha rassicurato Portincasa. Aqp ha messo in campo diverse azioni e su più fronti per fronteggiare la crisi: si va dalla applicazione delle restrizioni sulla pressione, necessaria anche a ridurre le perdite, all’utilizzo sempre più accurato delle tecnologie di controllo, rilevamento perdite. A proposito delle perdite nella rete idrica, la più grande di Europa: attualmente si attestano al 40%, un dato in forte riduzione rispetto a 15 anni fa ma ancora “elevato”, ha ammesso il direttore generale di Acquedotto. «Nel 2026 – ha aggiunto però – prevediamo di calare ulteriormente al 36%, ma non ci accontentiamo ovviamente». Su un piano sistemico, Aqp è riuscito, negli anni, a ridurre il prelievo di acqua dall’ambiente. «Dal 2009 al 2024 Aqp ha risparmiato un volume di 100 milioni di metri cubi di acqua e il budget idrico per il 2025 prevede un’ulteriore riduzione del prelievo di 10 milioni di metri cubi d’acqua dall’ambiente», ha riferito Portincasa.
Gli investimenti previsti per le infrastrutture sono pari a 1,7 miliardi, per quanto riguarda il riuso delle acque affinate sono sei gli impianti già in uso, 35 quelli configurati e pronti ad entrare in servizio, 34 quelli che saranno pronti entro il 2028. Capitolo dissalatori: sono previsti dal piano d’ambito della Puglia sin dal 2002 come soluzione per affrontare le crisi idriche, Aqp è impegnato in diversi progetti. Tre di questi sono in fase avanzata e sono quelli di Taranto, Brindisi e Isole Tremiti. “Il dissalatore di Taranto – ha detto Portincasa – previsto dal piano d’ambito 2020-2045, è stato riconosciuto come la soluzione migliore per garantire resilienza e autonomia idrica all’area di Taranto e dell’arco ionico salentino, attualmente serviti da una sola linea di approvvigionamento, lo schema Sinni-Pertusillo”.
La realizzazione di un altro impianto di dissalazione è ipotizzata a Manfredonia e, secondo Aqp, “rappresenterebbe una soluzione utile a integrare risorsa idrica per la Puglia centrosettentrionale”. L’iniziativa, ancora allo studio, dovrà scontare i necessari di approfondimenti scientifici prima di entrare in fase progettuale e autorizzativa. Al vaglio anche una ipotesi di posizionamento alternativo dell’impianto, a Margherita di Savoia.
E poi nei piani c’è anche la realizzazione di tre nuovi acquedotti dall’Abruzzo, Molise e Albania. Acquedotto Pugliese ha commissionato uno studio sulle acque del fiume Tirino, in Abruzzo, al Politecnico di Bari e all’Università di Chieti-Pescara per valutare la fattibilità di una derivazione delle acque verso la Puglia. Per quanto riguarda l’Albania, l’ipotesi prevede una condotta sottomarina di alimentazione idrica che colleghi l’Albania alla Puglia, allo scopo di derivare verso l’Italia eventuali eccedenze. Il primo passo di questo complesso progetto dovrà essere uno studio approfondito del bilancio idrico albanese, per capire quanta acqua c’è e se sufficiente.
Lo riporta quotidianodipuglia.it
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