L’espresso Roma – Cortina? Un flop: soppresso dopo pochi mesi. L’inchiesta di Report, 35mila euro di ricavi con oltre due milioni di costi


TRENTO. Un treno che avrebbe dovuto portare migliaia di turisti a Cortina, ma che alla fine si è rivelato un vero e proprio fallimento. Un lusso sui binari e uno spreco di denaro.

 

Il treno dei desideri” è l’inchiesta di Danilo Procaccianti, andata in onda su Report domenica scorsa, che mostra il flop del progetto del treno espresso Cadore, Roma–Cortina, presentato in grande stile il 15 dicembre 2023 con tanto di testimonial Lino Banfi e la presenza sia del ministro Giorgetti che della ministra Santanchè, la quale aveva fortemente voluto il progetto e ne ha tagliato il nastro.

 

Il treno è stato attivo da dicembre 2023 a febbraio 2024 e poi in estate, nei mesi di luglio e agosto 2024, con molte corse cancellate, per poi essere soppresso definitivamente. “Avrebbe dovuto portare – viene spiegato nel servizio – a Cortina migliaia di passeggeri e invece nulla. In tre mesi sono arrivate solo 600 persone, molte delle quali non paganti”.

 

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 

Il progetto del treno Roma–Cortina è nato per volontà del governo. Nonostante la stazione di Cortina d’Ampezzo fosse stata chiusa il 17 maggio 1964, questo non ha fatto desistere i manager di Ferrovie dello Stato, che a fine 2023 hanno lanciato l’espresso Cadore. Un treno notturno che nei fine settimana doveva partire da Roma Termini per raggiungere i meravigliosi monti delle Dolomiti viaggiando di notte e guadagnando, quindi, la luce del giorno. L’arrivo, però, non era a Cortina, bensì 35 chilometri più a valle, a Calalzo.

 

I turisti arrivavano dopo un viaggio notturno a Calalzo e dovevano scendere, portandosi dietro valigie e sci, per prendere l’autobus che li avrebbe portati a Cortina”, spiega Ugo Cennamo, giornalista del Corriere della Sera, intervistato da Report. Ma non solo. Prima di arrivare a Calalzo, spiega Report, i viaggiatori dovevano sorbirsi una lunga sosta alla stazione di Treviso. Il motivo? Il treno, venduto come compatibile con l’ambiente, non lo era affatto. A un certo punto, infatti, la linea non è più elettrificata e serviva quindi smontare il locomotore elettrico e montare quello a gasolio, tutt’altro che amico dell’ambiente e con non pochi problemi fin dall’inizio.

 

“Il locomotore a gasolio – racconta Cennamo – già nella prima corsa di prova aveva registrato dei problemi a Ponte nelle Alpi. Il motore non aveva sopportato la salita, si era surriscaldato e il treno non era più riuscito a proseguire, tanto che, in quell’occasione, era stato necessario l’intervento di un gruppo di boy scout che ha lanciato delle secchiate d’acqua per raffreddarlo”.

 

 

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 

 

Un treno, insomma, che fin dall’inizio non è partito con i migliori auspici, e la situazione è poi peggiorata nel tempo. Il tutto spendendo milioni di euro per un unico treno, quando invece la tratta Venezia–Belluno è costellata di problemi, con treni regionali e pendolari che ogni giorno sono costretti a viaggiare tra ritardi e soppressioni. “Spesso la linea è interrotta – ha spiegato Thomas Menia Carbonese, sindaco di Danta di Cadore, intervistato da Report –. Non abbiamo mai avuto una giornata nel 2024 priva di problemi sulla rete ferroviaria provinciale”.

 

E non va meglio nelle stazioni, visto che non si trovano nemmeno i soldi per tagliare l’erba. Locali abbandonati e decadenti e bagni ridotti malissimo. Niente a che vedere con la stazione di Calalzo, arrivo dell’espresso Cadore, che è stata rimessa completamente a nuovo in tempi record. Il nuovo espresso avrebbe dovuto intercettare un turismo di qualità e con forti capacità di spesa, con una tariffa non alla portata di tutti: da 160 fino a 610 euro a persona, con cuccetta di lusso.

 

Effetti sul turismo? “Se ci sono stati, noi non ce ne siamo accorti”, ha spiegato il sindaco di Danta di Cadore. “Noi avevamo cercato un contatto con chi ha lanciato questo progetto: potevamo contribuire con le nostre proposte e avremmo potuto far capire che treni di questo tipo non avrebbero avuto successo. Ma nessuno ci ha mai coinvolti”, ha spiegato Gildo Trevisan, presidente del Consorzio Turistico Cadore Dolomiti.

 

Microcredito

per le aziende

 

Un vero flop, insomma. “È un peccato che non ci siano state richieste” è il commento della ministra del Turismo, Daniela Santanchè, intercettata dal giornalista di Report, Danilo Procaccianti. “Io ci ho messo la faccia, credo nel turismo sostenibile e credo che il treno sia il mezzo più sostenibile che abbiamo.”

 

Un flop non solo in termini turistici, ma anche economici. Ed è ancora Report a fare i conti. Per quel treno sono stati spesi circa 2 milioni e 300 mila euro: 470 mila euro di comunicazione, 690 mila euro di attività ancillari (di contorno), 890 mila euro di mobilio, 216 mila euro di accoglienza e 17 mila euro di spese di rappresentanza.

 

Per creare l’Espresso Cadore, Ferrovie dello Stato ha inoltre creato ad hoc una nuova società, chiamata Treni Turistici Italiani. Una società che, però, non sembrerebbe aver portato i risultati economici e finanziari desiderati: il bilancio, infatti, mostra 35 mila euro di ricavi a fronte di oltre due milioni di costi. Una cifra che, nei comuni dove l’Espresso Cadore avrebbe dovuto portare più turisti, poteva rappresentare il bilancio di un intero anno.

 

Dilazioni debiti fiscali

Assistenza fiscale

 

QUI LA PUNTATA INTERA 

 

 

 





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link