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Luino, 26 feb – “Nessun centro profughi, Remigrazione unica soluzione“. Chiaro e perentorio il testo dello striscione esposto dai militanti di CasaPound Italia di Varese nel corso dell’ultimo civico consesso di Luino, tenutosi lunedì scorso.
Il blitz delle tartarughe frecciate
Un autentico blitz ad interrompere la “quiete” del dibattito consiliare. Tra i punti c’era proprio il tema dell’ex caserma dei Carabinieri in prossimità della dogana di Fornasette in procinto di diventare un nuovo CAS (Centro d’accoglienza straordinario).
“Una scelta folle che danneggia la cittadinanza (informata solo a cose fatte, compresa la gestione dello stesso, n.d.r.). E che va a penalizzare un territorio già in difficoltà per la gestione fallimentare del problema migratorio, con casi gravi di criminalità, spaccio e violenze” – spiega in un comunicato il movimento della tartaruga frecciata. “Ci chiediamo quale vantaggio possa venire nel concentrare un numero massiccio di immigrati in una posizione così delicata e scarsamente controllabile. Si delinea, insomma, un quadro preoccupante per i cittadini. Al quale si aggiunge ‘l’ordinaria amministrazione’ del degrado urbano, con città e paesi ostaggio di bande di immigrati di prima e seconda generazione”.
Una decisione assurda che non è stata neanche comunicata alla cittadinanza, di nuovo vittima incolpevole delle scellerate scelte dell’amministrazione. Oltretutto, si rischia anche di creare un dissidio e un incidente con la Svizzera, le cui autorità hanno più volte espresso contrarietà al progetto. Continua la nota: “Come CasaPound non possiamo rimanere a guardare. Chiediamo che l’ex-caserma venga riqualificata ed utilizzata per iniziative di vantaggio sociale e territoriale, con il coinvolgimento stavolta della cittadinanza nel processo decisionale. Promettiamo di continuare questa battaglia per evitare questo scempio, se la decisione non verrà modificata”.
Remigrazione, a Luino si protesta contro il centro profughi
Le preoccupazioni si attestano su più piani, come palesato dal comunicato di CasaPound Italia e dal recente summit convocato dal Prefetto di Varese. Quest’ultimo resosi necessario proprio per il coinvolgimento delle comunità d’oltre confine. L’edificio, dismesso da 12 anni e in via di ristrutturazione (che verrà completata a fine marzo, n.d.r.), si trova a poco meno di 200 metri dalla dogana con la Svizzera in un contesto boschivo che da già parecchie preoccupazioni. E che andrebbe controllato in maniera più efficace. E non gravato da altre potenziali situazioni di illegalità.
La piaga dello spaccio di droghe nei boschi e il difficile controllo del territorio suggerirebbero, ad esempio, di destinare l’ex Caserma ai Carabinieri Cacciatori delle Alpi così da fornire una base logistica ai militari che più efficacemente potrebbero rendere dura la vita agli spacciatori, per lo più proprio nordafricani. Non si sbaglia nell’affermare che questi giovanotti richiedenti asilo, spesso fornendo motivazioni quali il diniego dei diritti civili nel proprio Paese d’origine, e senza documenti finiscono per diventare delinquenti riconosciuti.
La preoccupazione delle autorità svizzere
Cosa questa che è la principale fonte di preoccupazione delle Autorità svizzere. In primis il sindaco di Tresa, comune a pochissimi chilometri da Fornasette, il quale ha tuonato contro questo nuovo CAS: “La principale preoccupazione è che gli ospiti del centro potrebbero facilmente attraversare il confine in modo illecito, anche solo per motivi di svago”. La sicurezza dei cittadini non è l’unico aspetto che va attenzionato, sebbene sia quello più importante e che sta alla base della proposta politica lanciata proprio nelle ultime settimane da CasaPound Italia “Remigrazione, inverti la rotta”.
Tra questa parte del nord Italia e il Canton Ticino vi è un flusso costante e giornaliero di lavoratori, conosciuti come i “frontalieri” e che attualmente superano di poco la quota di 90 mila persone: tutti i giorni uomini e donne fanno da spola con la Svizzera a qualsiasi ora. Se la presenza del nuovo CAS verrà confermata le autorità potrebbero chiedere anche la chiusura notturna del confine, con quali conseguenze è facilmente intuibile. Uno, dieci, mille problemi, cui prodest? Chiedere ai professionisti dell’accoglienza, parole caritatevoli e portafoglio gonfio! CasaPound Italia non ci sta, e continuerà ad opporsi sino a che l’ex Caserma non verrà destinata, finita la ristrutturazione, ad altro uso.
Emanuela Volcan
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