Comunità energetiche (Cer): Potente strumento per decarbonizzazione e giustizia sociale. Ostacoli burocratici e scarsa informazione ne rallentano la diffusione.
Sono già il più potente e intelligente strumento con cui favorire e accelerare la decarbonizzazione della nostra economia, coniugando democrazia e giustizia socio-ambientale, eppure le comunità energetiche rinnovabili stentano a decollare. A poco più di un anno dall’approvazione del Decreto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e nonostante alcuni recenti aggiornamenti del quadro normativo-operativo, il bilancio sulla quantità e qualità delle iniziative intraprese nel Paese è in chiaroscuro. Da nord a sud, infatti, sono poche centinaia le esperienze avviatesi con l’obiettivo di rendere più inclusivo il processo di approvvigionamento energetico, ma la complessità dell’iter amministrativo e giuridico ai fini dell’entrata in esercizio degli impianti, nonché l’accesso al credito per l’acquisto degli stessi e successivamente le modalità di redistribuzione degli incentivi statali, sta rallentando la nascita e la diffusione di questi modelli di prossimità energetica.
Le comunità energetiche, organizzazioni senza scopo di lucro che riuniscono una eterogeneità di attori pubblici e privati fino al terzo settore e alle diocesi, secondo le indicazioni dell’Unione Europea che le ha sdoganate anni fa con la direttiva Red II e rilanciate con la Red III non ancora recepita dal nostro Paese, dovrebbero da un lato smorzare il carico della sovrapproduzione sulle infrastrutture in nome di una maggiore sicurezza delle reti e indipendenza dei territori che si autoproducono la propria energia rinnovabile, ma dall’altro sostenere coloro che vivono in condizioni di povertà energetica e favorire una più consapevole e corresponsabile coesione sociale.
Comunità energetiche: Povertà energetica e spopolamento, le sfide delle aree interne
In un Paese in cui purtroppo sono in aumento i fenomeni della povertà e del decremento demografico fino allo spopolamento di interi territori periurbani o montani, laddove le configurazioni di autoconsumo collettivo e di comunità energetiche hanno ricevuto il riconoscimento dal Gse, è possibile intravedere un diverso orizzonte di sviluppo sostenibile generativo e collaborativo, nell’evidenza che «l’incentivo non è l’obiettivo» e che «senza il vero ingaggio e coinvolgimento delle comunità ci si può dimenticare le comunità energetiche». In un Paese ancora frastornato dagli impatti prodotti dal Superbonus e narcotizzato dal teorema dell’assistenzialismo statale, le poche comunità energetiche che stanno muovendo i loro primi passi testimoniano che tali modelli favoriscono un sincero neo-mutualismo, una rifioritura dei legami fiduciari interpersonali, ma soprattutto interventi di efficientamento energetico del vetusto ed obsoleto patrimonio edilizio esistente.
Informazione e consapevolezza: le chiavi per le comunità energetiche
Per dirla in sanremese, con le comunità energetiche si supera la “balorda nostalgia” del bene comune tradito e negato. Le insidie lungo il percorso delle rinnovabili, tuttavia, non sono poche, come ha documentato pochi mesi fa anche un sondaggio di Ipsos: le comunità energetiche sono conosciute da appena il 12% della popolazione italiana, con il solo 48% di essi che è consapevole delle reali opportunità offerte da questo strumento con cui l’Unione europea vorrebbe liberalizzare la visione integrale della “cittadinanza energetica”.
E, dunque, se davvero non si vorrà sciupare l’occasione di costruire e corroborare un modello policentrico e distribuito che possa ridisegnare il diverso presente dei territori italiani cosi da elevarne la qualità della vita e la prosperità economica, occorrerà il massimo impegno delle Istituzioni, di tutti i portatori di interesse, delle reti del terzo settore, delle diocesi e di quanti a vario titolo possono contribuire all’affermazione delle Cer, trasformando le criticità odierne in opportunità solide per un cambiamento tangibile.
In tante aree interne o montane, beneficiarie della misura del Pnrr che prevede stanziamenti a fondo perduto fino al 40% degli investimenti sostenuti, questo postulato è già realtà, nell’evidenza che l’innovazione sociale e la transizione ambientale sono le due facce di una stessa medaglia: quella di una realtà da aumentare tramite le rinnovabili e le soluzioni digitali di ultima generazione per contrastare non solo gli impatti dei cambiamenti climatici, ma anche quelli dello spopolamento e del decremento demografico.
Gagliano Aterno e Biccari: storie di successo dalle aree interne
Sono tante le aree interne, dal nord al sud del Paese, come Gagliano Aterno, Biccari, Castel del Giudice, Ostana, Villanovaforru, Miglionico, Ferla, che stanno sperimentando la bellezza e l’intelligenza delle rinnovabili, delle smart grid, dei modelli di gestione virtuosi cross-territoriali che spaziano dalle fondazioni di partecipazioni alle cooperative passando per le associazioni non riconosciute, nella consapevolezza e coscienza pertanto, come ci ricorda sempre Papa Francesco, che nel tempo dell’egoismo universale la soluzione è nel diffuso protagonismo sociale perché «nessuno si salva e si salverà da solo».
In queste aree marginali, spesso impropriamente ribattezzate “a fallimento di mercato” perché lette nella mera metrica utilitaristica e finanziaria quando in realtà sono potenziali “hub di cambiamento ecosistemico”, perciò non solo si stanno sviluppando processi noti come “green communities” nell’evidenza che le soluzioni basate sulla natura e i servizi ecosistemici possano creare una diversa attrattività e competitività dei territori, ma anche percorsi integrati di turismo esperienziale, valorizzazione artistica del patrimonio architettonico e agricoltura biologica rigenerativa, sotto il framework delle rinnovabili di prossimità e applicando i principi della finanza etica o dell’impact investing, nella speranza di poter ricreare, infine, una nuova e felice connessione sentimentale tra le persone e la natura che abbraccia queste decentrate aree urbane
* Giuseppe Milano, ingegnere edile-architetto esperto di comunità energetiche, Segretario generale di Greenaccord
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