La grande truffa dei negozi che stanno per chiudere


Ci sono i Fratelli Tagliabue, ma anche Raffaelli Milano, Bellucci Moda, Sorenzo e tanti altri: negozi che hanno contribuito a diffondere la tradizione sartoriale italiana, oggi in crisi e costretti a soccombere al dilagare dei colossi del fast-fashion, magari anche a causa dell’età che avanza o di qualche vicenda familiare. Per questo, propongono online grandi svendite di capi di abbigliamento e gioielli a prezzi stracciati.

Se vi è capitato di vedere qualcosa del genere in un post sponsorizzato su Facebook o su Instagram… beh, è una truffa. Ma vediamo come funziona.

La truffa dei Fratelli Tagliabue: storia strappalacrime e immagini generate con l’IA

“Con grande tristezza e le lacrime agli occhi, dobbiamo comunicarvi che dopo tanti anni di impegno nella nostra boutique Tagliabue è giunto il momento di arrenderci” scrivono per esempio i Fratelli Tagliabue. “È come se avessimo combattuto contro dei giganti, i cui enormi budget e potere ci hanno messo in difficoltà. Purtroppo, la nostra situazione finanziaria non è più sostenibile. Per salutare questo capitolo stiamo organizzando una svendita speciale. Andiamo via a testa alta perché voi, i nostri clienti più fedeli, ci avete sempre supportato. Vi siamo eternamente grati” si legge nel post sponsorizzato su Facebook, accompagnato da un’immagine (ai-generated) dei due anziani fratelli in piedi davanti alla vetrina del loro negozio.

Come riconoscere un sito-truffa

La storia punta alle nostre corde emotive: serve a farci abbassare la guardia, empatizzare con i commercianti e approcciarci con fiducia all’acquisto. In questo modo saremo meno portati a leggere con attenzione le politiche di reso o di acquisto; a verificare se esiste un indirizzo fisico del negozio (spoiler, no); a domandarci se i vestiti che vediamo rappresentati sono veri o sono immagini generate dell’intelligenza artificiale; a leggere le recensioni su siti come Trustpilot; o ancora a prestare attenzione a quell’italiano stentato, palese frutto del lavoro di un traduttore automatico.

Insieme agli sconti troppo alti, sono tutti segnali dall’allarme che dovrebbero portarci a identificare il sito come poco affidabile.

pinterest
screenshot dal sito Tagliabuemoda

I fratelli Tagliabue non esistono

Scrive il Corriere di Bologna, “Quando l’ordine viene recapitato a casa, le sorprese: la merce è di scarsa qualità, con taglie sbagliate e arriva dalla Cina. Il mittente è a Hong Kong, Bologna non c’entra nulla. I fratelli Tagliabue non esistono”.

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La conferma che le spedizioni non arrivano da Bologna la troviamo leggendo la politica di rimborso, dove alla voce “costi” scrivono: “La spedizione di reso deve essere inviata in Asia e i costi partono da £15 a carico del cliente”.

Ad accomunare tutti questi siti-truffa c’è anche l’uso improprio dei più noti magazine di moda, tra i quali Elle, Marie Claire e Cosmopolitan, che non hanno MAI pubblicato recensioni o rimandi ai suddetti siti prima di questo articolo.

screenshot del sito sorenzopinterest

screenshot del sito Sorenzo

Non solo in Italia

Secondo un approfondito articolo pubblicato da Facta, esistono diversi store online che replicano la stessa dinamica in lingua inglese e francese: cambiano i nomi ma rimangono i medesimi prodottti con sconti che variano tra il 70 e l’80 per cento, sempre a causa del fallimento causato dalla concorrenza dell’e-commerce (c’è addirittura la variante New Jersey dei fratelli Tagliabue).

Cos’è il dropshipping

Il sistema di vendita utilizzato da questi siti è in realtà perfettamente legale (se dichiarato): si tratta del cosiddetto dropshipping, un modello di e-commerce che prevede che il venditore sia sostanzialmente solo una vetrina di prodotti di terzi, di cui non possiede alcun inventario né gestisce alcuna responsabilità di spedizione. Il termine deriva dalle parole ship (spedire) e drop (consegnare, dare) messe però in ordine invertito.

Quello del dropshipping è un modello di business che negli ultimi anni ha visto un successo crescente, e avviene prevalentemente tramite le piattaforme Shopify (a cui si appoggia il dominio di Tagliabue Moda) e Amazon (attraverso la sezione Seller Central).

Si possono riavere i soldi?

Stando alla politica di rimborso pubblicata sul sito è possibile effettuare il reso e quindi richiedere un rimborso entro 30 giorni dalla ricezione della merce, ma dobbiamo tener presente che i messaggi vengono scambiati direttamente con la Cina, quindi i costi saranno più alti e la comunicazione molto più difficile, come dimostrano le tante recensioni negative pubblicate su Trustpilot.



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