Energie rinnovabili: perché spesso i territori dicono no? | Calabria che cambia


Reggio Calabria – Energie rinnovabili e pulite, ma non per tutti. Perché in Italia ogni nuovo impianto eolico, fotovoltaico o idroelettrico porta con sé proteste, ricorsi e battaglie legali? È davvero possibile conciliare transizione ecologica e giustizia territoriale? Ricostruiamo l’iter di progettazione, approvazione e realizzazione di un impianto di energia rinnovabile per capire cosa succede nei territori destinati ad ospitarli.

Abbiamo contato 18 realtà associative e di movimento che vigilano contro la speculazione delle aziende che investono nelle energie rinnovabili. Per avere energia pulita e rinnovabile infatti è necessario costruire impianti di produzione e di accumulo che hanno un impatto sull’ecosistema ambientale e umano. Ma come si passa dalla progettazione alla contestazione? Quando si propone il progetto di un impianto destinato alla produzione o all’accumulo di energia, le aziende devono rispettare la normativa nazionale ed europea e gli standard ambientali, di sicurezza e di tutela del territorio e realizzare analisi approfondite. Partiamo dunque da qui.

QUALI SONO LE NORMATIVE?

Tra le normative italiane troviamo il Codice dell’Ambiente (D.Lgs. 152/2006) e altre norme specifiche per le energie rinnovabili come il D.Lgs. 28/2011. Poi ci sono le normative europee come la Direttiva EIA, ora sostituita dalla Direttiva 2014/52/UE, che stabilisce le modalità di Valutazione di Impatto Ambientale, VIA. Da menzionare anche la Direttiva Habitat (92/43/CEE) per la protezione degli habitat naturali e delle specie, fondamentale per la gestione delle aree Natura 2000.

I progetti che interessano le aree ZSC, Zona Speciale di Conservazione, e ZPS, Zona di Protezione Speciale e i Parchi nazionali, devono essere sottoposti a una valutazione specifica, per verificare eventuali danni agli habitat e alle specie protette e alla biodiversità.

RESPONSABILITÀ NAZIONALI E LOCALI

Un punto importante è il rapporto tra Governo centrale ed enti locali. Il primo stabilisce i principi fondamentali e le linee guida per la produzione, il trasporto e la distribuzione dell’energia, inclusa quella da fonti rinnovabili. Per impianti superiori a 300 megawatt, l’autorizzazione è rilasciata dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, spesso in collaborazione con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

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Cosa possono fare invece gli enti locali? Le Regioni hanno il compito di individuare le aree idonee e non idonee per l’installazione di impianti da fonti rinnovabili, bilanciando lo sviluppo energetico con la tutela ambientale e paesaggistica. I Comuni, anche senza diretto potere decisionale, possono partecipare ai processi di consultazione e valutazione, sia fornendo una conoscenza dettagliata del territorio interessato, sia esprimendo pareri in merito alla adeguatezza di un’opera.

Energie rinnovabili
Una mobilitazione del comitato Controvento
DALLA PROGETTAZIONE AL MONITORAGGIO

Le fasi principali del processo di approvazione dei progetti per impianti energetici, non solo di energia rinnovabile, sono cinque:

  • La progettazione preliminare: studio di fattibilità, definizione degli impatti e predisposizione dello studio ambientale.
  • La Valutazione Ambientale (VIA): procedura obbligatoria per analizzare gli effetti potenziali sul territorio e sull’ambiente.
  • Le consultazioni e la pubblicità: questa fase prevede il coinvolgimento di autorità competenti e della comunità locale attraverso audizioni e pubblicazioni ufficiali.
  • La decisione autorizzativa: emissione dell’autorizzazione integrata ambientale (AIA) o di altra forma di permesso, che può essere soggetta a condizioni e misure compensative.
  • Il monitoraggio: controllo continuo dell’impatto ambientale durante la realizzazione e l’esercizio del progetto.
COME VENGONO COMUNICATI I PROGETTI SUI TERRITORI?

Esiste l’obbligo di trasparenza e partecipazione. L’art.28 comma 2 del D.Lgs.152/2006 definisce gli strumenti e i soggetti individuati per la condivisione dei dati di monitoraggio, per i quali “deve essere data adeguata informazione attraverso i siti web dell’autorità competente e dell’autorità procedente e delle Agenzie interessate”. Per garantire trasparenza e accessibilità delle informazioni ambientali, le Linee Guida della commissione di Valutazione di Impatto stabiliscono i requisiti che il proponente deve rispettare per fornire “informazioni e dati per la comunicazione e per l’informazione ai diversi soggetti interessati (autorità competenti, comunità scientifica, imprese, pubblico) e per il riuso degli stessi per altri processi di VIA o come patrimonio conoscitivo comune sullo stato dell’ambiente e delle sue evoluzioni”.

Oltre agli studi sull’impatto ambientale di un’opera, serve verificare che un progetto risponda a interessi collettivi

In breve: le aziende devono pubblicare gli studi di impatto e garantire che le informazioni rilevanti siano accessibili a tutte le parti interessate. È obbligatoria la fase di consultazione pubblica, durante la quale cittadini, associazioni ed enti locali possono esprimere osservazioni e proporre modifiche. La comunicazione deve essere chiara, tempestiva e comprensibile, in modo da favorire un dibattito informato e partecipato sul progetto.

PERCHÉ SI PROTESTA CONTRO GLI IMPIANTI DI ENERGIA RINNOVABILE?

Ma regole, normative e linee guida non bastano ad assicurare che tutto fili liscio. Se negli anni ’90 le proteste contro rigassificatori, discariche e inceneritori erano all’ordine del giorno, oggi quelle contro gli impianti eolici, fotovoltaici o idroelettrici seguono una dinamica simile. Forse anche perché, come dice Gianluca Ruggieri, co-fondatore di ènostra, «oggi le multinazionali fanno “parchi” eolici e fotovoltaici con la stessa logica di quando facevano gli impianti fossili».

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Questo rapporto tra interesse privato e collettivo è cruciale. Oltre agli studi sull’impatto ambientale di un’opera, serve verificare che un progetto risponda a interessi collettivi. Spesso infatti l’energia prodotta in un sito non viene utilizzata in quell’area, ma diventa una risorsa acquistabile sul mercato a disposizione di altri territori. In altre parole, un territorio subisce i costi sociali e ambientali della produzione di una quantità di energia che non consumerà. Inoltre spesso, anche se i documenti sono ufficialmente accessibili, non è detto che la comunicazione e la trasparenza siano garantite.

IL PROGETTO EDISON NEL COMUNE DI SCILLA (RC)

Un esempio significativo lo troviamo nel Comune di Scilla, in provincia di Reggio Calabria. Qui Edison propone la realizzazione di un Impianto di Accumulo Idroelettrico mediante Pompaggio ad Alta Flessibilità rinominato “Favazzina”, come la frazione in cui si troverà la presa a mare. Con questo impianto l’acqua del mare arriverà in montagna e viceversa per creare energia idroelettrica. La documentazione viene presentata il 17 maggio 2023, ma la proposta progettuale diventa di dominio pubblico un anno e mezzo dopo.

Cosa è successo? Secondo quanto riferito dagli attivisti e dalle attiviste del movimento Controvento – di cui abbiamo parlato qui –, la comunicazione da parte di Edison è arrivata agli enti locali, ma da lì ha fatto fatica a diventare davvero accessibile facendo scadere il termine per la presentazione delle osservazioni del Pubblico era il 16 luglio 2023. Nel caso di questo piccolo Comune di circa 4500 abitanti, il commissariamento dell’amministrazione in corso dall’11 aprile 2023, un mese prima della notifica del progetto da parte di Edison, non ha sicuramente aiutato a garantire la cura dell’interesse pubblico, la trasparenza e la comunicazione.

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Name: Rinnovabili e territori. Conflitto inevitabile o dialogo possibile? – Io non mi rassegno + #26
Autore: Andrea Degl’Innocenti
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In caso di violazioni delle normative ambientali o territoriali, enti, cittadini o associazioni ambientaliste possono avviare ricorsi amministrativi o giudiziari per far sospendere l’autorizzazione fino alla risoluzione delle controversie. «Le istituzioni locali dicono che non è loro responsabilità, mentre in una nuova frontiera dell’estrattivismo, ci sono territorio disponibili ad essere sacrificati», dice Lucia Cara del Comitato Controvento, che ha evidenziato diversi fattori di rischio ambientale dell’impianto di Favazzina.

Per quanto riguarda il progetto di Favazzina, il prossimo termine per presentare osservazioni del pubblico sarà il 26 giugno 2025, dopo l’arrivo delle integrazioni richieste a Edison. Vediamo cosa succederà a due passi dallo Stretto di Messina, ma intanto è chiaro che, in casi come questo, oltre al tempo ridotto qualunque azione legale comporta un sovraccarico di lavoro per la comunità.

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Raccolta firme del comitato Controvento
DAL DISSENSO ALLA PROGETTAZIONE TERRITORIALE PER LA COMUNITÀ

La procedura nazionale che i privati devono seguire per avere l’autorizzazione è un punto di forza per la salvaguardia del patrimonio naturale, ma può diventare un elemento di debolezza quando gli enti locali coinvolti nel progetto sono deboli o manca una forte presenza della società civile. Poi c’è l’utilizzo dell’urgenza come autorizzazione. L’articolo 12 della Direttiva 2001/77/CE che promuove l’energia da fonti rinnovabili stabilisce che le opere per la realizzazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili, insieme alle opere connesse e alle infrastrutture indispensabili, sono considerate di pubblica utilità, indifferibili e urgenti. La definizione implica che questi interventi possono beneficiare di procedure autorizzative semplificate e di agevolazioni, come l’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio necessario per costruire.

Casi come quello del Comune di Scilla, oltre a decine di proteste diffuse in tutto il Paese, ci ricordano che forse per raggiungere l’obiettivo generale della decarbonizzazione non basta cambiare il tipo di energia che si produce, ma serve contestualmente agire sul “come” riuscire a farlo senza sacrificare i territori locali, l’ambiente e il consenso civile. È possibile creare sistemi che obblighino il settore privato a coniugare il nostro infinito bisogno di energia con il coinvolgimento delle comunità locali nella fase di analisi e progettazione?

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