In un precedente articolo ho affrontato il tema del potere, cercando in particolare di ripulirlo della cattiva fama di cui gode e mostrandolo come uno strumento indispensabile per attuare qualsiasi tipo di cambiamento. L’intento di oggi è invece quello di evidenziare l’altra faccia del potere, portando luce su quegli aspetti negativi spesso sottovalutati. Se nello scorso articolo ero ricorso al brillante testo di Luca Baiguini Fate pace col potere: contro la retorica della leadership (2024), oggi citerò il docente universitario Jeffrey Pfeffer, che al prezzo del potere ha dedicato un capitolo del suo saggio Power – Perché alcuni hanno potere e altri no articolandolo in cinque punti. Analizziamoli, dunque, uno alla volta.
Visibilità e controllo pubblico
Per mantenere il suo status, chi occupa ruoli di potere deve avere pieno controllo della sua immagine. La gestione della reputazione, online o offline, richiede grandi quantità di energie, tempo e denaro: un costo rilevante che va quantificato e messo a budget. Un imprenditore con l’ambizione di crescere all’interno di un’importante associazione di categoria si affidò all’Accademia di comunicazione strategica e a un’altra società di comunicazione e corporate reputation per avere supporto nel controllo e nella gestione della sua visibilità. Attività che, ovviamente, rappresentò per lui un importante investimento.
Perdita di autonomia
L’acquisizione di potere può paradossalmente comportare una riduzione della libertà personale. Una maggiore capacità decisionale limita spesso l’autonomia nella gestione del proprio tempo, com’è accaduto all’imprenditore menzionato in precedenza, che dopo aver raggiunto l’ambito titolo di Presidente si è trovato a dover affrontare una lunga serie di incarichi istituzionali. Se prima aveva il pieno controllo della sua agenda, dedicando il tempo esclusivamente alla gestione della sua azienda, oltre la metà delle sue giornate post-nomina erano assorbite da impegni legati al nuovo ruolo associativo, con forte impatto sulla sua routine quotidiana.
Tempo e impiego necessario
La capacità di sottoporsi a sfidanti sforzi fisici e psicologici è l’elemento che accomuna i grandi leader. In una famosa intervista Berlusconi aveva confessato di dormire solo una manciata di ore a notte, come accadeva ad Andreotti. La sveglia all’alba era d’obbligo per controllare le notizie e comunicare le linee guida ai collaboratori e rappresentanti politici. Solo a quel punto aveva inizio la vera e propria giornata di lavoro, ricca di impegni e che si prolungava fino a tarda sera.
Dilemma della fiducia
Più si cresce e più la rete delle persone maggiormente prossime tende a fornire feedback positivi, evitando quelle critiche costruttive essenziali ai fini di un processo di miglioramento continuo. L’assunzione di potere aumenta anche il rischio di avvicinare persone che ambiscono alla stessa posizione o che vorrebbero approfittare di essa per raggiungere più rapidamente i propri obiettivi.
Appare, quindi, più complesso capire chi siano quelli di cui fidarsi: per contrastare il problema risulta utile uscire occasionalmente dalla “bolla” del proprio lavoro spostandosi in aree dove il proprio potere non è riconosciuto. Un suggerimento caro a Jovanotti, che era solito recarsi negli Stati Uniti (dove non godeva della fama maturata in Italia) per lasciarsi influenzare da nuovi stili e ascoltare pareri realmente costruttivi così da innovare la sua musica e scrivere nuove canzoni.
Il potere è una droga
Possedere il controllo può creare assuefazione, portando chi lo esercita a sacrificare altre sfere della vita (l’ambito familiare o amicale) pur di mantenerlo. L’astinenza da potere manifesta particolarmente le sue funeste conseguenze quando questo, come accade, viene sottratto. Si può perdere potere in svariati modi, al decadere del mandato o diventando troppo anziani per detenerlo.
Pfeffer suggerisce di alleviare il trauma rendendolo più graduale, ad esempio iniziando a dedicare tempo ad altre attività di soddisfazione seppur non necessitanti degli stessi livelli di sforzo ed energia riservati al ruolo di potere. Si tratta di una situazione estremamente frequente, basti pensare all’attività di supporto svolta dall’Accademia nei confronti degli imprenditori alle prese col passaggio generazionale.
Il suggerimento propedeutico a ogni iniziativa è di scegliere con attenzione l’erede in grado di portare avanti i valori, le strategie e le linee guida essenziali per il mantenimento e il successo dell’organizzazione, avviando un processo di trasferimento progressivo e caratterizzato da un continuo affiancamento.
Per affrontare con consapevolezza il proprio percorso di crescita è fondamentale conoscere i “lati oscuri del potere”, visto che il successo non è universalmente vissuto in maniera positiva. Prima di investire le proprie risorse per raggiungerlo occorre domandarsi se sia realmente in armonia con i propri obiettivi e valori. Poiché, come affermava il filosofo Epitteto, “nessuno è libero se non è padrone di se stesso“.
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