Riceviamo e comunichiamo il seguente comunicato stampa da parte del Comitato DPSE, referente Regione Lazio, riguardante la disparità di trattamento generata dal limite dei 120 giorni per la partecipazione ai corsi INDIRE. Il Comitato, insieme ad altri gruppi di docenti, denuncia l’ingiustizia di questo vincolo temporale, che rischia di escludere migliaia di candidati nonostante il possesso dei requisiti formativi. In risposta a questa criticità, viene avanzata una proposta al Ministero dell’Istruzione per l’istituzione di un secondo ciclo di corsi e una possibile proroga, al fine di garantire equità e inclusione nel percorso di formazione e riconoscimento dei titoli.
La disparità di trattamento generata dalla mancata correzione del limite dei 120 giorni per la partecipazione ai corsi INDIRE: una nuova categoria di soggetti ingabbiati. Gli esclusi fanno una proposta al ministero.
Dalle ultime notizie, si apprende che l’elaborazione dei tanto attesi decreti attuativi della legge 106 del 2024 è in fase di completamento e si prevede la loro emanazione a breve. Questo consentirà, l’avvio dei c.d. CORSI INDIRE, che coinvolgeranno migliaia di docenti con tre anni di esperienza specifica (i cosiddetti “triennalisti sul sostegno”) e coloro che hanno completato un corso di specializzazione all’estero.
I tempi ristretti nella emanazione dei decreti attuativi della L. 106/2024 fanno temere che non ci sia più la possibilità di intervenire legislativamente sul requisito dei 120 giorni. Questo vincolo temporale rischia di escludere migliaia di persone dalla partecipazione ai corsi, soprattutto considerando i ritardi nella pubblicazione dei decreti attuativi. Tali ritardi hanno generato aspettative tra i candidati, i quali speravano che il legislatore potesse porre rimedio a questa ingiustizia rivedendo il limite temporale e sanando la propria inadempienza, non rispettando i tempi da lui stesso fissati. È importante ricordare che i decreti attuativi avrebbero dovuto essere pubblicati entro 60 giorni dall’entrata in vigore del decreto-legge 71.
Cosa è il requisito dei 120 giorni
L’art. 7 decreto-legge 71 del 2024, convertito nella legge 106 del 2024. ha introdotto una serie di disposizioni per la formazione degli insegnanti, ma ha anche sollevato una questione di giustizia e uguaglianza che merita di essere esaminata con attenzione
L’articolo 7, nello specifico, prevede, al comma 1, la possibilità di iscriversi a specifici percorsi di formazione, attivati dall’INDIRE o dalle università, autonomamente o in convenzione con l’INDIRE, per coloro che: a) alla data di entrata in vigore del presente provvedimento (e cioè il primo di giugno 2024) hanno superato, presso una università estera legalmente accreditata nel Paese di origine o altro organismo abilitato all’interno dello stesso, un percorso formativo sul sostegno agli alunni con disabilità.
La stessa norma richiede, che ai fini dell’iscrizione a tali corsi, coloro che hanno completato un corso di specializzazione all’estero, debbano rispondere ad un altro requisito, vale a dire devono avere, sempre alla data del primo giugno 2024: b) pendente, oltre i termini di legge, il procedimento di riconoscimento di tale titolo di formazione ovvero hanno in essere un contenzioso giurisdizionale per mancata conclusione del procedimento di riconoscimento entro i termini di legge.
Ecco i cosiddetti 120 giorni, di cui parliamo, e cioè il termine previsto dal Decreto Legislativo 6 novembre 2007, n. 206 in “Attuazione della direttiva 2005/36/CE relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali” entro in quale il ministero della istruzione, a seguito dalla presentazione della documentazione completa da parte dell’interessato, deve rispondere alla richiesta di riconoscimento del titolo estero.
Il limite temporale dei 120 giorni è un limite che discrimina
Questo ulteriore requisito, imposto come limite alla partecipazione ai corsi di formazione attivati dall’INDIRE sta sollevando preoccupazioni e indignazione tra molti aspiranti partecipanti che rischiano di restare esclusi se non si trova una soluzione adeguata nei loro confronti.
I dati sono estremamente allarmanti: nel corso da me seguito presso la Dimitrie Cantemir Università di Targu Mures, concluso il 24 maggio 2024, eravamo ben 200 partecipanti, tutti a rischio di esclusione a causa del limite dei 120 giorni. Stessa situazione per il corso indetto dalla San Jorge Università di Saragozza, conclusosi ad ottobre 2024, a cui hanno partecipato oltre 250 corsisti. Se ampliamo lo sguardo agli iscritti ai vari corsi offerti dalle università europee, che hanno indetto bandi di partecipazione dal 1° gennaio al 31 dicembre 2024, la situazione diventa ancora più preoccupante. Le cifre complessive si rivelano significative, evidenziando una realtà che non si può ignorare.
Il ministero li conosce benissimo, basta considerare tutti quelli che hanno fatto la richiesta di riconoscimento dopo il primo di gennaio 2024 e che sono presenti nella piattaforma ministeriale. A questi si aggiungono tutti i soggetti che, potremmo definire “invisibili” perché pur avendo conseguito il titolo europeo già da diverso tempo, non sono riusciti a presentare tempestivamente la richiesta di riconoscimento a causa di problemi non riconducibili alla loro volontà, come il ricevimento tardivo della documentazione necessaria e che, certo, non sono né pochi e non meritevoli di considerazione.
L’ingiustizia di questo limite si manifesta chiaramente considerando che, mantenendo questa soglia, si escluderebbero candidati che, pur possedendo gli stessi titoli di coloro che sono ammessi, potrebbero essere esclusi solo per una differenza di 2 giorni nel conteggio dei 120. Quindi, mentre alcuni aspiranti possono completare il percorso formativo nel termine previsto, altri, a causa di fattori esterni e imprevisti, rischiano di essere esclusi da opportunità formative e professionali, nonostante possiedano titoli equivalenti.
Il problema non è solo tecnico-amministrativo, ma si configura come una profonda ingiustizia sociale.
In un contesto in cui i titoli europei sono spesso identici o equivalenti, l’imposizione di un requisito temporale così restrittivo contrasta con il principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione Italiana. Questo principio fondamentale stabilisce che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge. Escludere candidati con titoli di formazione equivalenti solo perché non hanno maturato un determinato numero di giorni specifico è una violazione di questo principio di equità.
La voce del ministro e la volontà politica
Il Ministro dell’Istruzione e del Merito ha più volte sottolineato l’importanza di affrontare in modo definitivo il problema del riconoscimento dei titoli di studio europei, sottolineando l’importanza di un sistema formativo inclusivo e giusto. La volontà politica di questo governo di risolvere le questioni legate ai titoli esteri è evidente. Tuttavia, le misure attualmente in atto sembrano contraddire queste intenzioni, creando un divario tra dichiarazioni politiche e realtà pratica. È, quindi, fondamentale che le misure adottate siano realmente inclusive e non creino ulteriori disparità.
Proposta al Ministero
Noi non vogliamo diventare le nuove vittime senza soluzione.
Pertanto, proponiamo al Ministero dell’Istruzione di considerare l’implementazione di almeno un secondo ciclo di corsi INDIRE, destinato specificamente a coloro che sono stati esclusi a causa del limite dei 120 giorni. Questo non solo consentirebbe di rispettare il principio di uguaglianza, ma contribuirebbe anche a valorizzare le competenze di tutti i docenti, indipendentemente da un limite temporale iniquo.
Invitiamo il ministero a considerare anche la possibilità di una proroga al 2026, laddove fosse necessario per consentire l’espletamento di altri cicli.
La creazione di almeno un secondo ciclo di corsi INDIRE, rappresenta una soluzione praticabile, pienamente compatibile con la normativa vigente, visto che l’art. 7 del D.L 71 esordisce con “In prima applicazione“. Ciò permetterebbe a coloro che non riescono a soddisfare il requisito dei 120 giorni di avere un’altra opportunità e garantirebbe a tutti di poter pianificare il proprio futuro professionale, evitando oneri giudiziari per i candidati e per l’Amministrazione, riducendo i ricorsi e garantendo un trattamento equo a tutti coloro che possiedono i titoli richiesti.
È fondamentale che il Ministero dell’Istruzione prenda in considerazione queste proposte e agisca con urgenza, includendole subito nei decreti attuativi di imminente emanazione, per garantire che ogni candidato abbia la possibilità di dimostrare il proprio valore, senza essere ostacolato da norme che non riflettono la realtà delle competenze e delle esperienze individuali.
L’ingiustizia di questo requisito non può essere ignorata. È tempo di agire, per il bene di tutti e per una scuola davvero inclusiva, che non lasci indietro nessuno.
Dott.ssa Antonella Pasquale
Comitato DPSE referente Regione Lazio
COMITATI E GRUPPI CHE SOSTENGONO L’INIZIATIVA:
Comitato DPSE (Docenti Precari con Specializzazione Europea)
Portavoce Nazionale Renato Bellofiore
Gruppo uniti per Indire – INsieme DIventeremo Realtà
Portavoce Daniela Nicolò
Gruppo: TFA INDIRE (Gli esclusi ex D.L. 71/24)
Portavoce: Assunta Federico
Gruppo INDIRE premia l’ESPERIENZA
Portavoce Luisa Bernardini
Gruppo Docenti specializzati/abilitati nell’U.E
Coordinatori Marco Resta e Stefano Palladino
Gruppo TFA INDIRE SOSTEGNO
Portavoce Luisa Bernardini
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