gli Usa con la Russia, l’Ue con l’India. Così (in un mese) sono cambiate le alleanze militari e politiche


Nulla sarà più come prima. O per lo meno non come lo è stato negli ultimi decenni. L’elezione di Donald Trump alla guida degli Stati Uniti sta dando, in poche settimane, uno scossone allo scacchiere geopolitico delle alleanze politiche, economiche e militari. Sta ribaltando il tavolo. E ieri lo ha ben spiegato un messaggio scritto da Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, appena arrivata in India con il team di commissari per incontrare il presidente Modi: «In un’epoca di conflitti e intensa competizione, c’è bisogno di amici fidati. Per l’Europa, l’India è un’amica e un’alleata strategica. Discuterò con Narendra Modi di come portare la nostra partnership strategica al livello successivo». Come dire: se quelli che un tempo consideravi amici si allontanano, cercane di nuovi.

Trump, dazi al 25% contro Messico e Canada: ulteriore tariffa del 10% applicata ai beni dalla Cina

NAZIONI UNITE

La rappresentazione plastica dei cambiamenti in corso sul palcoscenico globale si è avuta all’Assemblea delle Nazioni Unite, dove gli Usa hanno votato insieme a Mosca, Minsk e Pyongyang contro una risoluzione dell’Unione Europea che condannava l’aggressione russa contro l’Ucraina. La sintesi è parziale, perché il quadro è complesso ma in mutamento, ma dopo la famosa telefonata tra Putin e Trump e il successivo vertice russo-americano a Riad, si può affermare che gli Stati Uniti si stanno allontanando dall’Unione Europea e stanno liquidando l’Ucraina, per dialogare con la Russia. Questa operazione serve a indebolire l’Europa, ma soprattutto a raffreddare i rapporti tra Mosca e Pechino che Washington vede, e non da ieri, come il vero e pericoloso contendente. Preoccupata anche dalla politica violenta dei dazi di Trump, Bruxelles sta riattivando a sua volta il dialogo con la Cina, ma cerca anche sponde alternative, come ben spiega il viaggio di Ursula von der Leyen in India, la cui economia non è ancora nell’élite mondiale, ma sta comunque crescendo più delle altre. Altro effetto collaterale dell’uragano Trump: il Regno Unito, per la prima volta dalla Brexit, si è riavvicinato all’Unione Europea: proprio a Londra si svolgerà un nuovo vertice sulla questione ucraina, e Starmer e Macron hanno posto sul tavolo il tema della difesa unica europea e dell’invio di una forza di peacekeeping in Ucraina.

Ma come mai Trump, per la verità in coerenza con ciò che aveva promesso in campagna elettorale, ha deciso di ribaltare il tavolo? Osserva Marco Di Liddo, direttore del Cesi, il Centro studi internazionali: «Trump ha drammaticamente accelerato alcune posture strategiche degli Stati Uniti. Hanno un’origine più antica e profonda, ma lui ha contribuito a renderle più immediate e dirette. Queste tendenze prevedono lo spostamento del focus della politica estera americana nell’indo-pacifico e in funzione di contrasto alla Cina. Tutte le azioni vanno in questa ottica». Obiettivo: il containment, il contenimento della Cina. Allacciare i rapporti con la Russia, partner importante per Pechino, va in questa direzione, anche se rischia di apparire come un tradimento americano dell’Ucraina e anche dell’Unione europea. Non a caso, una settimana fa Xi Jinping ha parlato al telefono con Vladimir Putin, e gli ha ricordato che «Mosca e Pechino sono veri amici che si supportano a vicenda». Di Liddo fa notare: «I russi cercheranno di ottenere il massimo dall’accordo sull’Ucraina, ma nel lungo periodo non rinunceranno totalmente al rapporto con la Cina sia per ciò che Pechino ha garantito durante la guerra sia perché c’è una visione comune alternativa all’Occidente. Trump scommette su un ritorno per la propria amministrazione, ma soprattutto sul fatto che i russi abbiano una posizione “terza”. E la Russia sa che in un rapporto con Pechino rischia di avere il ruolo di comprimario, aprire a Trump può riequilibrare la bilancia». Mosca conta su una potenza militare notevole, su un’estensione geografica imponente, ma sul fronte economico è un nano rispetto ai due giganti: il Pil degli Usa per il 2024 è oltre il 28.100 miliardi di dollari, quello della Cina di 19.000 miliardi, mentre per la Federazione russa è poco meno di 2.000 miliardi di dollari. E l’Unione europea? L’uragano Trump sta costringendo Londra, Parigi, Berlino e Roma, per citare solo alcuni, a parlare per la prima volta in maniera concreta di un sistema di difesa alternativo agli Usa. Ma i dazi della Casa Bianca impongono una risposta anche in chiave economica. Servono alternative all’amico americano, quello rappresentato anche da JD Vance che, due settimane fa, è venuto alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco a criticare in modo feroce l’Europa. Per questo, Bruxelles guarda con più insistenza a Pechino, anche se resta quanto meno complicato, sul fronte economico, il rapporto con un Paese che sta invadendo il continente non solo con prodotti a basso costo, ma con sofisticate auto elettriche e pannelli solari, mentre sul fronte delle possibili importazioni di merci europee la Cina ha un interesse decrescente. Ecco allora il viaggio di Ursula von der Leyen in India.

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

NUOVA DELHI

La presidente della Commissione europea spiega: «Discuterò con Narendra Modi di come portare la nostra partnership strategica a un livello superiore». Modi da tempo dialoga con l’Europa, ha un ottimo rapporto con l’Italia e con Giorgia Meloni. L’economia del Paese, con mille contraddizioni e diseguaglianze, corre: il Pil ha un tasso di crescita sopra l’8 per cento nel biennio 2023-2024, superiore a Cina ed Europa (come incremento, sia chiaro). L’India inoltre è uno dei componenti storici dei Brics, un raggruppamento sempre più rilevante e alternativo all’America, di cui fanno parte anche Brasile, Russia, Sudafrica e Cina (che pure ha sempre avuto rapporti tesi con Nuova Delhi), a cui si sono aggiunti Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, Iran e Indonesia. «Il problema dell’Europa – chiosa Di Liddo – è che è urgente ristrutturare il suo sistema di governo, rendendolo più unito, altrimenti non ce la farà. Vero, ora la Gran Bretagna, per evitare l’isolamento, si sta riavvicinando alla Ue. Ma ricordiamo sempre che il rapporto tra inglesi e americani resterà speciale, a prescindere da questa fase contingente».

© RIPRODUZIONE RISERVATA





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link