La privatizzazione dell’aeroporto di Catania: il prezzo e i possibili acquirenti


Avviato l’iter della vendita dello scalo di Fontanarossa che fa gola ai tanti big del settore: gli scenari e l’attesa per la base d’asta

Come quasi tutti i grandi aeroporti internazionali, anche l’aeroporto Vincenzo Bellini di Catania presto passerà in mani private. Come abbiamo infatti pubblicato ieri sera il Consiglio di amministrazione della Sac, società che gestisce lo scalo internazionale Vincenzo Bellini, ha approvato le procedure e i documenti, incluso il Piano industriale, da sottoporre all’assemblea dei soci, che sarà chiamata a deliberare sul conferimento del mandato al Cda, attribuendogli i poteri necessari, per avviare il processo di privatizzazione della società di gestione dell’aeroporto di Catania.

«L’approvazione delle procedure – spiega la Sac in una nota – rappresenta un passo fondamentale per l’avvio dell’operazione, che mira a garantire lo sviluppo strategico dello scalo, rafforzandone la competitività e la capacità di attrazione di investimenti nazionali e internazionali. Il programma di privatizzazione si inserisce in un quadro più ampio di sviluppo e crescita del settore aeroportuale siciliano, volto a migliorare l’efficienza operativa e la qualità dei servizi offerti ai passeggeri. L’assemblea dei soci sarà chiamata a esprimersi sulla proposta del Cda, delineando così i prossimi passi per l’attuazione della strategia di privatizzazione».

Numeri da record

Si tratta di una operazione finanziaria di portata enorme, forse la più grande dell’Isola se si considera che lo scalo di Fontanarossa è l’aeroporto più importante del Sud, il quinto in Italia per traffico con oltre 12 milioni di passeggeri. Numeri che fanno gola a tutti i più grandi gruppi aeroportuali italiani ed europei che stanno cominciando a mostrare interesse per entrare nella compagine societaria.

La privatizzazione potrebbe portare nelle casse dei soci milioni e milioni di euro: il “prezzo” dipende alla valutazione economica che sarà messa a base d’asta della gara: valutazione che sarà affidata da un advisor esterno, Mediobanca, nominato nel 2022. Diversi voci hanno riportato una possibile base di un miliardo di euro ma potrebbe essere anche più alta: comunque il prezzo non è stato ancora fissato.

Le quote

Sac è partecipata dalla Camcom del Sud Est Sicilia (60,65% del capitale sociale), dall’Irsap (12,13%) dalla Città Metropolitana di Catania (12,13%), dal Libero Consorzio di Siracusa (12,13%), dal Comune di Catania (2,04%). La palla è in mano al governatore Renato Schifani che tramite i commissari controlla la CamCom, ma naturalmente anche l’Irsap. Non a caso oggi il presidente della Regione ha espresso «grande apprezzamento per l’iniziativa della Sac che sta avviando la procedura di privatizzazione dell’aeroporto di Catania».

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Saldo e stralcio

 

«Credo che Palermo e Catania siano gli unici aeroporti che siano rimasti ancora in mano pubblica. Naturalmente parliamo di Camera di Commercio, parliamo di Comune, ma comunque io sono convinto che il pubblico debba fare il pubblico e il privato il privato» è stato il ragionamento di Schifani che non ha nascosto la «grande amarezza» per l’aeroporto Falcone e Borsellino. «Da quando ci siamo insediati abbiamo esercitato anche una moral suasion che non viene recepita. Mi spiace molto naturalmente anche perché noi su Palermo abbiamo previsto un investimento di 14 milioni di fondi sociali di cooperazione. Quindi noi saremo coerenti con i nostri impegni. Però io mi auguro che Palermo esca dalle sacche della politica, dal controllo della politica di una struttura strategica ma che non obbedisce a logiche di mercato che ormai a livello internazionale vedono una presenza di privati, possibilmente un partenariato pubblico-privato». Ma la Regione non possiede quote dello scalo palermitano.

I sondaggi

Per ora quindi è l’aeroporto di Fontanarossa quello in gioco. E ci sarebbe la “fila” per il Vincenzo Bellini. Secondo indiscrezioni, un po’ tutti i big del settore hanno sondato il terreno. Per esempio avrebbe mostrato interesse il gruppo Mundys, ex Atlantia, holding dei Benetton che ha già in casa Aeroporti di Roma e gli aeroporti della Costa Azzurra Nizza e che recentemente annunciato di voler crescere nel settore del trasporto aereo. Anche F2i, tramite la 2i aeroporti – che già controlla gli scali di Milano (Linate e Malpensa), Napoli/Salerno, Torino, Trieste e Bologna – avrebbe chiesto informazioni. E Sac avrebbe registrato anche l’interesse di emissari delle società francesi Airport De Paris e Vinci Ariports. Potrebbe lanciare un’offerta anche la multinazionale Corporación América dell’argentino Eduardo Eurnekian, gestore di una cinquantina di scali in tutto il mondo fra cui Firenze e Pisa, ma in corsa potrebbe esseri anche il gruppo Save (società di gestione degli aeroporti di Venezia, Treviso, Charleroi e Verona).

Insomma non mancano i pretendenti ma sicuramente dovranno mettere sul piatto molti soldi, denaro che servirà anche a portare a termine il masterplan da 650 milioni di euro, da eseguire entro il 2030. Cinque anni in cui fare una nuova pista da tre chilometri e due nuovi terminal.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA





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