“La riforma non risolve i problemi della giustizia. Non ci aiuta a lavorare meglio e più in fretta. Ci saranno solo minori garanzie, soprattutto per i più deboli”. Questo quanto sostengono i magistrati che oggi hanno aderito all’astensione indetta dall’Associazione nazionale magistrati per protestare contro la riforma della giustizia e contro la separazione delle carriere.
Questa mattina a Cremona, nell’aula polifunzionale di palazzo di giustizia, si è tenuto un incontro al quale hanno partecipato il presidente del tribunale Anna di Martino, il procuratore Silvio Bonfigli, il presidente della sezione penale Guido Taramelli, i vertici della sottosezione dell’Anm, il giudice Elena Bolduri e il sostituto procuratore Alessio Dinoi, e tutti i magistrati del tribunale e della procura.
Tutti con Costituzione in mano e coccarda tricolore sulle toghe, come era successo anche in occasione della cerimonia di apertura dell’anno giudiziario a Brescia, quando i magistrati dell’Anm erano usciti in silenzio dopo che aveva preso la parola Claudia Eccher, membro laico del Csm. Ed erano rimasti fuori anche durante l’intervento del rappresentante del ministro Nordio.
Presenti all’incontro a Cremona anche una rappresentanza dell’Ordine degli avvocati di Cremona con il presidente Alessio Romanelli.
Il coro di voci è unanime: “Il sistema di valori e diritti disegnato dalla Costituzione prevede un giudice e un pubblico ministero, soggetti solo alla legge, imparziali, indipendenti e appartenenti allo stesso ordine giudiziario. Solo così possono assicurare l’attuazione del principio di uguaglianza di tutti i cittadini. Il pubblico ministero è il primo giudice che il cittadino incontra e solo finchè appartiene all’Ordine giudiziario rimane aperto al dubbio sull’innocenza dell’imputato.
Separato dalla giurisdizione, sarà attratto nella sfera di un altro potere, senza poter svolgere il suo lavoro serenamente, condizionato dalle direttive dell’Esecutivo e dall’impossibilità di disporre pienamente della polizia giudiziaria. I primi a rimetterci saranno i cittadini, per i quali non sarà pienamente attuato il principio di uguaglianza, perchè l’organo che cura le indagini sarà inevitabilmente condizionato dalle scelte politiche della maggioranza di turno”.
Secondo il presidente di Martino, “questa riforma non risolve quelli che sono i veri mali della giustizia che il cittadino vive tutti i giorni. Mancano risorse, manca personale, e questa riforma non incide minimamente sulla velocizzazione dei processi“. Per il procuratore Bonfigli, “una riforma sorda rispetto a quelli che sono i veri problemi della giustizia e che ha costi altissimi. L’imparzialità è il valore fondamentale che deve essere garantito. Imparzialità che con la riforma è a rischio”. “Questo è un brutto momento“, ha ripreso il presidente di Martino: “In oltre quarant’anni di carriera non mi era mai capitato. La magistratura è sotto attacco, qualunque decisione sgradita diventa una caccia alle streghe“.
Un ulteriore punto critico espresso durante l’incontro a Cremona riguarda l’istituzione di un’Alta Corte disciplinare separata dal Csm. Attualmente, il Consiglio Superiore della Magistratura garantisce l’autonomia della magistratura anche nella gestione disciplinare. La creazione di un organo esterno, con una composizione potenzialmente influenzata da logiche politiche, potrebbe compromettere questa garanzia, esponendo i magistrati a pressioni esterne.
“E’ la prima volta nella mia carriera che aderisco a uno sciopero“, ha detto il presidente di sezione Taramelli. “Ma così si cerca di introdurre un condizionamento della libertà di decisione. Ovvio che una sentenza scontenta sempre qualcuno, ma noi abbiamo un obbligo di trasparenza perchè dobbiamo motivare le nostre decisioni”. “Questa non è una riforma della giustizia”, hanno dichiarato a loro volta il giudice Bolduri e il sostituto Dinoi: “Questa è una riforma sullo status dei magistrati. L’istituzione dell’Alta Corte è pericolosa”. “Chi ci garantisce”, si chiedono i magistrati, “che saranno prese decisioni imparziali?”.
Una voce fuori dal coro è stata quella di Alessio Romanelli, presidente dell’Ordine degli avvocati di Cremona. “Quello della separazione delle carriere è un argomento caldo, e a volte è vissuto con qualche polemica di troppo”. “Ma sono convinto”, ha spiegato Romanelli, che si è detto comunque sempre disponibile ad un confronto sul tema, “che la separazione delle carriere sia necessaria e indispensabile per rafforzare l’imparzialità del giudice“.
Sara Pizzorni
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