tra segnali di ripresa e perduranti differenze sociali e territoriali


Circa il 3% dei nuclei familiari in Italia, stando all’elaborazione di Banca Etica sui dati dell’ultima indagine di Banca d’Italia (2022), non possiede alcuno strumento bancario (conto corrente; conto deposito; conto postale). Si tratta di quasi 600 mila famiglie, per un totale stimabile di circa 1,3 milioni di cittadini non bancarizzati. Il dato appare in sensibile miglioramento rispetto al 2020: in due anni, circa 500 mila famiglie (il 46% di quelle in condizione di esclusione) si sono dotate di strumenti bancari. L’analisi conferma la perdurante debolezza delle aree meno sviluppate del Paese (il 72% delle famiglie non bancarizzate vive al Sud e nelle Isole) e delle persone in maggior difficoltà: il 77% delle famiglie escluse appartiene infatti al quintile di reddito più basso (max. 17 mila euro annui) e vede come maggior percettore di reddito persone non lavoratrici (77%) ma anche persone con reddito da lavoro dipendente (22%). Sono alcuni dei dati sull’inclusione finanziaria dell’“Analisi e scenari” a cura del Gruppo Banca Etica, c.borgomeo&co. e Rete Italiana di Microfinanza e Inclusione Finanziaria.

“Di fronte a questa situazione, si legge nel Report, le famiglie in maggior difficoltà non vedono nell’accesso al credito una reale occasione di supporto: su quasi 3 milioni di richieste di finanziamento, presentate tra il 2019 e il 2021, le famiglie nel quintile di reddito più basso hanno presentato solo il 10% delle richieste, di cui il 30% sono state rifiutate; una situazione marcatamente peggiore anche rispetto al secondo quintile (che ha presentato il 18% delle richieste ma ha raccolto il 13% dei rifiuti).” Le ataviche differenze tra le diverse aree del Paese si confermano anche sul piano dell’accesso al credito: il 53% delle richieste di finanziamento proviene dal Nord, mentre solo il 28% da Sud e Isole. Inoltre, anche se i tassi di accoglimento al Sud sono più alti, questi tendono a premiare soprattutto gli appartenenti ai quintili di reddito più alti. Peggior performance al Centro, con meno richieste rispetto al Nord, ma una più alta probabilità che vengano rifiutate. Si tratta di una dinamica che “rischia di degenerare ulteriormente – sottolinea il Report – se si considera la continua crescita della “desertificazione bancaria”: nel 2023, secondo le sigle sindacali del credito, gli sportelli si sono ridotti di un ulteriore 4%, mentre ormai 4,4 milioni di italiani vivono in Comuni totalmente desertificati, per i quali non sempre l’internet banking rappresenta un’alternativa (in Italia è diffuso solo tra il 51,5% degli utenti contro il 63,9% delle media UE)”. In questo scenario, l’indice elaborato da Banca Etica, che si concentra su intensità creditizia (rapporto tra finanzia menti e PIL) e condizioni di offerta di credito nelle aree territoriali, (che valuta la propensione a erogare nuovi finanziamenti, oltre che la presenza territoriale e virtuale del sistema bancario) segna per il 2022 un ulteriore declino: -8,4 punti rispetto al valore di riferimento (fissato a 100) per il 2012, il peggior risultato dall’inizio delle rilevazioni, che porta a una restrizione quantitativa di disponibilità dei finanziamenti, ad una maggior riluttanza del sistema a concedere quei finanziamenti e una riduzione dei punti di accesso per avanzare domande di credito.

Il Report individua due target a forte rischio di esclusione finanziaria: donne e migranti. Da un lato, l’inclusione economica di genere appare frenata anzitutto dalla limitata partecipazione delle donne al mercato del lavoro (56,2% in Italia vs. 70,2% di media UE), resa ancor più complessa dal limitato accesso alle posizioni di vertice e dai gap retributivi che troppo spesso favoriscono l’abbandono del lavoro e la totale dedizione al lavoro di cura (i dati INPS elaborati da OpenPolis segnala no che nel 96% dei casi sono le donne a lasciare il lavoro per occuparsi della cura dei figli). Le difficoltà professionali limitano l’inclusione finanziaria delle donne, come evidenziato dai dati: il 37% delle donne italiane non ha un conto in banca, mentre su 474 miliardi di euro erogati in finanziamenti dalle banche italiane alle persone fisiche nel 2023, solo 95 sono andati a donne (FABI). Una beffa anche per le banche, se si considera come le donne si dimostrano mutuatarie a minor rischio. Accesso al lavoro e alla finanza restano strumenti essenziali alla prevenzione e al contrasto della violenza economica di genere. Per analizzare invece la dinamica dell’inclusione finanziaria dei cittadini stranieri, questa edizione della ricerca ha beneficiato di un contributo curato dall’Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei Migranti in Italia (iniziativa del CeSPI, Centro Studi di Politica Internazionale, realizzata in collaborazione con Associazione Bancaria Italiana e il sostegno del Ministero dell’Interno). L’inclusione dei cittadini stranieri ha vissuto tre fasi: da una prima timidezza del sistema, si è presto passati a un maggior interesse da parte delle banche, le quali hanno adottato approcci universalistici o specialistici, sebbene nella maggior parte dei casi si sia assistito a una formula di offerta intermedia, tesa ad affiancare all’offerta di prodotti tradizionali altri strumenti o servizi dedicati. Grazie a questo insieme di iniziative, l’indice di bancarizzazione dei cittadini stranieri (non OCSE) in Italia, ossia la percentuale di adulti titolari di conto corrente, è cresciuto vertiginosamente negli anni (dal 61% del 2010 al 90% del 2020), per poi contrarsi all’83% nel 2022. “Le perduranti difficoltà linguistiche; le carenza di garanzie e storico creditizio, si sottolinea nella Ricerca, hanno infatti creato le condizioni per un peggioramento della bancarizzazione negli anni della pandemia e degli effetti economici della guerra in Ucraina. In questo contesto più difficile, si stima che il 66% dei cittadini stranieri abbia dovuto intaccare il proprio patrimonio accumulato per far fronte alle spese ordinarie (di questi, il 42% lo ha fatto impiegando per molta parte o totalmente le proprie disponibilità). L’analisi del CeSPI sollecita quindi la ripresa di percorsi di bancarizzazione, puntando su educazione finanziaria (ad oggi l’alfabetizzazione finanziaria dei cittadini stranieri è 3,8 contro il 5,9 su 10 degli italiani); lo sviluppo della digitalizzazione e dei servizi di microcredito e credito dedicato.”

Ed è proprio al microcredito che l’Analisi del Gruppo Banca Etica si rivolge per tentare di superare le tante sfide aperte dell’inclusione finanziaria di persone e comunità fragili. Nel 2023, secondo i dati elaborati da borgomeo&co., grazie al lavoro di promozione di 127 soggetti, sono stati concessi microprestiti (quasi sempre senza bisogno di garanzie personali) a 17.785 beneficiari, per un ammontare complessivo di oltre 298 milioni di euro. Rispetto al 2022, si registra una discreta crescita del numero di prestiti (+2.106, pari al 13,4%) e un forte incremento dell’ammontare prestato (+84 milioni, pari a +39,2%) così come del prestito medio (+54% sul 2022). Un microcredito che ha ancora limiti evidenti (a partire dalla sua disciplina), che hanno spinto gli autori della Ricerca a proporre interventi sia alle istituzioni pubbliche che al mondo del credito.

Qui per scaricare il Rapporto: https://finanzaetica.info/landing/inclusione-finanziaria-e-microcredito-per-un-nuovo-dialogo-con-i-territori/.

 

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