Conferenza di Monaco: intervento del vicepresidente U.S.A J. D. Vance


Dal 14 al 16 febbraio 2025 si è tenuta a Monaco la Conferenza sulla Sicurezza, un appuntamento internazionale per il dibattito su difesa e politica estera. Tra gli interventi più discussi c’è stato quello del vicepresidente degli Stati Uniti, che ha rivolto un duro attacco alle politiche europee in materia di democrazia, libertà d’espressione e di culto.

Il suo discorso ha suscitato reazioni contrastanti:da un lato, ha denunciato una presunta censura nei paesi occidentali, paragonandola a quella esercitata dal regime sovietico affermando che la “Guerra Fredda ha schierato i difensori della democrazia contro forze molto più tiranniche in questo continente. E considerate la parte in quella lotta che censurava i dissidenti, che chiudeva le chiese, che annullava le elezioni. Erano i buoni? Certamente no”; dall’ altro ponendo interrogativi sul rapporto tra sicurezza e libertà, sostenendo che l’Europa stia sacrificando i suoi stessi valori. 

JD Vance ha strutturato il suo intervento attorno a due temi principali:

  1. Attacco alle istituzioni europee
    Il vicepresidente ha citato per primo il caso di un ex commissario europeo che si sarebbe detto – “compiaciuto” dell’annullamento delle elezioni Rumene a causa di presunte ingerenze russe, e che se le cose non dovessero andare secondo i piani potrebbe succedere anche in Germania – .

    Questo rappresenterebbe un grave precedente: se le istituzioni europee possono invalidare un’elezione per motivi politici, cosa impedisce che accada altrove, quando a vincere le elezioni non sono partiti allineati?

  2. Censura e libertà di espressione
    Vance ha poi evocato il paragone con la Guerra Fredda, sottolineando come, in passato, la censura e la repressione del dissenso fossero strumenti tipici dei regimi totalitari. Ha sostenuto che oggi, in Europa, si stia assistendo a un fenomeno analogo, con governi che limitano la libertà di parola in nome della sicurezza o della stabilità sociale, accusando Bruxelles di censurare i media.

    Episodi specifici
    A supporto delle sue affermazioni, il vicepresidente ha portato alcuni esempi concreti:

    • Il caso svedese: Citando direttamente il vicepresidendente ”Guardo alla Svezia, dove due settimane fa il governo ha condannato un attivista cristiano per aver partecipato a un rogo di Corano che ha portato all’omicidio di un suo amico”

      Tuttavia, non risultano condanne ufficiali per questo tipo di crimine nelle ultime settimane, sebbene il riferimento potrebbe essere al caso di Salwan Momika, un rifugiato iracheno che nel 2023  bruciò una copia del Corano e che è stato recentemente assassinato.

    • Le restrizioni nel Regno Unito e in Scozia: ha citato la vicenda di Adam Smith Connor, un veterano accusato di aver violato una legge britannica semplicemente pregando in silenzio vicino a una clinica per aborti.

      inoltre ha denunciato le normative scozzesi secondo cui la preghiera è vietata persino nelle abitazioni situate all’interno delle cosiddette “zone di accesso sicuro”.

Attacco al cristianesimo: un fenomeno ignorato?

Uno degli aspetti più controversi del discorso di JD Vance riguarda il presunto attacco alla libertà religiosa, in particolare al cristianesimo. Gli episodi citati – dal caso dell’attivista cristiano in Svezia alle restrizioni sulla preghiera nel Regno Unito e in Scozia – non sono solo casi isolati, ma rientrano in una tendenza più ampia. Negli ultimi anni, si sono moltiplicate le normative che, in nome della neutralità e della laicità, hanno finito per limitare espressioni pubbliche della fede cristiana.

Basti pensare alle crescenti restrizioni sui simboli religiosi nei luoghi pubblici, al ridimensionamento delle festività cristiane in diversi paesi europei o alla criminalizzazione di gesti come la preghiera silenziosa vicino alle cliniche per aborti. Mentre altre fedi godono di ampie tutele sempre in nome della libertà religiosa, il cristianesimo – che è parte fondante dell’identità europea – sembra essere l’unico bersaglio di una progressiva marginalizzazione.

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La domanda che sorge spontanea è: si tratta veramente di una difesa della laicità o di un tentativo, più o meno consapevole, di sradicare un elemento identitario dell’Europa? Le istituzioni europee e nazionali, nel loro tentativo di garantire inclusività e pluralismo, stanno di fatto negando lo spazio a una componente che, nel bene o nel male, ha plasmato la cultura, la morale e i valori del continente su cui tuttora ci basiamo.

La crisi politica europea e la necessità di una vera federazione

L’altro grande tema sollevato indirettamente da Vance riguarda la fragilità politica dell’Unione Europea.

L’incapacità di Bruxelles di muoversi in modo compatto nelle crisi internazionali, la mancanza di una leadership chiara e la continua frammentazione tra gli stati membri rendono l’UE debole e inefficace.

Le elezioni europee, di cui il vicepresidente ha parlato con toni critici, rappresentano solo la punta dell’iceberg. L’UE è spesso paralizzata dai veti incrociati dei singoli stati e dalla mancanza di una visione comune. Ogni emergenza – dalla pandemia alla guerra in Ucraina, dalla crisi energetica all’immigrazione – ha mostrato quanto l’Europa sia più un insieme di interessi nazionali che un vero blocco politico e strategico. 

Questa stagnazione impedisce di fatto ai paesi europei di crescere e di attuare politiche economiche efficaci, rallenta la ricerca scientifica e grava sui portafogli dei cittadini. Inoltre, ostacola lo sviluppo di strategie energetiche e geopolitiche, rendendo l’Europa irrilevante nelle grandi diatribe internazionali.

La soluzione non può essere né l’attuale stagnazione né il modello di un super-stato burocratico privo di radici culturali. Serve un’Europa federale, capace di agire come una vera potenza, ma che non rinneghi la sua storia e i suoi valori.

Il cristianesimo – indipendentemente dalle proprie convinzioni personali – è parte integrante dell’identità europea, così come lo sono il diritto romano e l’illuminismo. Costruire un’Europa che dimentica le sue origini equivale a costruire una casa senza fondamenta: prima o poi crollerà. L’Unione Europea deve trovare un equilibrio tra efficienza politica e rispetto delle sue radici. Perché una federazione senza identità è destinata a restare un gigante burocratico senza anima.

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JD Vance: una voce autorevole, ma pur sempre politica

Per quanto alcune riflessioni di JD Vance siano condivisibili, è essenziale ricordare che il suo punto di vista è inevitabilmente di parte. In quanto vicepresidente degli Stati Uniti, il suo discorso risponde a precise strategie politiche e agli interessi di Washington.

Gli Stati Uniti hanno sempre giocato un ruolo attivo nel dividere e indebolire i blocchi politici concorrenti, e l’Europa non fa eccezione. Per questo, pur riconoscendo le criticità evidenziate, è fondamentale mantenere uno sguardo critico e non cadere in facili strumentalizzazioni.

Tra integrazione e identità, l’Unione europea deve stare attenta ed evitare di cadere nella logica del divide et impera che ha spesso reso il nostro continente vulnerabile esposto a dittature e guerre.

Un’Europa frammentata fa comodo a molti, ma non agli europei.

Conclusioni

La conferenza di Monaco ha sollevato questioni cardine per l’UE e il suo futuro, dalla libertà di espressione alla crisi politica della stessa, fino al ruolo del cristianesimo nella società contemporanea

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Se da un lato alcune sue osservazioni mettono in luce problemi reali, dall’altro è fondamentale analizzarle attentamente, tenendo conto del contesto politico e degli interessi in gioco.

L’Europa si trova a un bivio oggi più che mai: può scegliere di rafforzarsi come blocco unito, senza però rinnegare le proprie radici, oppure continuare a frammentarsi sotto le pressioni interne ed esterne.

La vera sfida è trovare un equilibrio tra il dovere degli Stati e dell’Unione di garantire la sicurezza richiesta dai cittadini e tutelare la libertà, che non deve però tradursi in lassismo.



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