«È una strada privata, la pratica è impossibile»: disabile monfalconese senza posto auto sotto la sua abitazione


I latini dicevano omen nomen quando nel nome vedevano un presagio, forse un destino. Per Andrea Del Medico può dirsi così, infatti fa il dottore. È veterinario, ha 54 anni e si prende cura degli animali. Ma Andrea Del Medico è prima di tutto un uomo e anche a lui è capitato di ammalarsi. La malattia che da tempo l’ha colpito è però di tipo neurodegenerativo, il Parkinson, e questa patologia cammina con la disabilità: fa «parte strutturale» della sua vita, come spiega lui stesso, «ma sinceramente sono ospiti non invitati e quindi indesiderati», ne parla pertanto pubblicamente con «assoluta tranquillità».

Il baricentro di questa storia è tuttavia un altro: Andrea Del Medico è, appunto, un medico, vuole continuare a svolgere la professione e, prima ancora, a mantenere un’autonomia di movimento, per non doversi affidare troppo, finché può, alla moglie Tiziana, la quale comunque lo accompagna sempre con piacere. Per continuare a farlo, poiché da 23 anni vive in una casa che si trova in una stradina privata a fondo cieco, via del Calvario, ancora sterrata – un tratto che d’inverno si allaga per la pioggia e d’estate e s’impolvera per la siccità –, ha bisogno di una cosa che può sembrare piccola e banale, ma che lui non riesce per ora a ottenere. Un parcheggio per portatori di disabilità.

«Non sono pretenzioso e non lo vorrei solamente per me, cioè a titolo personale, ma per chiunque ne abbia bisogno», dice. La malattia è peggiorata negli ultimi mesi e per questo chiede il posto sotto casa, situata al termine della via. Ha scritto al Comune il 9 dicembre, senza risposta nei 30 giorni di legge. Allora ha ripetuto l’istanza il 4 gennaio con Pec e stavolta la replica è arrivata il 6 febbraio.  L’ente ha riferito di non poter dar corso alla richiesta di un parcheggio generico per disabili, in quanto «non risulta possibile istituire su aree di proprietà privata stalli di fruibilità pubblica disciplinati ai sensi del Codice della strada».

A quel punto, otto giorni dopo, Del Medico, che è pure appassionato di diritto, ha attinto a un recente istituto giuridico e ha inoltrato la proposta di un cosiddetto “accomodamento ragionevole”, cioè di una misura che può essere richiesta alle amministrazioni per garantire i diritti della persona con disabilità, quando a ciò non sia sufficiente il rispetto delle previsioni di legge. La richiesta è al vaglio degli uffici legali, fa sapere l’ente. Per Del Medico, «in mancanza di segnaletica, sbarre o altro, come avviene qui, la strada deve considerarsi pubblica: sono stati inseriti i pali dell’illuminazione, vi entrano postini e corrieri, ovviamente gli operatori di Isa Ambiente per asportare i mastelli del porta a porta». Via del Calvario è insomma «aperta fisicamente alla circolazione indiscriminata di un numero indefinito di persone, data l’assenza di limitazioni: io vi risiedo da 23 anni e il Comune potrebbe pure aver frattanto usucapito la strada».

L’altro percorso, suggerito da Costantino Plazzotta, presidente rionale di Largo Isonzo, è l’acquisizione gratuita della via da parte del Comune (la cinquantina di residenti è d’accordo), affinché diventi a tutti gli effetti pubblica, ma l’ente in un recente incontro ha comunicato che la strada non è percorribile. Perché purtroppo la via è a fondo cieco e questo, come conferma il vicesindaco reggente Antonio Garritani, che ha appreso dal collega Luca Fasan e dalla consigliera Irene Cristin la pratica, ne preclude la praticabilità: non sfociando, con tratto attraversabile da vettura, su una via comunale, non si configura un interesse pubblico. Garritani si sente però di suggerire al cittadino di indire una riunione condominiale e chiedere ai vicini l’autorizzazione alla concessione dello spazio per lo stallo, perché secondo lui questa è l’unica soluzione. L’aspetto paradossale della storia è che negli anni Novanta, l’altro ramo parallelo della via, sempre a fondo cieco, tranne per una ventina di metri di fondo a erba calpestabile (di proprietà privata, stando ai cartelli) che sfocia su via Capitello, fu acquistata dal Comune che la rese pubblica: di là strisce e parcheggi – il paradiso –, di qua giarina, pozzanghere e polvere. Il Calvario, appunto. Omen nomen.



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