Fabi: sui conti correnti di famiglie e imprese 20 miliardi in più nel 2024


Più nel dettaglio, i conti correnti hanno registrato un incremento di 19,8 miliardi di euro (+1,5%), passando da 1.343,8 miliardi a 1.363,6 miliardi di euro. Anche i depositi con durata prestabilita hanno visto un aumento del 2,7%, raggiungendo i 257,4 miliardi dai 250,7 miliardi del 2023. I depositi rimborsabili con preavviso, una categoria di liquidità più flessibile, hanno registrato una crescita dello 0,9%, con un incremento di 2,8 miliardi, arrivando a 318,3 miliardi. In controtendenza, invece, i pronti contro termine, che hanno subito una riduzione del 10,8%, scendendo da 97,3 miliardi a 86,7 miliardi di euro, evidenziando una minore propensione a detenere strumenti di breve termine per esigenze di liquidità immediata. Il totale complessivo della liquidità in banca è dunque aumentato di 18,9 miliardi di euro (+0,9%), passando da 2.007,3 miliardi a 2.026,2 miliardi di euro.

Salgono i mutui (+1,5% in sette mesi) ma calano i finanziamenti alle imprese (-2,2%)

Il taglio dei tassi d’interesse deciso dalla Bce fa ripartire i mutui: negli ultimi sette mesi del 2024 i prestiti per la casa sono aumentati di 5,3 miliardi di euro, in crescita dell’1,3% dai 420,8 miliardi di maggio ai 426,1 miliardi di dicembre. La seconda parte del 2024, dunque, segna l’inversione di tendenza per il credito bancario destinato all’acquisto di abitazioni: nei primi cinque mesi dello scorso anno, infatti, lo stock di questa categoria di finanziamenti era calato di quasi 4 miliardi (-0,9%). Un recupero abbondante che coincide con il cambio di passo della politica monetaria e il costo del denaro portato, in più riunioni dell’Eurotower, fino al 2,75% deliberato a gennaio scorso. Ma se le famiglie cominciano a ottenere più ossigeno per investire sul mattone e sul fronte del credito al consumo (con cui si acquistano a rate vari beni e servizi), salito di oltre 3 miliardi (+2,6%), da 123 a 126,1 miliardi, si registra una sforbiciata del 4,1% ai prestiti personali (quelli erogati senza una specifica finalità), passati da 120,5 miliardi a 115,6 miliardi. Quadro negativo, invece, per le imprese: con l’eccezione del credito di breve periodo aumentato di 4,45 miliardi (+3,2%) e di 2,1 miliardi in più (+1,4%) per i prestiti a medio termine, cioè fino a 5 anni, le aziende devono fare i conti con un robusto taglio di 20,4 miliardi (-6,5%) per i finanziamenti di lungo periodo, scesi da 313,9 miliardi a 293,4 miliardi: in totale, lo stock degli impieghi all’imprenditoria è sceso di 13,6 miliardi (-2,2%), da 612,6 miliardi a 598,9 miliardi.

Effetto Bce: in tre anni i prestiti ai privati sono crollati di 60 miliardi

Tassi più alti e meno prestiti alla clientela negli ultimi tre anni, L’effetto della politica monetaria della Banca centrale europea, misurato da fine 2021, si è tradotto in una contrazione complessiva del credito ai privati di quasi 60 miliardi di euro (-4,5%) da 1.325,9 miliardi a 1.266,7 miliardi. Il cambio di rotta della Bce sul costo del denaro, iniziata a luglio 2022 con il primo rialzo, ha innescato una progressiva salita dei tassi d’interesse praticati dalle banche alle famiglie e alle imprese, con il costo dei finanziamenti che è diventato più caro. Ne è conseguita una stretta sugli impieghi degli istituti durata quasi due anni, fino a maggio dello scorso anno. Tuttavia, la ripartenza registrata nella seconda parte del 2024, non ha modificato il saldo negativo del triennio. A soffrire di più sono state soprattutto le imprese: i prestiti sono scesi di 64,2 miliardi (-9,7%), da un totale di 663,1 miliardi a 598.9 miliardi.

Segno meno per tutti i tipi di finanziamento

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 

Dodici milioni in meno per quelli di breve durata (fino a 1 anno) e 8 milioni in meno per quelli di medio periodo (fino a 5 anni). Se queste due categorie sono tornate, a fine 2024, allo stesso livello del 2021, per quanto riguarda i finanziamenti oltre 5 anni, quelli destinati principalmente a sostenere gli investimenti delle aziende, si è registrato un crollo vertiginoso di 64,1 miliardi (-17,9%) da 357,6 miliardi a 293,4 miliardi.

Sileoni: «Segnale positivo, ma le banche devono remunerare di più i depositi»

«L’aumento della liquidità sui conti correnti è un segnale positivo, che conferma come le famiglie stiano gradualmente ricostituendo i propri risparmi dopo due anni difficili segnati dall’inflazione e dall’aumento del costo della vita», osserva il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. «Da parte delle banche, – aggiunge – è necessario un cambio di passo: continuano a considerare i conti correnti esclusivamente come strumenti di pagamento, ignorando il loro ruolo essenziale anche come prima forma di risparmio. Il problema è che la liquidità resta parcheggiata senza una reale valorizzazione economica: i tassi sui depositi sono ancora troppo bassi, mentre le banche, come dimostrano anche gli utili del 2024, beneficiano di margini enormi sulla raccolta e quindi sul credito, col margine d’interesse in costante aumento da tre anni. Ai clienti va riconosciuta una remunerazione più equa, allineata all’andamento dei tassi di interesse, per evitare una penalizzazione eccessiva dei risparmiatori. Senza un atteggiamento diverso, le banche mettono a rischio quel rapporto di fiducia che è alla base del settore».



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link