La famiglia Benetton e la strage dimenticata di Acqualonga, al centro della puntata di Farwest stasera in tv su Rai 3, venerdì 28 febbraio


La famiglia Benetton e la strage dimenticata di Acqualonga, al centro della puntata di Farwest stasera in tv su Rai 3, venerdì 28 febbraio in prima serata. Il programma condotto da Salvo Sottile inizia con la controversa storia dei Benetton. Nel vasto panorama delle aziende italiane, Benetton si distingue non solo per i celebri maglioncini variopinti e le iconiche campagne pubblicitarie firmate da Oliviero Toscani, ma per la costruzione di un autentico impero grazie a una diversificazione senza sosta. Dalla moda all’agricoltura, dall’editoria alle infrastrutture autostradali, il brand ha consolidato un’immagine pubblica che, però, ha subito un drammatico contraccolpo con il crollo del Ponte Morandi.

L’attenzione si sposta poi sul disastro del viadotto Acqualonga ad Avellino nel 2013, in cui un pullman precipitato ha causato la morte di quaranta persone. Il programma mostra, per la prima volta, immagini inedite dei periti sul luogo della strage, emettendo un verdetto chiaro: quelle barriere erano fatiscenti. Ci si chiede perché non siano stati effettuati i controlli necessari e soprattutto, perché nessuno ne parli più.


Un documento tecnico di 540 pagine accusa i dirigenti della società dei Benetton di essere responsabili della strage dimenticata di Acqualonga, in seguito alla caduta di un autobus da un viadotto in Irpinia. Quindici le persone sotto accusa nel processo per omicidio colposo e disastro colposo, tra cui l’amministratore delegato Giovanni Castellucci. “La condizione di degrado dei tirafondi rappresenta la causa fisica principale per cui la barriera non è riuscita a trattenere il mezzo,” si legge nel rapporto. “Non vi è stata alcuna attività di controllo né, tanto meno, di manutenzione, nonostante l’elevato rischio fosse prevedibile. In quel tratto di strada non c’è neppure la corsia d’emergenza; pertanto non dovrebbe essere classificata come autostrada,” prosegue la relazione. La procura di Avellino sostiene: “Hanno preferito risparmiare e posticipare l’intervento di manutenzione”. Nonostante ammetta le carenze, la società Autostrade si difende in aula: “I tirafondi erano arrugginiti, ma non rappresentano la causa della tragedia“.

La storia della famiglia Benetton

I fondatori dell’azienda sono i fratelli Luciano, nato nel 1935, Giuliana, 1937, Gilberto, 1941-2018 e Carlo Benetton, 1943-2018, cresciuti nel quartiere di Santa Bona a Treviso, all’interno di una modesta famiglia originaria di Ponzano Veneto. Dopo essere rimasti orfani del padre Leone nel 1945, Luciano abbandonò la scuola per cominciare a lavorare come garzone nel magazzino di tessuti Campana e successivamente, presso il negozio di abbigliamento Della Siega. Nel frattempo, la sorella, Giuliana, intraprese un’attività lavorativa in una maglieria. Negli anni Cinquanta, i due fratelli iniziarono a combinare i loro impegni lavorativi da dipendenti con una propria attività. Nel 1955 acquistarono una macchina da maglieria grazie alla quale Giuliana iniziò a confezionare in casa maglioni che Luciano vendeva porta a porta, sotto il marchio Très Jolie.

Il successo ottenuto li portò ad acquistare altre due macchine e ad assumere quattro dipendenti, trasferendo il laboratorio dalla casa a un locale nelle vicinanze. Nel 1958 Luciano riuscì a dimettersi dal suo impiego dipendente. Con il progredire dell’impresa, si unirono all’azienda familiare anche i fratelli minori: Gilberto, dipendente della Confartigianato, che curava contemporaneamente la contabilità dell’azienda, e Carlo, disegnatore nelle officine Bornia, che si dedicava agli aspetti tecnici e produttivi. Così si definirono i ruoli all’interno dell’attività: Luciano era il presidente e responsabile commerciale, Giuliana si occupava del design, Gilberto gestiva la parte finanziaria e Carlo supervisionava la produzione. La crescita dell’azienda fu favorita dall’incontro, nel 1961, con Roberto Calderoni, un industriale e commerciante che aprì le porte dell’azienda al mercato romano, grazie ai suoi contatti con diverse famiglie della comunità ebraica di Roma operanti nel settore tessile, tra cui gli Anticoli e i Tagliacozzo. In breve tempo, le vendite nella capitale superarono quelle nel Veneto e nel 1965, fu necessario aprire una vera e propria fabbrica a Ponzano Veneto.

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Nel 1991, i Benetton acquisirono la Compañía de Tierras Sud Argentino, un vasto terreno di circa 10.000 chilometri quadrati destinato all’allevamento di ovini per la produzione di lana. Questa acquisizione diede origine a una complessa vicenda giudiziaria, poiché un gruppo di indigeni Mapuche, supportato dal celebre premio Nobel Adolfo Pérez Esquivel e da diverse ONG, rivendicò parte delle terre. Tuttavia, il procedimento legale si concluse con il riconoscimento della legittimità dell’acquisto da parte dei Benetton. A partire dal 2014, la famiglia Benetton ha gradualmente abbandonato la gestione diretta dell’azienda, assumendo un ruolo di azionista e affidando la gestione al management. Gianni Mion è stato designato presidente, mentre Marco Airoldi ha assunto il ruolo di amministratore delegato e direttore generale. Il gruppo Benetton è noto per i suoi marchi di abbigliamento, che includono United Colors of Benetton, Undercolors e Sisley. In passato, ha anche detenuto i brand Playlife e Killer Loop.





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