AL MINISTRO DELLA DIFESA
AL COMANDO GENERALE DELL’ARMA DEI CARABINIERI
Successivamente all’intervento datato 23 maggio 2024 in materia API/SOS questa
Associazione Sindacale Carabinieri riconosce con favore quanto comunicato da codesto C.do
Generale in data 7 agosto 2024 riscontrando l’effettivo approvvigionamento del nuovo casco balistico CAP2 (che indubbiamente fornisce un incremento delle capacità operative dei militari). Ciò nonostante UNARMA ha continuato a ricevere segnalazioni da parte dei suoi iscritti circa alcune importanti criticità che permangono attorno agli assetti API/SOS afferenti la sfera del benessere e della sicurezza del personale.
Per meglio comprendere i bisogni che vengono segnalati a questa Associazione, è bene
premettere quali siano i delicati compiti assegnati alle API e SOS.
A partire dal 2015 l’Arma dei Carabinieri, nell’adeguare il proprio dispositivo antiterrorismo, ha determinato l’istituzione delle API e SOS quali unità “hight reliability organizations” che effettuano attività di vigilanza dinamica dedicata, a protezione degli obiettivi sensibili a rischio di minaccia terroristica, con lo scopo di fronteggiare situazioni ad alto rischio come
attacchi terroristici di media complessità e la neutralizzazione di “active shooters”. Nel farlo
l’Arma CC si è di fatto allineata ad altri paesi europei che da tempo già disponevano di
analoghe unità “First Responder”.
Le API e le SOS sono inoltre impiegate per condurre operazioni in supporto di attività di P.G. (sia in attività “pianificate” come cattura latitanti o esecuzione ordini custodia cautelare, sia in attività d’emergenza come barricamenti domestici o criminali asserragliati), gestire eventi di criminalità laddove per il precipitare degli eventi e il pericolo di vita grave e immediato non consente di attendere l’arrivo del GIS. Recentemente, ad ulteriore conferma
dell’importanza di questi reparti, il Cdo Generale Arma CC ha stabilito che gli equipaggi API/SOS debbano essere chiamati a fronteggiare in via prioritaria i cd. “interventi ad alta intensità” cioè quegli interventi particolarmente pericolosi per l’incolumità dei militari e di terzi estranei coinvolti.
Nel 2024 le API/SOS hanno condotto sul territorio nazionale oltre 270 interventi, numero notevolmente superiore rispetto al precedente 2023, a testimonianza della bontà ed utilità del
progetto API/SOS. Ciò nonostante, a quasi 10 anni dalla creazione di questi assetti esistono alcune criticità e disparità di trattamento, sebbene formazione ed impiego di API e SOS è a medesima, che si
ripercuotono non solo sul benessere del personale ma anche sulla loro sicurezza con possibili riflessi negativi sulla buona riuscita delle operazioni.
Bisogna innanzitutto ricordare che, mentre le SOS risultano ufficialmente costituite in seno alle Compagnie Intervento Operativo dei Battaglioni Mobili, le API risultano essere ancora un reparto “sperimentale” costituito solo sul piano della forza effettiva ed inquadrare all’interno del Nucleo Radiomobile di Cdo Provinciale o alle dirette dipendenze del Comandante di NORM
circostanza che rende difficile l’alimentazione ai reparti di nuovo personale soprattutto in
relazione al fatto che non è stato ancora stabilito un organico suddiviso per ruoli. Sebbene di fatto API e SOS svolgano lo stesso incarico, sono presenti importanti disparità di trattamento come l’assenza della figura di Comandante all’interno delle API rispetto le SOS che sono
composte da squadre da …omissis uomini ciascuna con un proprio comandante (disparità ai fini dell’avanzamento a scapito dei marescialli effettivi alle API). Inoltre gli operatori delle SOS,
in quanto dipendenti dalla 1^ Brigata Mobile CC, hanno la possibilità di essere inviati in
missione fuori area molto più facilmente rispetto ai loro colleghi delle API.
L’impiego in condizioni ordinarie degli assetti API/SOS è improntato su equipaggi composti da…omissis uomini, numerico che permette loro di applicare le peculiari TTPs previste dalla specifica S.O.P. tuttavia, ulteriore disparità di trattamento, per le API “a forza minima”, è
concesso l’impiego di equipaggi composti da soli —omissis militari. Eppure in caso di
interventi ad alto rischio (active shooters, “interventi ad alta intensità”, eventi terroristici, team
reazione immediata) gli equipaggi organizzati su nuclei terziari sarebbero esposti a rischi
maggiori non potendo di fatto impiegare le peculiari TTPs che solo team di almeno …omissis uomini potrebbero utilizzare; ciò con evidenti possibili ripercussioni negative sulla loro sicurezza e sulla buona riuscita dell’intervento. Per far fronte alla necessaria “flessibilità di impiego”, ma garantendo gli imprescindibili standard di sicurezza, sarebbe opportuno aumentare la forza delle API dipendenti dal NORM equiparandole all’attuale “eccezione” API di
Padova, eliminando dunque la figura delle riserve e definendo la forza organica.
Agli operatori API/SOS sono richiesti “elevati livelli di efficienza fisica” tuttavia non è stato
stabilito quante ore settimanali debbano dedicare all’allenamento fisico ed alcuni reparti non dispongono di idonee strutture ove potersi allenare; di fatto i reparti procedono in ordine sparso ed effettuano addestramento fisico nella misura che il proprio rispettivo comandante
reputa opportuna.
In merito all’addestramento tattico di mantenimento si rende necessario introdurre
addestramenti di tipo “force on force” tramite l’utilizzo di munizionamento “simunition”. Questo permetterebbe agli operatori di condurre addestramenti quanto più realistici possibile e superare l’attuale distacco esistente tra addestramento e attività operativa reale, facendogli
veramente sviluppare quelle capacità necessarie ad operare con la massima sicurezza. Numerosi militari hanno inoltre rappresentato problematiche inerenti ai capi di vestiario in
dotazione: stivaletti tattici, pantaloni con ginocchiere incorporate, softshell, giacca
impermeabile, balaclava “flame retardant” e guanti tattici idonei allo specifico impiego
dovrebbero rappresentare la dotazione base per un operatore “first responder” quali sono i
militari API/SOS, eppure ad oggi nulla di questo è stato loro assegnato. Le carenze riguardano anche l’equipaggiamento e l’armamento infatti reparti definiti “hight reliability organizations”
dovrebbero essere dotati di cuffie elettroniche, cinturone tattico “M.O.L.L.E”, apparati radio “tattici”, attrezzi a batteria per l’effrazione (con capacità di divaricazione, pressione, taglio,
trazione, e schiacciamento) e pistola individuale con torcia tattica, tuttavia le API/SOS ne sono
sprovviste. Non si tratta solo di benessere del personale ma anche e soprattutto di sicurezza per l’incolumità degli operatori, di terze persone coinvolte e del successo delle operazioni. Anche alla luce della concreta minaccia terrorismo nonché dei sempre più frequenti episodi di
criminalità a rischio elevato, considerate le criticità rappresentate dai militari sopra raccolte,dopo quasi 10 anni dalla costituzione dei reparti API/SOS, si propone prendere in
considerazione una riorganizzazione di questi reparti (posto che le API risultano ancora un reparto sperimentale) valutando l’assegnazione dei materiali ed equipaggiamenti necessari, il
ripianamento delle disparità di trattamento esistenti tra API e SOS e la chiara definizione dei periodi di addestramento , tattico e fisico, che i militari devono effettuare.Questa Associazione è a disposizione per un eventuale tavolo tecnico volto a risolvere le
criticità in argomento.
Cordiali saluti,
Antonio Nicolosi segretario generale di
UNARMA Associazione Sindacale Carabinieri
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