di Fausto Farinelli – Alghero 1 Marzo 2025
Un confronto internazionale: la Sardegna è penalizzata?
Come evidenziato da Sandro Usai, studioso del fenomeno trasportistico sardo (Sandro Usai Blog), la tassa d’imbarco in Italia è aumentata notevolmente dal 2004, passando da 1 euro a 6,50 euro per passeggero nella maggior parte degli scali. In alcuni aeroporti, come Venezia (9 euro) e Napoli (8,50 euro), l’importo è ancora più elevato.
Se confrontata con il resto d’Europa, l’Italia risulta il secondo paese con la tassazione aeroportuale più alta, con un carico fiscale di 22,82 euro per passeggero, dietro solo al Regno Unito, dove può arrivare a 40 euro. Paesi come la Spagna applicano solo 2,57 euro, mentre la Lettonia addirittura 0,01 euro.
“L’eliminazione della tassa potrebbe rappresentare un volano per il turismo, ma servono politiche di compensazione per evitare squilibri nei bilanci pubblici”, spiega Usai nel suo studio sulle ripercussioni economiche della tassa (fonte).
L’impatto della tassa sugli aeroporti sardi: numeri e previsioni
Secondo Sandro Usai (fonte), il gettito della tassa d’imbarco in Sardegna è di circa 34 milioni di euro
Dove finiscono i soldi della tassa d’imbarco?
Nonostante venga chiamata addizionale comunale, solo una frazione minima dei 6,50 euro pagati per ogni passeggero viene effettivamente destinata ai Comuni aeroportuali. In realtà, la maggior parte del gettito finisce nelle casse dello Stato per scopi completamente estranei al settore del trasporto aereo.
Secondo lo studio condotto da Andrea Giuricin, 5 euro su 6,50 vengono destinati all’INPS e al “Fondo Trasporto Volo”, ovvero a:
- 1,5 euro per il Fondo di solidarietà per il settore del trasporto aereo, che garantisce il sostegno al sistema aeroportuale;
- 3,5 euro alla Gestione degli interventi assistenziali e di sostegno alle gestioni previdenziali (GIAS), che finanzia alcune specifiche gestioni pensionistiche non direttamente legate al trasporto aereo.
Dunque, la tassa d’imbarco non serve principalmente a finanziare gli aeroporti o le infrastrutture, ma a coprire spese previdenziali e assistenziali dello Stato.
Solo 1,5 euro rimane in ambito aeroportuale, suddiviso tra:
- Il servizio antincendio negli aeroporti;
- L’ENAV per i costi di sicurezza degli impianti;
- Una frazione minima destinata ai Comuni aeroportuali.
In pratica, i Comuni ricevono una quota irrilevante, salvo alcune eccezioni (Roma, Venezia e Napoli), dove le amministrazioni hanno concordato piani di rientro dal debito con il governo nazionale.
“Per i Comuni, l’introito della tassa è irrisorio, ma viene usato per coprire altre spese dello Stato”, evidenzia Giuricin.
Questa ripartizione fa emergere un paradosso: si tratta di una tassa che incide direttamente sul costo dei biglietti e sulla competitività del trasporto aereo, senza però finanziare il settore in modo significativo.
Ma cosa succederebbe se la tassa fosse eliminata?
Secondo Usai, gli aeroporti sardi potrebbero non essere pronti a gestire un aumento improvviso del traffico aereo senza adeguati investimenti:
“Gli scali di Cagliari, Olbia e Alghero sono dimensionati per il traffico attuale. Se la tassa venisse abolita e si verificasse un boom di passeggeri, le infrastrutture attuali non sarebbero in grado di sostenere la crescita senza investimenti significativi” (fonte).
Senza interventi di ampliamento e modernizzazione, la Sardegna rischierebbe di trovarsi con aeroporti sovraffollati e servizi inefficienti.
La posizione della politica sarda: un dibattito ancora aperto
La questione della tassa d’imbarco ha acceso un acceso confronto tra le forze politiche sarde. Paolo Truzzu (FdI) ha attaccato la Giunta Todde, accusandola di immobilismo:
“Mentre la Giunta continua a perdere tempo, altre regioni come Friuli Venezia Giulia, Calabria e Abruzzo hanno già eliminato la tassa. Non c’è più alcuna giustificazione per mantenere questo balzello che ostacola il diritto alla mobilità dei sardi”.
Anche il capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, Marco Tedde, ha sollecitato un intervento immediato, suggerendo di utilizzare i 30 milioni di euro destinati alla privatizzazione degli aeroporti per eliminare la tassa:
“Abbiamo già un modello di riferimento: in altre regioni italiane, abolire la tassa ha favorito l’aumento delle rotte e del traffico aereo. Perché la Sardegna dovrebbe restare indietro?”.
L’assessora ai Trasporti Barbara Manca, invece, ha frenato, sottolineando la necessità di valutare l’impatto economico dell’abolizione della tassa:
“Non possiamo prendere decisioni affrettate. La Regione deve valutare l’impatto economico complessivo e garantire un approccio equilibrato”.
La posizione di Ryanair: “Senza la tassa, più voli, più passeggeri e più lavoro”
Ryanair, il principale operatore aereo in Sardegna, è tra i più accesi sostenitori dell’abolizione della tassa. Il direttore commerciale Jason McGuinness ha dichiarato che, senza questa imposta, la compagnia potrebbe aumentare significativamente le sue operazioni nell’isola.
Secondo Ryanair, se la tassa venisse eliminata:
- 40 nuovi aeromobili verrebbero basati in Italia,
- 250 nuove rotte sarebbero attivate,
- 20 milioni di passeggeri in più verrebbero trasportati ogni anno,
- 1.500 nuovi posti di lavoro verrebbero creati tra personale aeroportuale e indotto.
“Se la Sardegna vuole essere più competitiva e attrarre più turisti durante tutto l’anno, eliminare questa tassa è il primo passo necessario”, ha dichiarato McGuinness.
Tuttavia, l’assenza della presidente Alessandra Todde all’incontro con Ryanair, sostituita dall’assessora ai Trasporti Barbara Manca e dall’assessore al Turismo Franco Cuccureddu, ha suscitato perplessità. Perché la presidente non ha partecipato a un incontro con la compagnia aerea più importante per l’Isola?
L’analisi di Andrea Giuricin: i benefici dell’abolizione della tassa
Sempre l’economista Andrea Giuricin, esperto di trasporti e docente alla Università Milano-Bicocca, ha analizzato il possibile impatto dell’abolizione della tassa. Secondo il suo studio, senza questa imposta, entro il 2030 si potrebbero registrare 9 milioni di passeggeri in più, con i seguenti effetti:
- 4,2 miliardi di euro di crescita del PIL,
- Oltre 65.000 nuovi posti di lavoro,
- Un gettito fiscale aggiuntivo di oltre 1 miliardo di euro, compensando il mancato introito della tassa.
“L’abolizione della tassa d’imbarco potrebbe portare benefici superiori ai costi. Se il traffico passeggeri cresce, lo Stato potrebbe recuperare il gettito fiscale attraverso un aumento delle entrate IVA e delle tasse sui consumi generati dall’incremento turistico”, ha spiegato Giuricin.
In alcune regioni italiane, come Friuli Venezia Giulia, Calabria e Abruzzo, dove la tassa è stata eliminata, il traffico aereo è aumentato e il settore turistico ha beneficiato di una maggiore affluenza di visitatori.
Eliminazione della tassa d’imbarco: impatto e beneficiari
Alcune regioni italiane, come Abruzzo, Friuli Venezia Giulia e Calabria, hanno eliminato l’addizionale comunale sui diritti di imbarco. Questa decisione è stata accolta con favore dalle compagnie aeree, in particolare da Ryanair, che ha annunciato investimenti e nuove rotte in queste regioni.
L’eliminazione della tassa d’imbarco ha avuto un impatto positivo sul numero di passeggeri e sulla connettività delle regioni interessate. Le compagnie aeree low cost, come Ryanair, hanno beneficiato maggiormente di questa misura, potendo offrire tariffe più competitive e attirare un maggior numero di passeggeri.
In Sicilia, l’abolizione della tassa d’imbarco è stata proposta da Ryanair, ma l’assessore regionale alle Infrastrutture e alla mobilità Alessandro Aricò ha espresso dubbi sulla sua fattibilità, a causa dell’impatto finanziario che avrebbe sulle casse della Regione.
Assaeroporti ha chiesto una revisione del quadro normativo sulla tassa d’imbarco, evidenziando che l’imposta incide fino a 9 euro sul costo del biglietto e che gran parte del gettito viene destinato a finalità estranee al settore del trasporto aereo.
L’associazione “Aeroporti 2030” ha chiesto uno stop agli aumenti della tassa sui biglietti aerei, evidenziando che l’addizionale aumenta il prezzo di ogni biglietto fino a 9 euro nel nostro Paese.
Uno studio dell’ACI (Airports Council International) ha dimostrato che le tasse aeroportuali possono avere un impatto economico negativo significativo, superando le entrate generate. Le tasse sui biglietti aerei sopprimono la domanda di trasporto aereo, con conseguente riduzione del traffico, dei posti di lavoro e del PIL.
La tassa d’imbarco in Europa
La tassa d’imbarco è presente anche in altri paesi europei, ma con modalità e importi diversi.
Belgio:
In Belgio, è stata introdotta una “tassa d’imbarco” il 1° aprile 2022. L’importo varia a seconda della distanza della destinazione finale dall’aeroporto di Bruxelles (BRU/EBBR):
- 10 euro per voli con destinazione a meno di 500 km da Bruxelles,
- 2 euro per voli con destinazione a più di 500 km da Bruxelles e situata all’interno dello Spazio economico europeo (SEE), Regno Unito o Svizzera, e
- 4 euro per voli con destinazione al di fuori del SEE, Regno Unito o Svizzera.
Il governo belga ha proposto di aumentare le tasse sui voli a lungo raggio all’interno e all’esterno dell’UE a 5 euro a passeggero. Questa proposta è stata criticata da Ryanair, che ha sottolineato come altri paesi europei, come la Svezia, l’Ungheria e alcune regioni italiane, stiano abolendo le tasse sull’aviazione per mantenere la competitività e stimolare la crescita del traffico.
Per essere considerati residenti fiscali in Belgio, gli individui devono aver stabilito il loro “domicilio” o la “sede principale dei loro beni” in Belgio. Per le coppie sposate o conviventi legalmente, il domicilio fiscale è il luogo in cui è stabilita la famiglia. Gli individui che lasciano il Belgio devono notificare le autorità municipali, saldare la loro situazione fiscale e presentare una dichiarazione dei redditi “speciale” entro tre mesi dalla partenza.
L’aliquota dell’imposta sul reddito delle società in Belgio è del 25%. Le piccole e medie imprese (PMI) sono soggette a un’aliquota del 20% sul primo reddito di 100.000 euro, a condizione che soddisfino determinati criteri. Esiste una deduzione per dividendi ricevuti (DRD) del 100% per i dividendi ricevuti da una società belga da una società nazionale o estera. Le plusvalenze derivanti dalla cessione di beni materiali e immateriali sono soggette a imposta con l’aliquota ordinaria dell’imposta sul reddito delle società del 25%.
Germania:
In Germania, la tassa d’imbarco è chiamata “tassa sull’aviazione” (Luftverkehrsteuer) ed è applicata a tutti i voli commerciali in partenza da un aeroporto tedesco. L’importo varia a seconda della distanza della destinazione da Francoforte sul Meno, il più grande aeroporto commerciale tedesco:
- 7,50 euro per destinazioni negli Stati membri dell’UE, nei paesi candidati all’UE, nei paesi dell’EFTA e nei paesi terzi entro la stessa distanza,
- 23,43 euro per destinazioni nei paesi non coperti dalla prima categoria di distanza, fino a una distanza di 6.000 km, e
- 42,18 euro per destinazioni a una distanza di oltre 6.000 km.
Nel 2023, sono stati dichiarati 1,5 miliardi di euro di tasse sull’aviazione per circa 74,9 milioni di passeggeri aerei. La tassa non si applica, ad esempio, ai passeggeri di età inferiore ai due anni, ai voli per scopi militari, di pubblica autorità o medici e ai voli degli equipaggi che si occupano della sicurezza dei passeggeri aerei.
Il governo tedesco ha recentemente aumentato la tassa sui passeggeri aerei, con aumenti che vanno da 12,48 a 15,53 euro per i voli a corto raggio, da 32,25 a 39,34 euro per i voli a medio raggio e da 56,91 a 70,83 euro per i voli a lungo raggio. Questa decisione è stata criticata dall’International Air Transport Association (IATA) e dall’associazione tedesca degli acquirenti di viaggi VDR, che hanno avvertito che l’aumento delle tasse potrebbe danneggiare la competitività della Germania e ostacolare la ripresa del settore aereo dopo la pandemia.
La tassa di uscita tedesca si applica agli individui che detengono più dell’1% di una società (Kapitalgesellschaft) o che sono lavoratori autonomi. A partire dal 2025, la tassa di uscita si applicherà anche alle partecipazioni private in fondi, compresi gli ETF, con un valore di acquisto pari o superiore a 500.000 euro.
Regno Unito:
Nel Regno Unito, la tassa d’imbarco è chiamata “Air Passenger Duty” (APD) ed è applicata a tutti i passeggeri in partenza da un aeroporto del Regno Unito o dell’Isola di Man. L’importo varia a seconda della distanza del volo e della classe di viaggio.
Esistono quattro fasce di APD, basate sulla distanza tra Londra e la capitale del paese di destinazione:
- Fascia A (0-2.000 miglia): £13 per la classe economica, £26 per tutte le altre classi.
- Fascia B (2.001-4.000 miglia): £82 per la classe economica, £180 per tutte le altre classi.
- Fascia C (4.001-6.000 miglia): £94 per la classe economica, £208 per tutte le altre classi.
- Fascia D (oltre 6.000 miglia): £110 per la classe economica, £220 per tutte le altre classi.
Alcuni passeggeri possono essere esenti dal pagamento dell’APD, come i bambini sotto i 16 anni e le persone che viaggiano per motivi medici.
Dal 1° aprile 2023, sono state introdotte quattro fasce di destinazione: una fascia “nazionale” per le destinazioni in Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord, e le fasce internazionali A, B e C per tutte le altre destinazioni.
Il governo britannico ha annunciato un aumento dell’APD a partire dal 1° aprile 2026. Le nuove tariffe saranno:
- Nazionale: tariffa ridotta di £8, tariffa standard di £16 e tariffa più elevata di £142.
- Fascia A: tariffa ridotta di £15, tariffa standard di £32 e tariffa più elevata di £142.
- Fascia B: tariffa ridotta di £102, tariffa standard di £244 e tariffa più elevata di £1.097.
- Fascia C: tariffa ridotta di £106, tariffa standard di £253 e tariffa più elevata di £1.141.
Il Regno Unito ha introdotto nuove tariffe premium APD per i passeggeri sui voli che utilizzano aeromobili di 20.001 tonnellate o più con meno di 19 posti a sedere. I voli di questa categoria pagano l’APD al doppio della tariffa APD standard per la classe business/prima classe.
Francia:
In Francia, la tassa d’imbarco è chiamata “Tarif de l’aviation civile de la Taxe sur le transport aérien de passagers” ed è applicata a tutti i voli commerciali in partenza da un aeroporto situato sul territorio francese. La tariffa per il trasporto merci o posta è di 1,50 euro per tonnellata, mentre la tariffa per i voli passeggeri dipende dalla destinazione finale del passeggero:
- 5,05 euro per i voli verso lo Spazio economico europeo (SEE), il Regno Unito e la Svizzera, e
- 9,09 euro per tutte le altre destinazioni.
Le tariffe sono riviste ogni anno per tenere conto della variazione dell’indice dei prezzi al consumo.
Dal 1° marzo 2025, i voli charter in partenza dagli aeroporti francesi sono soggetti a un forte aumento delle tasse sui passeggeri, che vanno da 210 a 2.100 euro a passeggero. Questa decisione è stata criticata dall’European Business Aviation Association (EBAA), che ha avvertito che l’aumento delle tasse potrebbe minacciare gli operatori con sede in Francia.
Gli individui che lasciano la Francia sono soggetti a tassazione su tutto ciò che hanno guadagnato in Francia prima della loro partenza, nonché su eventuali guadagni francesi tassabili in Francia ai sensi dei trattati fiscali internazionali che hanno guadagnato dopo la loro partenza. Se possiedono immobili in Francia, sono soggetti all’imposta sugli immobili e alla tassa di soggiorno.
La Francia applica anche una “tassa di uscita” o “contributo eccezionale sul valore di determinati beni” ai privati e alle società facoltosi che trasferiscono la loro residenza fiscale fuori dalla Francia. La tassa è calcolata sulle plusvalenze non realizzate delle attività finanziarie, ovvero la differenza tra il loro valore di mercato alla data di partenza e il loro prezzo di acquisto, che è quindi soggetta a un’aliquota fissa del 30%.
quale futuro per la tassa d’imbarco in Sardegna?
L’abolizione della tassa potrebbe rendere la Sardegna più competitiva nel settore aereo, con biglietti meno costosi e un aumento del traffico turistico. Tuttavia, senza un piano di investimenti infrastrutturali, gli aeroporti dell’isola rischierebbero di diventare inadeguati alla nuova domanda.
Inoltre, il dialogo con Ryanair, la compagnia con il maggior numero di voli in Sardegna, non è stato gestito in modo strategico: l’assenza della presidente Todde all’incontro con McGuinness ha lasciato molti interrogativi sulle reali intenzioni della Regione.
La domanda ora è: la Sardegna vuole cogliere questa opportunità e rilanciare il suo sistema aereo o continuerà a restare vincolata a una tassa che potrebbe rallentare il suo sviluppo?
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