Le bugie del governo sul nucleare italiano, così Meloni ritorna al passato


A volte ritorna. Bocciata due volte dagli italiani, nei referendum del 1987 e del 2011, l’energia nucleare è di nuovo per il nostro Paese un’opzione all’ordine del giorno. Ce l’ha messa il governo Meloni, prima a parole e ora con un disegno di legge approvato nei giorni scorsi in consiglio dei ministri.

La peggiore insensatezza di questa scelta non è nel fatto che già in due occasioni ha ricevuto un rifiuto quasi plebiscitario nel voto popolare. In politica nessun sì e nessun no è per sempre. E’ nelle bugie agitate per giustificarla.

Prima bugia: non è più il nucleare del passato, è molto più sicuro e non presenta i problemi delle vecchie tecnologie nucleari. Non è vero. I reattori che il nostro governo vorrebbe costruire in Italia sono ovviamente basati su processi di “fissione” (la fusione nucleare è di là da venire) e appartengono alle tecnologie di cosiddetta “terza generazione” il cui battesimo risale a tre decenni fa. L’unica novità è che le centrali immaginate ora per l’Italia sono più piccole dei reattori tradizionali: si chiamano “small modular reactors”, SMR, hanno una potenza intorno ai 300 MW (contro i 1000/1500 MW della terza generazione standard). La tecnologia è tuttora in fase di sviluppo: a oggi ve ne sono operativi solo quattro, due in Cina e due in Russia. Secondo un recente studio condotto da scienziati della Stanford University e della University of British Columbia, con gli SMR aumentano i problemi legati alla gestione e allo smaltimento dei rifiuti nucleari, che rappresentano uno dei principali “talloni d’Achille” dell’energia nucleare in termini di sicurezza e impatto ambientale.

Foto di Ben Kerckx da Pixabay

Seconda bugia: produrre energia così farebbe risparmiare gli italiani. Questa è una “bufala”. Per l’Agenzia internazionale dell’energia, non proprio un covo di ambientalisti, l’elettricità prodotta con centrali nucleari a fissione costa più del triplo di quella prodotta con il solare e con l’eolico. Nel caso dell’energia nucleare, ciò che fa “saltare” i conti non è il costo ordinario di produzione dell’energia, ma il costo di costruzione delle centrali – sempre più elevato per i crescenti standard di sicurezza – la pre-ammortizzazione del costo di smantellamento, il costo di gestione dei rifiuti radioattivi. A ciò si deve aggiungere che passando dai combustibili fossili al nucleare rimarrebbe un’accentuata dipendenza dell’Italia da materie prime importate (e importate spesso da aree del mondo decisamente instabili): petrolio e gas in un caso, uranio nell’altro.

Terza bugia, forse la più falsa: il nucleare è indispensabile a contrastare la crisi climatica perché le energie rinnovabili, da sole, non sono in grado di sostituire completamente le fonti fossili che sono la causa principale del “climate change”. Qui occorre fare chiarezza.

Che Paesi in cui buona parte dell’energia elettrica è di fonte nucleare – come la Francia – tengano accesi ancora per un po’ i loro reattori, fino a quando la crescita delle rinnovabili non li renderà non necessari, è accettabile. Ma che l’Italia torni dopo quarant’anni a dotarsi di reattori nucleari, è una follia: per i costi immensi di questa prospettiva – che inevitabilmente ricadrebbero sui contribuenti – e per i suoi tempi; i nuovi reattori entrerebbero in funzione tra non meno di dieci anni, mentre è ora che bisogna compiere il massimo sforzo verso l’abbandono del petrolio e del gas o la crisi climatica diventerà inarrestabile.

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Dentro questa terza bugia ce n’è infine una quarta: le rinnovabili da sole non bastano a garantire tutta l’energia di cui c’è bisogno perché le due principali “nuove rinnovabili” – solare ed eolico – sono “intermittenti” (di notte, per dire, non c’è sole…). Il “problema” della discontinuità di solare ed eolico è totalmente risolvibile – già in molti casi risolto – grazie al ricorso, da una parte, a fonti rinnovabili non discontinue come l’idroelettrico, le biomasse e la geotermia, e dall’altra adottando sistemi, da anni ampiamente utilizzati, di batterie e pompaggi e di gestione intelligente delle reti e della domanda; quanto alla discontinuità stagionale del solare e dell’eolico (nel corso dell’anno sole e vento non sono disponibili sempre nella stessa misura), è affrontabile con l’integrazione delle diverse stagionalità delle due fonti (i mesi con meno sole e quelli con meno vento non sono gli stessi), con l’integrazione europea delle reti e con l’utilizzo di idrogeno verde e dei suoi derivati.

Oggi è difficile prevedere se davvero l’Italia tornerà al nucleare o se, come nel passato, questa rimarrà una “boutade” del governo. Certo è che già questo annuncio contiene in sé una deriva assai negativa: la destra al governo declama le virtù del nucleare e intanto spara quotidianamente contro le “rinnovabili”– costose, inaffidabili…

Diceva Albert Einstein, che peraltro di energia nucleare se ne intendeva abbastanza: i grandi problemi dell’umanità non possono essere risolti affidandosi alla stessa mentalità che li ha generati. Ecco: la passione nuclearista fuori tempo e fuori luogo di Meloni e co. incarna alla perfezione questo concetto.



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