stop a vertici parziali, confronto Ue-Usa-Nato


LONDRA No Trump no party. Senza americani al tavolo la pace tra Russia e Ucraina resterà una chimera. È il messaggio che Giorgia Meloni porterà oggi a Londra, al summit dei leader europei convocato da Keir Starmer e che ha ribadito ieri sera in una telefonata a Donald Trump per mediare dopo lo schiaffo del presidente americano a Zelensky, e tentare così una mediazione. Dopo il premier inglese e Macron, anche la premier italiana alza la cornetta e anticipa al presidente americano la linea che annuncerà oggi al vertice europeo. Poteva risultare nell’ennesima riunione di condominio, mentre là fuori i grandi – Stati Uniti, Russia e Cina – sembrano apparecchiare una nuova Yalta. Poi lo schiaffo di Trump a Zelensky nello Studio Ovale ha cambiato tutto.
 


LA LINEA CON I VICE

Ha visto e rivisto quel filmato choc con i suoi collaboratori, la premier italiana. Si è confrontata ancora ieri con il ministro degli Esteri Antonio Tajani a cui ha anticipato la linea che terrà nella City, dove è atterrato il presidente ucraino cacciato dalla Casa Bianca. Abbracciato da Starmer, fra gli applausi di una piccola folla radunata sotto un sole insolitamente caldo, da queste parti, a marzo. «Senza americani non si va da nessuna parte», è la convinzione della leader italiana che oggi proporrà ai partner, a cominciare dall’attivissimo (e mal sopportato) Emmanuel Macron, un vertice atlantico nel verso senso del termine. Stati Uniti e Ue al tavolo. Magari a Bruxelles, tra marzo e aprile, sotto il cappello della Nato che Meloni ritiene il più adatto. «Sarebbe l’opzione migliore, perché la Nato è già un’alleanza» spiega a microfoni spenti chi consiglia da vicino la presidente del Consiglio.

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Sono ore di apprensione a Palazzo Chigi. Dove ancora si riflette sul caso Zelensky, la rottura – senza ritorno? – tra protetto e protettore, per la gioia di Putin. Meloni invita i suoi a tenere i «nervi saldi» perché «non è il momento di fare i tifosi». E in questo senso avrebbe recapitato un monito a Matteo Salvini – si sono visti venerdì sera e ieri ci sarebbe stato un nuovo contatto – chiedendo di non esasperare il tifo trumpiano proprio mentre lei cerca di evitare lo strappo fra partner atlantici. Soprattutto, di evitare attacchi scomposti all’Ue, che ancora ieri il segretario della Lega cannoneggiava su X accusandola di usare «toni bellici». Ma torniamo al video di Zelensky. A Palazzo Chigi si dice solo a bassa voce, ma c’è chi già fa un bilancio chiaroscurale di quei dieci minuti di puro show tra Trump e il presidente ucraino, rivisti al VAR ancora ieri. Una scena drammatica che si sarebbe potuta evitare, è la lettura ai piani alti del governo, se il presidente in mimetica avesse «usato più prudenza» di fronte al Tycoon. Insomma, al netto della sfuriata trumpiana che ha spiazzato e sconcertato l’alleato italiano, spiega un big della maggioranza, «Zelensky poteva essere più cauto, forse ha risposto a tono perché pensava di avere un ritorno di politica interna». «Uno Stato che ti protegge non può essere insultato», ha chiosato ieri Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri di FdI molto vicino alla leader. Una bordata a Zelensky? «No, mi riferivo all’Europa e alla sinistra italiana che usa Trump per fare polemica inutile», chiarisce a questo giornale.

Dall’esecutivo fanno notare la ruvida uscita pubblica, ieri pomeriggio, del segretario generale della Nato Mark Rutte, che ha telefonato a Zelensky per dirgli di «ricucire il suo rapporto con Trump». Come a dire: non è solo italiana la sensazione che rompere con Washington sia una pessima idea in questo frangente. Meloni intanto prende l’iniziativa. Stamattina al numero 10 di Downing Street il bilaterale con Starmer. Sul tavolo, oltre l’Ucraina e alla cooperazione nella Difesa con il progetto per lo sviluppo di jet da combattimento Gcap (insieme al Giappone e, in prospettiva, l’Arabia Saudita), «l’immigrazione irregolare e la lotta ai traffici di esseri umani».
 

L’AGENDA

Nel pomeriggio alla Lancaster House il summit con gli europei – presente anche Trudeau per il Canada e il turco Erdogan, che Meloni potrebbe vedere a parte – e Zelensky. Qui la premier proporrà un summit con la sponda americana. Come anticipato ieri a Trump al telefono. Presto Meloni lo andrà a trovare di persona per un bilaterale, probabilmente nell’ultima settimana di marzo. È la Nato, va convincendosi la premier, il giusto format per dare vita a una linea d’azione comune sul conflitto ucraino. Così come sarà l’Alleanza atlantica a dover fornire «garanzie di sicurezza concrete» all’Ucraina per il dopoguerra.

A Palazzo Chigi l’hanno già ribattezzato “articolo 5 minus”. Una versione “light”, flessibile della difesa collettiva Nato che invece a Kiev resterà negata. Di fatto la promessa che in caso di una nuova invasione russa sarà presentato un conto salato a Putin. Ma senza l’America e i suoi mezzi tiene il punto Meloni, tutto è vano. Appuntamento a Bruxelles per un rendezvous fra alleati che scacci le ombre del Zelensky-gate allo Studio Ovale? Si vedrà. Nell’attesa la Nato non resta con le mani in mano. Nei prossimi giorni sarebbe in programma una riunione riservata con i vertici militari di tutti i Paesi membri. Sul tavolo, una “nuova” postura dalla Russia. Oggi intanto tocca a Starmer. Qui a Londra, nelle acque del Tamigi, l’Europa proverà a guardarsi allo specchio.
 





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