‭«Chi le vuole ti deve dare la percentuale» 


L’ambizione, almeno proferita, di mettere le mani sul mercato delle fragole di Maletto, i traffici di droga – in particolare cocaina e marijuana – e le estorsioni a un imprenditore edile, a un giovane organizzatore di serate ed eventi e infine al titolare di una pizzeria d’asporto nel territorio di Bronte. Sono alcuni dei punti salenti dell’operazione Saracena dei carabinieri del comando provinciale di Catania, che ieri ha disarticolato due gruppi mafiosi attivi tra Bronte, Maletto, Maniace, Randazzo e Adrano. Territori nei quali, secondo la ricostruzione degli inquirenti, gli esponenti del clan Mazzei sarebbero riusciti a ritagliarsi sempre più spazi di manovra grazie all’assenza del boss Salvatore Catania, storico esponente della famiglia di Cosa nostra dei Santapaola nella città del pistacchio. In questo contesto emergono, ma con importanti differenze, ancora una volta i nomi dell’allevatore Eugenio Spitaleri e di Ciccio Montagno Bozzone.

Il primo sarebbe stato il riferimento delle attività criminali nel territorio pedemontano proprio per sopperire all’assenza del secondo, ormai da diversi anni dietro le sbarre al 41bis. Per ricostruire il profilo di Spitaleri gli investigatori citano un’intercettazione risalente al 2021. Il 15 luglio un imprenditore di Maletto viene convocato nella masseria dell’allevatore e pesantemente minacciato. «Se tu inizi a pestare i piedi ai cristiani – gli dice Spitaleri – poi finisce che la fragola non la compra più nessuno. Se tu non mi capisci, io non ci posso fare niente». I contorni della discussione non sono chiari, ma la vicenda avrebbe riguardato del denaro – nello specifico 1200 euro – che l’imprenditore di Maletto avrebbe dovuto dare a qualcuno. Dazione che però avrebbe scatenato la rabbia del referente mafioso di zona: «Milleduecento euro di medicinali ti faccio dare». Qualche mese dopo a parlare è sempre Spitaleri, dimostrando secondo gli inquirenti i suoi interessi per il pizzo sul commercio delle fragole: «La facciamo alla pecorai? – diceva intercettato – Fragole non ce n’è per nessuno e per chi vuole le fragole ti deve dare la percentuale».

Nell’ordinanza di custodia cautelare del blitz, tolti i riferimenti alle fragole, sono tre le estorsioni contestate agli indagati. La prima riguarda il tentato cavallo di ritorno dopo il furto di un mezzo da lavoro all’interno di un cantiere a Buccinasco, in provincia di Milano. Vittima un imprenditore di Maletto impegnato nel settore dell’edilizia in Lombardia che sarebbe stato preso di mira da un gruppo del malavitoso del Nord Italia. Per aiutarlo – ma non gratuitamente – sarebbero scesi in campo i suoi conterranei siciliani Renato Augusta e Giuseppe Incognito. Quest’ultimo sarebbe riuscito a risalire agli autori del furto e avrebbe sottoposto l’ammontare della pretesa economica per la restituzione, giudicata però troppo esosa dall’indagato Biagio Longhitano, «lasciando quindi intendere che l’imprenditore di Maletto godeva della protezione», si legge nell’ordinanza. «Gli devi dire che non siamo nati ieri – spiegava a Incognito riferendosi ai ladri del Nord – gli devi dire di sistemarsi la testa. Il giusto gli facciamo prendere. Il disturbo è giusto che se lo pagano». Il mezzo alla fine non viene recuperato, ma l’interessamento per il recupero doveva comunque essere considerato: ecco perché Incognito avrebbero comunque preteso dei soldi all’imprenditore edile.

Un secondo episodio risale a settembre 2022 e in questo caso Augusta avrebbe preso di mira l’organizzatore di una serata. Prima indicando la sua stessa presenza come sinonimo di protezione durante l’evento. «Qua comando io – avrebbe detto alla vittima – mi sono fatto otto anni di galera. Vi faccio fare la fine dei porci». La vittima, terrorizzata, si sarebbe fatta prestare 100 euro da un amico e poi li avrebbe consegnati all’indagato. Secondo la giudice, però, la richiesta non prova il fatto che i soldi fossero destinati alle casse del clan, nei confronti del quale Augusta viene definito come semplice fiancheggiatore e non come pienamente organico. Motivo per cui non è indagato per associazione mafiosa.

Un altro episodio estorsivo è quello che avrebbe riguardato il titolare di una pizzeria d’asporto a Bronte. In questo caso Augusta avrebbe fatto direttamente riferimento alle attività del clan, mentre in altre occasioni si sarebbe limitato a ordinare e a mangiare senza pagare. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, avrebbe ottenuto somme variabili, da 50 a 100 euro. I magistrati della procura di Catania avevano chiesto la misura cautelare in carcere anche per Ciccio Montagno Bozzone e per il figlio Santino. In entrambi i casi, però, la giudice per le indagini preliminari ha deciso di rigettare l’istanza, nonostante padre e figlio risultino indagati per mafia. Nei confronti del boss di Bronte vengono fatti due riferimenti indiretti dagli altri indagati: nello specifico ai rapporti tra suo figlio e Spitaleri – che dovevano essere buoni – e al mantenimento in carcere dello stesso, di cui si parlava in un dialogo all’interno della masseria dell’allevatore. Tuttavia la voce di Montagno Bozzone non viene mai ascoltata, anche considerando che lo stesso si trova sottoposto da anni al regime del carcere duro.

Le ricostruzioni degli inquirenti per quando riguarda l’applicazione della misura cautelare vengono quindi bollate dalla giudice come «congetture che non hanno valore d’indizi e non permettono valutazioni di merito».  Di «mere congetture» si parla anche in merito alla posizione del figlio di Montagno. Poche conversazioni scollegate le une dalle altre e una visita nella masseria di Spitaleri in cui si sarebbe parlato di denaro da versare al padre. «Non emerge neppure un contributo causale offerto da costui all’associazione», conclude la giudice nell’ordinanza.

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