I dati dei sistemi sanitari regionali che parlano per noi


Nell’anno 2019 più di mezzo milione di italiani si sono spostati da sud a nord

Napoli.  

In questi giorni sono stati pubblicati in vari ambiti, istituzionali e mediatici, i dati inerenti lo stato di salute del nostro (ormai frammentato) sistema sanitario nazionale e quello che è emerso – com’era largamente previsto – non è affatto confortante per le regioni del sud. Il primo riguarda la mobilità passiva – fenomeno che comporta lo spostamento di persone da una regione all’altra per cure mediche – e i suoi costi pubblici e privati. Il dato conclusivo è agghiacciante.

Uno studio dell’Università di Pisa pubblicato sulla rivista Papers in Regional Science ha rivelato che nell’anno 2019 più di mezzo milione di italiani si sono spostati da sud a nord alla ricerca di prestazioni sanitarie non erogate o (a loro giudizio) mal erogate dalle loro regioni di residenza per un costo globale di 3,7 miliardi di euro.

Insomma, i cittadini meridionali – per annose ragioni che non sto qua a rievocare – “regalano” ogni anno una cifra mastodontica di denaro a quelli che vivono sopra la linea del Garigliano per essere curati in modo più esaustivo e degno di quanto non possa accadere nel luogo in cui vivono. E i numeri sono in costante, vertiginoso e drammatico peggioramento.

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Secondo un report della Fondazione Gimbe, “nel 2022 la mobilità sanitaria interregionale ha raggiunto la cifra record di € 5,04 miliardi, il livello più alto mai registrato e superiore del 18,6% a quello del 2021 (€ 4,25 miliardi). I dati elaborati dalla Fondazione GIMBE confermano anche il peggioramento dello squilibrio tra Nord e Sud, con un flusso enorme di pazienti e di risorse economiche in uscita dal Mezzogiorno verso Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, che si confermano le regioni più attrattive”.

La notizia fa il paio con una appena acquisita dal ministero della Salute e anticipata dal Sole 24 Ore secondo la quale “nel 2023 solo tredici Regioni e Province Autonome sono state in grado di raggiungere la sufficienza in tutte e tre le aree dell’assistenza sanitaria analizzate (prevenzione, cure territoriali e assistenza ospedaliera). Secondo il suddetto monitoraggio, le regioni completamente adempienti sono Piemonte, Lombardia, Provincia Autonoma di Trento, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Puglia e Sardegna. Quattro le Regioni che non hanno raggiunto la sufficienza in due aree dell’assistenza: Valle D’Aosta (territoriale e ospedaliera), Abruzzo, Calabria, Sicilia (prevenzione e territoriale). Tra le Regioni completamente adempienti, i punteggi medi più alti sono stati registrati da Veneto, Toscana, P.A. di Trento, Emilia Romagna e Piemonte. In coda alla classifica, la Calabria, preceduta da Valle d’Aosta, Sicilia Abruzzo e Basilicata. Insomma con la buona notizia che qualcosa ancora regge nelle aree meridionali (per le performance di Campania e Puglia), resta il dato sconcertante di un persistente squilibrio assistenziale a favore delle regioni del nord. Ora altro dato che arricchisce il quadro complessivo. Il Censis ha appena pubblicato l’edizione 2024/2025 della sua classifica annuale relativa agli studi di Medicina, valutando le università italiane sulla base di vari indicatori, tra cui strutture disponibili, servizi erogati, livello di internazionalizzazione, capacità di comunicazione e occupabilità dei laureati.

Le 10 migliori università statali per studiare medicina in Italia secondo la classifica Censis 2025 sono: Pavia, Milano-Bicocca, Bologna, Milano, Padova,  Foggia, Piemonte Orientale, Genova, Modena e Reggio Emilia e Perugia. Tra le Università non statali di medicina le migliori sono: Vita-Salute San Raffaele di Milano, Cattolica del Sacro Cuore di Milano e Campus Bio-Medico di Roma. Insomma, secondo questo rapporto, su 13 università pubbliche e private al sud spetta solo un singolo (e inaspettato) riconoscimento per quella di Foggia.

Concludo con la classifica annuale appena pubblicata “World’s Best Hospitals” del settimanale Newsweek che prende in esame più di 2.400 ospedali di 30 Paesi. Tra quelli italiani sono presenti in questa speciale graduatoria di merito il Niguarda di Milano al 37esimo posto, al 44esimo il Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS di Roma, al 54esimo il San Raffaele di Milano, al 61esimo l’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano, al 73esimo il Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna, al 117esimo l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, al 119esimo l’azienda ospedaliera universitaria integrata Verona – ospedale Borgo Trento, al 128esimo l’azienda ospedale Università di Padova, al 135esimo l’ospedale Policlinico San Matteo di Pavia, al 177esimo l’azienda ospedaliera Universitaria Sant’Andrea di Roma, al 180esimo l’azienda ospedaliero-universitaria Careggi di Firenze, al 215esimo l’Aou Policlinico di Modena e al 219esimo il presidio ospedaliero Molinette di Torino.

È evidente che, a dispetto delle indubbie eccellenze sanitarie e professionali che abbiamo al sud, i dati parlano per noi e temo di non poter né dover aggiungere altro.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura