La “caratura turistica” spinge l’occupazione, a Torino il turismo pesa (quasi) quanto l’industria – Linea Italia Piemonte


TORINO – Il settore turistico a Torino e provincia conta 13.650 imprese con oltre 50.000 occupati, oltre la metà dei quali ha un contratto a tempo indeterminato. È un settore in cui un terzo delle attività è gestito da donne e l’occupazione femminile e quella giovanile hanno un’incidenza maggiore che nell’industria e nei servizi. Inoltre, circa il 20% delle aziende che vi operano è gestito da stranieri, con un trend in costante aumento.

Sono alcuni dei numeri più significativi che emergono dallo studio “Il mercato del lavoro nel settore del turismo a Torino e provincia” curato dal Collegio Carlo Alberto con il sostegno di Camera di commercio, Turismo Torino e Confesercenti.

Torino negli ultimi anni ha puntato molto sullo sviluppo della sua “caratura turistica”: dunque, è particolarmente interessante fare il punto sui dati attuali, ma soprattutto discutere delle prospettive occupazionali del settore, grazie a una ricerca che non ha precedenti per ricchezza di dati e approfondimento.

Il rapporto

L’analisi contenuta nel presente rapporto fornisce una fotografia del mercato del lavoro nel settore del turismo a Torino e provincia. A fini analitici il settore del turismo è stato circoscritto ai seguenti tre comparti: servizi ricettivi (alberghi, alloggi e campeggi – Ateco 55), i servizi di ristorazione (bar, ristoranti – Ateco 56) e le agenzie di viaggi e tour operator (Ateco 79).

La situazione occupazionale e retributiva

Il turismo in provincia di Torino rappresenta circa il 7% dell’occupazione totale, solo 4 punti percentuali inferiore alla media nazionale (11%). Dopo una crescita costante tra il 2014 e il 2019, il settore è stato duramente colpito dalla pandemia nel 2020, subendo un calo più marcato rispetto ad altri settori economici locali.

Negli anni successivi, si è assistito a una ripresa significativa, in provincia di Torino come a livello nazionale, con l’occupazione che ha in molti casi recuperato i livelli pre-crisi. All’interno del settore turistico, la ristorazione rappresenta la componente più rilevante, concentrando l’85% dell’occupazione del settore, seguita dagli alloggi (11%) e dai servizi di viaggio (4%).

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L’analisi ha evidenziato una significativa disparità nella ripresa post-pandemica tra i diversi comparti: quello della ristorazione si è dimostrato particolarmente resiliente, registrando un recupero completo e superando persino i livelli di occupazione pre-pandemia. Al contrario, i comparti degli alloggi e dei servizi di viaggio non hanno ancora recuperato pienamente i livelli pre-crisi. Il turismo in provincia di Torino è storicamente un settore a predominanza occupazionale femminile.

Tuttavia, negli ultimi anni si è registrato un leggero aumento della presenza maschile, un trend riscontrato anche a livello nazionale ma meno marcato. Nonostante questa tendenza, il settore rimane prevalentemente femminile (56%), soprattutto nel comparto dei servizi di viaggio dove le donne rappresentano l’80% degli occupati. Questo dato contrasta con la situazione generale dei settori dei servizi e dell’industria, dove gli uomini sono maggioritari (rispettivamente il 53,6% e il 74,6%).

Il turismo è un settore occupazionalmente “giovane”, più giovane della media dei servizi e dell’industria: oltre la metà degli occupati ha tra i 25 e i 49 anni mentre i giovani tra i 16 e i 24 anni sono il gruppo che registra la maggior crescita occupazionale dopo la pandemia. Nonostante il contratto a tempo indeterminato rappresenti la forma contrattuale più diffusa nel settore turistico torinese (53,6% nel 2022), si osserva una maggiore incidenza di contratti a termine e stagionali rispetto ad altri settori, come i servizi e l’industria caratterizzando il settore del turismo per una maggiore flessibilità contrattuale.

L’introduzione del Jobs Act nel 2015 ha accentuato questa tendenza, con un aumento dei contratti a termine, soprattutto tra i giovani lavoratori. È importante sottolineare che la maggiore presenza di contratti a termine nel turismo è in parte dovuta alla composizione della forza lavoro, più giovane rispetto ad altri settori. Infatti, se si 2 considerano solo i lavoratori under 25, le differenze in termini di flessibilità contrattuale tra il turismo e gli altri settori si attenuano notevolmente. In provincia di Torino, i lavoratori del turismo prestano mediamente 28 settimane di lavoro all’anno (full time equivalent), un valore leggermente superiore alla media nazionale del settore turistico (26 settimane) ma inferiore a quello di altri settori come i servizi (42 settimane) e l’industria (47 settimane). La pandemia ha avuto un effetto anche sulle settimane di lavoro, riducendole significativamente.

Grazie a misure di sostegno come la cassa integrazione, è stato possibile tutelare l’occupazione evitando licenziamenti di massa, ma il turismo è risultato più vulnerabile alle crisi globali rispetto ad altri settori. L’analisi dei dati mostra inoltre un divario nella quantità di lavoro prestata tra uomini, donne e diverse fasce d’età, con i lavoratori più anziani e i lavoratori maschi le categorie con i livelli più alti di settimane lavorate. Dal 2014 al 2019, la retribuzione media settimanale nel settore turistico torinese si è mantenuta stabile intorno ai 400 euro. La pandemia del 2020 ha provocato un calo significativo di circa 50 euro, ma nel 2022 i livelli pre-crisi sono stati non solo recuperati, ma anche leggermente superati.

Tuttavia, il divario positivo della nostra provincia rispetto alla media nazionale, presente negli anni precedenti, si è annullato. Il settore turistico, si colloca inoltre su livelli retributivi inferiori rispetto ai servizi e all’industria (dove le retribuzioni medie settimanali sono pari a 680€ e 725€ rispettivamente), e ha mostrato, rispetto alle altre componenti dell’economia torinese, una maggior vulnerabilità alla crisi provocata dalla pandemia Covid. In particolare, il comparto più colpito dagli effetti pandemici in termini di retribuzione è stato quello delle agenzie di viaggio che partiva da livelli retributivi più alti rispetto agli altri due comparti. Nel settore turistico vi è un differenziale retributivo tra uomini e donne pari al 4%, minore di quanto registrato a livello nazionale (9%) e rispetto al complesso dei servizi (16%) e all’industria (11.7%). Questa disparità è presente in tutti i comparti del turismo, con un gap particolarmente marcato nel settore delle agenzie di viaggio.

I lavoratori over 50 sono quelli che percepiscono le retribuzioni più alte nel settore turistico, seguiti da quelli tra i 25 e i 49 anni e, infine, dai più giovani. La pandemia ha provocato una diminuzione delle retribuzioni medie in tutte le fasce d’età. In particolare, i lavoratori tra i 25 e i 49 anni hanno subito il calo più consistente.

L’imprenditorialità nel turismo torinese

In provincia di Torino risultano attive nel settore del turismo 13.650 imprese (dati 2023), pari al 6% del totale delle imprese della provincia; il comparto più rilevante è quello della ristorazione con oltre 12mila imprese attive, pari all’89% delle imprese del turismo. Il settore turistico è dominato dalle piccole imprese, che rappresentano il 93% del totale. Tuttavia, si registra una crescita delle imprese di medie e grandi dimensioni negli ultimi anni, a discapito delle più piccole. La prevalenza di piccole imprese si riscontra anche nei settori dell’industria e dei servizi, dove le imprese con meno di 10 addetti costituiscono la stragrande maggioranza (96% e 92% rispettivamente).

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Tuttavia, dal calcolo del numero di dipendenti medio per impresa, emerge che le aziende del settore turistico presentano una dimensione media più simile a quella delle imprese industriali che a quella di altri settori dei servizi, come ad esempio il commercio. L’imprenditoria femminile nel turismo torinese è rilevante, con circa un terzo delle imprese gestite da donne. Questo dato è superiore alla media dei servizi e dell’industria. Nel settore dei viaggi si è osservato un aumento significativo della presenza di imprenditoria femminile negli ultimi anni, 3 mentre nel comparto della ristorazione la quota è leggermente inferiore rispetto agli altri due comparti. Solo una minoranza delle imprese del turismo sono guidate da giovani under 35, meno del 15% del totale, ma rappresentano comunque una quota più elevata rispetto ai servizi e all’industria.

Negli anni, i tre comparti turistici hanno seguito dinamiche diverse: la ristorazione che è il comparto con la maggior presenza di imprese giovanili ha registrato una diminuzione della quota sul totale. Al contrario, nei settori dell’alloggio e dei viaggi si è osservato un aumento dell’importanza di imprese giovanili, in particolare nel comparto dei viaggi.

Nel settore del turismo, la presenza di imprese straniere è in costante aumento, passando dal 13% al 18% del totale tra il 2014 e il 2023. L’imprenditorialità straniera è più significativa nel turismo rispetto all’insieme dei servizi ma rimane comunque inferiore a quanto registrato nell’industria. La crescita di imprese straniere è stata particolarmente evidente nel settore della ristorazione, mentre nel comparto dei viaggi si è registrata una leggera flessione.

Il comparto degli alloggi ha mantenuto una quota stabile.

Caratteristiche, durate e professionalità richieste nel settore turistico

L’analisi degli avviamenti, attraverso i dati delle Comunicazioni Obbligatorie, ci permette di approfondire aspetti del mercato del lavoro turistico non evidenziabili dai soli dati sull’occupazione. In particolare, emerge un elevato ricorso alla manodopera straniera nel settore, con una quota di avviamenti di stranieri pari al 27% nel 2022, superiore a quella registrata nei settori dei servizi (20%) e simile a quanto avviene nell’industria (28%).

La ristorazione e l’alloggio sono i comparto che fanno maggiormente ricorso a lavoratori stranieri. In particolare quest’ultimo ha registrato una crescita significativa e costante di avviamenti di lavoratori stranieri. Il settore dei viaggi, invece, presenta una situazione più stabile con una quota di avviamenti di lavoratori stranieri attorno al 7%. In generale, i contratti nel turismo tendono ad essere più brevi rispetto al settore industriale, ma non si discostano molto dalla tendenza generale riscontrata nell’intero settore dei servizi.

Il comparto dei viaggi si distingue per la prevalenza di contratti con durata superiore ai 6 mesi, mentre nell’alloggio dominano quelli a brevissima durata (inferiore a un mese). La ristorazione si posiziona in una situazione intermedia tra questi due estremi. L’analisi delle competenze mostra una prevalenza di profili mediamente qualificati in tutti i comparti del turismo ed una crescente richiesta di profili più specializzati, in particolare nel segmento dei viaggi che mantiene la più alta percentuale di lavoratori altamente qualificati nel settore del turismo.

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Il confronto con il settore dei servizi in generale evidenzia una distinzione marcata: il turismo richiede un livello di qualificazione superiore, con una minore presenza di profili a bassa qualifica. Nel 2022, il cameriere di ristorante è stata la professione più richiesta nel settore turistico, registrando una crescita notevole dal 2014. Questa figura professionale rappresenta oltre un terzo di tutti gli avviamenti nel settore e mantiene la prima posizione anche nei singoli comparti della ristorazione e degli alloggi.

Seguono, tra le professioni più ricercate nel turismo, quelle di cuoco e barista, entrambe con tassi di crescita significativi dal 2014.  





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