di Umberto Zedda
Un tempo le edicole erano il cuore pulsante dell’informazione locale, oggi lottano per la sopravvivenza. Tra costi sempre più alti, margini ridotti e la concorrenza della grande distribuzione, gli edicolanti faticano a restare a galla. SardiniaPost ha raggiunto Marco Pisano, gestore del chiosco in via Garibaldi, dopo la presentazione in Comune della mozione salva edicole, per raccontare quali sono le difficoltà del settore.
Le edicole sono piccole imprese con spese fisse elevate e guadagni che si assottigliano sempre di più. Il pagamento del suolo pubblico, le forniture editoriali e le basse percentuali sulle vendite rendono il mestiere sempre meno sostenibile. Pisano lo spiega chiaramente: “Siamo costretti a pagare il suolo pubblico il doppio rispetto a bar o ristoranti, ma il nostro margine di guadagno è nettamente inferiore”, precisa.
Il commerciante, infatti, trattiene dalle vendite solo una piccola percentuale: sul prezzo di copertina di un giornale il 19%, circa 28 centesimi a vendita per un quotidiano; poco più alto quello delle figurine da 1 euro che si attesta al 22%. “Con gli allegati ai quotidiani (i compiegati tipo gli speciali economia, cucina ecc. ndr) ci riconoscono 1 centesimo in più, e nel periodo natalizio 5 centesimi in più a quotidiano”.
Bruscolini per una lavoro faticoso e logorante: un edicolante si sveglia alle 5 per arrivare in edicola entro trenta minuti e aprire le ceste con i periodici e i pacchi con i quotidiani. Le ore successive servono per conteggiare le copie di riviste e quotidiani arrivate, cercando di non fare errori e verificando che l’errore non sia avvenuto dal distributore. Poi una volta sistemato tutto si può iniziare a lavorare tranquillamente per quei pochi centesimi di guadagno.
A fronte di queste entrate minime, ci sono costi elevati da mantenere: affitti, tasse, bollette e forniture, senza contare il rischio di rimanere con copie invendute, che vengono rese senza alcun ritorno economico. “Il fornitore consegna 4-5 giorni a settimana (ma anche di più) affidandoci merce per un valore variabile che raggiunge anche i 600 euro, nel caso mio, e richiedendoci indietro i resi sempre per un valore minore: la differenza la dobbiamo saldare dalle nostre tasche”.
Occorre una spiegazione dettagliata: l’edicolante paga anticipatamente tutti i giornali che riceve e poi gli viene restituito il denaro di quelli che non vende. Il distributore o il fornitore, a differenza degli editori, non guadagna sul venduto ma sul distribuito quindi non bada assolutamente al fatto che più consegna merce a un edicolante più lo costringe ad anticipare sempre cifre più alte, spesso senza avere nei giorni successivi guadagni sufficienti a coprire gli anticipi: in pratica lo strozza e lo costringe a indebitarsi con la banca che gli anticipa il denaro da pagare.
A questo si aggiunge il problema dei resi: ogni fine giornata l’edicolante invia indietro i quotidiani non venduti con i loro allegati, i periodici, le figurine, le buste regalo, cioè tutto quello che si trova in edicola che con il passare degli anni sembra più un bazar. Per i non addetti ai lavori fare i resi sembra essere una cosa semplicissima, ma non lo è. Spesso nella bolla del distributore viene richiesta una rivista con un nome specifico, ma quella che si trova in edicola ha un nome diverso (almeno in copertina in grande), l’edicolante non la trova e dichiara di averla venduta. Capita quindi che il nome segnalato per la resa non è quello giusto, ma quello che viene riportato in piccolo sulla copertina. Questo avviene soprattutto per riviste specializzate su auto, cucina, ma anche legate a festività come Pasqua, Natale, Carnevale, riviste dal prezzo elevato che sono supplementi ad altre: nella resa, infatti, vengono richiamate come supplementi e non con il titolo che c’è in copertina. A questo punto cosa succede? Se l’edicolante non si accorge nei tempi giusti di aver sbagliato la resa paga per intero il prezzo di copertina per una rivista che non ha venduto e che poi può buttare nel cestino. Basta moltiplicare questo errore per ogni volta che si ripete per capire come oltre al danno del guadagno misero c’è la beffa.
Ma non è l’unico problema: “Ogni mese – aggiunge Pisano – siamo costretti a pagare una 70 euro ai fornitori che viene richiesta sotto la voce ‘finanziari’, ma sotto sotto si tratta del trasporto della merce. Ho chiesto al sindacato (Snag) di fare qualcosa per eliminare questa tassa ma nulla è stato fatto. Attualmente tra affitto del locale, suolo pubblico e queste altre spese stanno aumentando solo i debiti”.
Un sistema ormai insostenibile, come dimostrano i numeri. Secondo Rosella Monni, presidentessa della sezione cagliaritana di Snag, nel 2024 solo nella provincia di Cagliari hanno chiuso una ventina di edicole. E in città hanno abbassato le serrande anche chioschi storici come quello di Piazza Michelangelo e di via Dante.
Quello dell’edicolante è un mestiere duro: dalle 11 alle 12 ore al giorno di lavoro per guadagni irrisori: “Così non vale la pena vivere. È vero che i bar aprono presto, ma io alle 5 del mattino son già in edicola e molti qui ancora sono chiusi. Fra qualche tempo non ci saranno più edicole. Il Comune non ha mai fatto nulla per aiutarci, se davvero volessero salvare la categoria aumenterebbero le percentuali – conclude Pisano – Io vado avanti fin quando posso, poi sarò costretto a chiudere”.
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