La lana delle pecore diventa una risorsa per l’edilizia: l’idea green di 4 ingegneri pugliesi – Foto 1 di 22


PUGLIA – Una nuova vita per la lana di pecora pugliese, che da «scarto» dell’allevamento diventa un prezioso materiale per l’edilizia e, più in generale, una risorsa innovativa ed ecosostenibile nell’isolamento termoacustico. L’idea è venuta a quattro giovani pugliesi di San Vito del Normanni, Bari e Putignano (fonici, ingegneri acustici e architetti provenienti dai Politecnici di Bari e Torino) che, qualche anno fa, conoscendoci nei corridoi del Politecnico, decisero di mettere su una startup «Hackustica» che si occupa di ricerca, sviluppo e caratterizzazione acustica di spazi e materiali naturali.

Intendiamoci, utilizzare la lana di scarto per produrre pannelli isolanti non è un’idea innovativa. Lo è invece il procedimento messo a punto dai quattro giovani pugliesi (il responsabile del progetto Leonardo Lococciolo, Chiara Rubino, Rosario Errico e Antonella Castellana) che, attraverso la progettazione e la commercializzazione di materiali ecosostenibili per la bioedilizia, di fatto stanno favorendo lo sviluppo di economie di filiera locali e la transizione ecologica nel settore edilizio.
Tutto nasce da una loro idea e dalla loro intraprendenza che, alla fine, è stata premiata.

«La mission di Hackustica – spiega Leonardo Lococciolo – è ideare, co-progettare e riscrivere vecchi processi di ingegnerizzazione di “materiali sonori” col fine di creare nuovi prodotti capaci di garantire ascolti ottimali in ogni ambiente, dai luoghi per la didattica e per il lavoro agli spazi di intrattenimento».

E non è un caso che il primo progetto interamente curato dai giovani di «Hackustica» è stato il Tex-il Teatro dell’ex Fadda di San Vito dei Normanni, con la sonorizzazione, attraverso pannelli fibrosi in lana di pecora, del secondo corpo di fabbrica di uno stabilimento enologico dismesso. Con la stessa tecnica hanno realizzato anche uno studio di registrazione e di postproduzione nel Mulino del Ronzone a Vinci in Toscana, e hanno curato la sonorizzazione di una sala per lo studio delle percussioni a San Vito dei Normanni.

Ma perché proprio la lana di pecora?
«In realtà – ci dice Leonardo – è un ottimo isolante termico ed acustico e viene frequentemente impiegato in edilizia come sostituto degli isolanti di origine sintetica. È una fibra che garantisce ottime performance per la climatizzazione degli edifici (sia contro il caldo che contro il freddo), è idrorepellente e assorbe l’umidità riducendo così il rischio della formazione di condensa nella struttura dell’edificio»
«Per il Tex di San Vito dei Normanni abbiamo utilizzato circa 5mila chilogrammi di lana che hanno restituito 400 metri quadrati di pannelli, 250 dei quali utilizzati per il teatro e i restanti per altri progetti. I pannelli sono stati prodotti da un’azienda toscana alla quale ci siamo affidati».

Quintali di lana di pecora ogni anno anche in Puglia finiscono nella spazzatura come «rifiuto speciale». Quello che un tempo era un ricavo aggiuntivo oggi è un costo. La lana prodotta dalle pecore da latte è poco adatta alla filatura. Fino a trent’anni fa era una fibra ambita perché resistente. Veniva usata per materassi, cuscini e tappeti. Poi sono arrivati i tessuti sintetici, il lattice, il memory foam. E così il prezzo è precipitato fino a pochi centesimi al chilo. Infine, nemmeno più quelli. Gli allevatori pugliesi (in Puglia ci sono quasi 1.500 allevamenti di pecore) sempre più spesso si sentono ripetere la stessa frase: «O ti ritiro la lana gratis o te la tieni e la smaltisci a tue spese».

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Uno scarto, insomma. Ecco cos’era la fibra che si ottiene dal vello delle pecore. Anzi, peggio: un costo per i contadini e un problema per l’ambiente. Eppure oggi quella lana è diventata la reginetta della bioedilizia.
«Il nostro studio si è subito concentrato sulla lana di pecora – aggiunge il giovane ingegnere e ideatore del progetto di Hackustica – che è uno degli isolanti più antichi utilizzata anche nelle costruzioni primitive: è un materiale ideale per costruire secondo i principi della bioedilizia. Elastica e traspirante, è un’ottima fibra climatizzante sia contro il freddo che contro il caldo e possiede una notevole capacità igroscopica. Grazie alla particolare microstruttura, la lana di pecora si propone quindi come un’ottima e naturale alternativa ai materiali isolanti ed acustici tradizionali.
In più la lana è una materia prima rinnovabile e riciclabile la cui trasformazione in pannello isolante richiede un bassissimo bilancio energetico».

Per realizzare i pannelli studiati dai giovani ingegneri pugliesi, oltre alla lana tosata dalle pecore (in massima percentuale) viene utilizzata anche la canapa e fibre in poliestere ricavate dal riciclo di bottiglie di plastica. «Il poliestere è un ottimo collante per la lana e la canapa. Ogni nostro studio, valutazione e azione sono frutto di una chiara e diretta visione: favorire l’economia circolare e garantire l’ecosostenibilità per determinare migliori ricadute non solo economiche, ma soprattutto ambientali sociali e culturali».
Adesso «Hackustica», oltre che fornire servizi di progettazione e consulenza per il comfort acustico di ogni spazio, è impegnata in altri progetti di interventi per l’isolamento acustico. Ma, soprattutto, i quattro ingegneri pugliesi stanno cercando di creare una «squadra» di giovani imprenditori che, ugualmente, credono nella loro idea vincente di recuperare e valorizzare il materiale di scarto utilizzando un processo sostenibile. «Visitando le numerose aziende agricole e zootecniche del territorio ci siamo resi conto che il territorio nazionale e la Puglia in particolare è ricco di terreni agricoli, allevamenti e risorse naturali che non vengono valorizzati. Cerchiamo giovani imprenditori che, come noi, vogliono scommettere sulla biodiversità dalla cui tutela dipende il funzionamento degli ecosistemi e il benessere dell’intero pianeta».



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