La Moda e l’Arte Contemporanea   


ITALIA – Il punto di vista dell’avvocato Alberto Improda sul saggio “Wrapping” di Aldo Premoli indaga la crescente interconnessione tra moda e arte contemporanea, evidenziando il ruolo centrale delle grandi maison nel panorama culturale attuale. L’opera mostra come il settore del lusso sia passato da sostenitore dell’arte a vero e proprio produttore di eventi culturali, ridefinendo le dinamiche estetiche e finanziarie del contemporaneo.

Il rapporto tra la Moda e l’Arte Contemporanea rappresenta un tema di estrema attualità, alla quale Aldo Premoli ha dedicato un saggio di grande spessore: “Wrapping – Come la Moda ha conquistato l’Arte Contemporanea”. 

Si tratta di un’opera di peculiare profondità e originalità, edita da Castelvecchi, impreziosita dalla acuta Postfazione di Carmen Bizzarri, alla quale sono lieto di avere modestamente contribuito con la mia Prefazione. 

Il tema trattato non rappresenta di certo una nuova scoperta, tanto è vero che l’Autore scrive in sede di Introduzione: “L’affaire tra moda e arte è sempre esistito, non è una novità. Già nei primi venti anni del secolo scorso quelli che allora venivano definiti couturiers si sono mostrati prima ammiratori e poi disponibili a proporsi come sostenitori dei grandi artisti, fino a divenire nel secondo dopoguerra generosi mecenati, capaci di operazioni di sempre maggior rilievo, dispiegate inizialmente in Europa e Stati Uniti”. 

Ma il rapporto tra i grandi player della Moda e il mondo dell’Arte Contemporanea oggi è cambiato radicalmente e correttamente Aldo Premoli scrive che “è la fase attuale a risultare sorprendente. Il successo delle logiche finanziarie che sottendono il settore del tessile-abbigliamento hanno trasformato i gruppi del lusso in aziende di grande capitalizza-zione, capaci di intervenire nel mondo dell’arte da protagonisti: non solo sostenitori, ma veri e propri produttori di grandi eventi culturali dislocati in luoghi espositivi di ogni parte del pianeta”. 

Abbiamo infatti a che fare con nuove “regole del gioco”, le quali, “a partire dalla metà degli anni Ottanta, hanno trasformato le dinamiche di quel fenomeno che genericamente indichiamo con il termine moda. È stata una trasformazione progressiva, con un esito non così prevedibile in precedenza. In questo primo scorcio del XXI secolo, le stesse dinamiche sperimentate nella moda sono poi state trasferite nel mondo delle arti. Si è trattato di un’avanzata progressiva: inizialmente timida, poi sempre più decisa e infine oggi travolgente”. 

Carmen Bizzarri, nella sua bella Postfazione, sottolinea che l’Autore “sottolinea in più punti il cambio di rotta della moda, sviluppatasi da attività produttiva specifica del settore tessile-abbiglia-mento in attività multiforme, indirizzata alla generazione di bellezza. 

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Premoli offre, inoltre, un’originale e allo stesso tempo una solida interpretazione del fenomeno della moda, da cui emerge quali siano gli effetti, sempre più evidenti, sugli altri settori produttivi, determinando dinamiche spaziali complesse, derivanti anche dalle variegate interazioni tra attori locali, nazionali e transnazionali”. 

Aldo Premoli, Wrapping

Parliamo di un fenomeno travolgente e in via di costante accelerazione, al punto che nel saggio compare una “Avvertenza dell’autore”, nella quale si dice che “quanto delineato in questo volumetto iniziato a scrivere a metà del 2023 sta subendo un’accelerazione sino a pochi mesi fa imprevedibile. Nel momento in cui queste righe arrivano alla stampa lo sviluppo delle iniziative messe in campo – su tre continenti – dai protagonisti qui individuati mostra una crescita non solo robusta ma in più direzioni. Intreccia infatti non solo arte e moda ma pure lo sport, addirittura la medicina e la ricerca spaziale.

L’attività di queste Fondazioni in particolare sembra aver surclassato in tutto e per tutto quella delle Istituzioni pubbliche che per tradizione e mandato si occupano di Arte contemporanea. Ci troviamo di fronte a qualcosa che non ha precedenti. Si tratta di un fenomeno che ne accompagna altri simili in via di sviluppo in altri settori dell’economia, tanto entusiasmanti quanto inquietanti. Il confronto tra iniziative pubbliche e private appare sempre più sbilanciato verso il secondo di questi poli: questo accade mentre le definizioni di compagine sociali basate su concetti secolari chiusi non sanno più rappresentare il presente”. 

L’opera di Aldo Premoli, come ho scritto nella Prefazione, non si limita ad affrontare “in modo colto, brillante e documentato il rapporto odierno tra moda e arte”, ma rappresenta “anche e soprattutto un autorevole saggio sul contemporaneo, raccontando uno spaccato lucido e puntuale della società dei nostri giorni”. 

Scrive l’Autore: “Il sistema produttivo contemporaneo, il più diffuso ed evoluto sino ad oggi conosciuto è il risultato di un modo di produzione segnato dall’osmosi tra spirito finanziario e spirito artistico. Il capitalismo artistico dota dei valori simbolici oggetti che aspirano a divenire cultura ben oltre la loro mera utilità: così chi li propone attesta che non si tratta di merce comune ma di prodotti non indifferenti né sostituibili con altri di simile funzione. 

“Il capitalismo artistico non è solo il produttore di beni e servizi commerciali, e allo stesso tempo un potente creatore di simboli: all’interno di questa attività inserisce il nuovo sistema delle arti dove si intersecano industria, vecchia e nuova finanza, commercio, tecnologie, moda, design, pubblicità, divertimento così come dichiarare preoccupazioni etiche come quelle riservate alla crisi ambientale, all’inclusività, persino alla cura e alla prevenzione”. 

Aldo Premoli focalizza la sua analisi, in modo colto e documentato, su vicende e realtà dal forte valore emblematico, andando dalla “Collection Pinault” alla “Fondation Cartier pour l’Art Contemporain”, dalla “Fondazione Prada” alla “Fondation Louis Vuitton”. 

Sono profondamente d’accordo con l’Autore, quando scrive che “è melensa la retorica della bellezza che, da sola, salverà il mondo come è insensato pensare che sia quest’ultima il fattore determinante di ogni esistenza”. 

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Personalmente vado oltre e penso che la retorica della Bellezza oggi sia spesso il paravento dietro il quale si nasconde un’elìte di privilegiati, per fingere di non vedere la marea di rabbia e disagio che sta montando dall’oceano di ingiustizie e disuguaglianze sul quale ci troviamo a galleggiare. 

E tuttavia la ricerca del Bello e dell’Originale, il coltivare la Moda e l’Arte, restano senza dubbio espressioni della parte più viva, nobile e qualificante del nostro essere Umani. 

Sono fenomeni del Contemporaneo comunque attestanti che non ci siamo arresi, che insistiamo nella nostra ricerca, di certo disorientati e smarriti, ma continuando stoicamente ad avanzare centimetro dopo centimetro. 

Siamo all’inferno adesso signori miei. Credetemi. E possiamo rimanerci, farci prendere a schiaffi, oppure aprirci la strada lottando verso la luce. Possiamo scalare le pareti dell’inferno un centimetro alla volta”, dice Tony Damato, personaggio magistralmente interpretato da Al Pacino, in un celebre discorso nel film “Ogni maledetta domenica”. 

Il saggio di Aldo Premoli, partendo dal rapporto tra Moda e Arte, descrive con tratto sicuro alcune profonde venature del Contemporaneo e ci raffigura impegnati in questo gravoso procedere, affrontando centimetro dopo centimetro una salita della quale non si scorge il culmine. 

Sempre mossi dalla Speranza, perché, per usare le parole di Enzo Muzii, mentre faticosamente perseveriamo nel nostro cammino, “ci consola il pensiero che proprio in cima all’erta, per Sisifo e per noi, possa esserci l’altrove”. 

 

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di Alberto Improda

Redazione
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